È una delle icone della scherma italiana. Campionessa del mondo ai Mondiali in Cina nel 2008, Mara Navarria è orgogliosamente atleta, madre e friulana doc. I Giochi Olimpici di Parigi 2024 saranno l’ultima partecipazione per lei, chiamata a guidare Alberta Santuccio, Rossella Fiamingo e Giulia Rizzi nella prova a squadre di scherma.
Le Azzurre sfideranno domani l’Egitto per i quarti di finale, con l’Italia che si presenterà da numero uno del ranking mondiale e desiderosa di riscatto dopo la delusione nella prova individuale. Mara Navarria si è raccontata alla redazione di Calcio Femminile Italiano:
Ciao Mara, cosa ti ha avvicinato inizialmente allo sport della scherma?
“Mi sono avvicinata alla scherma per necessità logistiche: mamma portava tutti e quattro, sorelle e fratello, in sala scherma nel paese vicino. Cosi Gioia, io, Enrico e Caterina abbiamo iniziato a fare sciabola. La nostra infanzia, come tutti i bambini friuliani, era un susseguirsi di sport all’aperto, tra i campi e i boschi. Io amavo tantissimo la canoa, abitando vicino alla laguna e al mare, era il mio sport preferito ma decisamente poco adatto per i mesi invernali. Così, piano piano, la scherma ha preso il sopravvento, sono passata alla spada e poi ho iniziato a vincere”.
Ci sono schermitrici in particolare, passate o presenti, che ispirano o influenzano il tuo stile?
“Sono cresciuta come atleta professionista con Elisa Uga (argento olimpico ad Atlanta 1996) e Cristina Cascioli (bronzo mondiale a L’Avana 2003): mi piaceva il loro atteggiamento in pedana anche se quando ero una bambina il mio idolo era una fiorettista, Giovanna Trillini: guardarla tirare era uno spettacolo, potente ed empatica”.
La scherma richiede agilità sia fisica che mentale. Come ti prepari mentalmente per le gare?
“Da Londra 2012 ho iniziato a lavorare a un progetto specifico di allenamento mentale e ogni giorno, ancora oggi dopo 12 anni, miglioro. Ogni gara, ogni assalto, necessita di studio e concentrazione, per questo con il mio team – Alessandro Vergendo e Rosarita Gagliardi – lavoriamo in modo molto dettagliato utilizzando respirazione e un protocollo di allenamento con l’apnea. Le gare di scherma sono molto lunghe e gli assalti brevi e intensi rispetto alla durata della competizione, quindi è molto importante mantenere il focus nel momento giusto”.
Come vengono gestite la preparazione atletica e l’alimentazione di un’atleta di scherma?
“La scherma si sta evolvendo, è molto più fisica oltre che tecnica. La parte di preparazione fisica svolge un ruolo fondamentale, fuori dalla pedana: lavoro molto sulla forza e sulla velocità, in base alla pianificazione delle gare. Ho un fisico potente e cerco di rendere, grazie al lavoro con mio marito e preparatore Andrea Lo Coco, questa mia potenza un vantaggio durante i miei match. Il lavoro mentale, tecnico e fisico richiede la giusta energia: l’alimentazione quindi è imprescindibile, rispetto ai carichi e agli impegni quotidiani, e mi deve permettere anche un buon recupero”.
Come mantieni l’equilibrio tra le tue attività atletiche, essere una mamma e occuparti dei tuoi hobby nel tempo libero?
“Io e Andrea volevamo diventare genitori giovani e quando è nato Samuele, nel 2013, grazie al supporto dell’Esercito e della Federazione sono riuscita ad essere mamma e atleta. Non è stato sempre facile ma la maternità mi ha dato nuovi occhi, una nuova determinazione che mi ha fatto raggiungere obiettivi importanti come la Coppa del Mondo, il Mondiale e la medaglia di bronzo olimpica a Tokyo 2021. È stata una sfida organizzativa ma anche un bellissimo viaggio: Samuele è la mia medaglia più bella. Ho imparato anche ad essere più efficiente: quando sono a casa sono la mamma, quando sono in palestra sono l’atleta. Pochi hobby ma tempo ed esperienze di qualità con famiglia e amici, per rigenerarmi e rilassarmi”.
Che rapporto hai con la tua regione, il Friuli Venezia Giulia?
“È semplicemente famiglia e casa. Il legame con la mia famiglia, con le mie sorelle e mio fratello, è molto forte e il mio paese, Carlino, in provincia di Udine e la mia regione sono il mio luogo del cuore: un posto dove mi ricarico le energie, dove posso trovare le passeggiate in montagna e la mia canoa, tra laguna e mare. Abbiamo scelto, dopo anni a Roma e Rapallo, di ritornare durante la pandemia e di costruire qui la nostra casa. Per me non ha prezzo poter tornare qui, dopo migliaia di chilometri in giro per il mondo, so che c’è un angolo di paradiso e serenità ad aspettarmi”.
Terza partecipazione alle Olimpiadi, sei emozionata? Qual è il segreto della tua longeva carriera sportiva?
“Assolutamente si. L’Olimpiade è una gara unica e speciale che scatena emozioni diverse dalle altre gare, emozioni che conosco e spero di riuscire a gestirle al meglio, quando sarà il momento. La mia longevità sportiva credo sia dovuta al fatto che ho iniziato tardi a vincere, tra i 16 e i 17 anni, e ne ho avuto consapevolezza. A questo aggiungo la maternità e anche lo studio: lo sport non è mai stato il mio unico obiettivo e credo che questo mi abbia aiutata tantissimo”.
La redazione di Calcio Femminile Italiano ringrazia con sincerità Mara Navarria per il tempo dedicatoci.