La crisi che stiamo attraversando nelle nostre vite, nelle nostre città legata al caro bollette di luce e di gas sta facendo chiudere giorno dopo giorno le serrande di tantissime attività commerciali e mettendo in ginocchio la nostra economia.
Nel mondo del pallone in rosa, almeno quello della serie A con quasi tutte le squadre, Pomigliano a parte, hanno alle spalle dei forti club che ne garantiscono la sopravvivenza, ma c’è sicuramente più preoccupazione già dalla serie B che la prossima stagione vedrà alcune società cedere alla tentazione di vendere il titolo sportivo per fare fronte alle tante spese a discapito poi della poca visibilità, in questo momento ad appannaggio solo della serie A. Il problema si riversa dalla serie C in giù, dove tanti club rischiano persino di non finire il campionato.
In questi giorni ho ricevuto diversi messaggi da Presidenti ed addetti ai lavori di realtà più piccole che hanno difficoltà persino ad allenarsi per via della costosa illuminazione del campo e nel fornire alle proprie tesserate poi una doccia calda a fine allenamento.
In alcuni casi si è adottato di tenere accese solo le luci centrali del campo, per cercare di risparmiare il più possibile, ma per uno sport spaccato in due fra professioniste e dilettanti questa seconda fascia sta risentendo tantissimo della crisi economica che attanaglia tutta l’Europa, in particolare il nostro bel paese.
Le entrate purtroppo sono poche e spesso il calcio femminile deve fare i conti con il fatto di essere ancora uno sport di nicchia per molti, dunque difficile anche trovare sponsor per pagare in primis le strutture dove fare allenare le ragazze, dimezzati o tagliati completamente i rimborsi spese alle giocatrici a meno che vengano da fuori e tantissima preoccupazione e mista ad ansia per il futuro immediato se i costi delle bollette continueranno a crescere.
Tutti sperano che si trovi un accordo, o che il governo Italiano quando sarà operativo tenda una mano alle società sportive che operano nel settore e che garantiscono ogni giorno di togliere dalla strada ragazze che altrimenti sarebbero problematiche e che allo stesso tempo possano continuare a garantire ad altre il sogno di giocare a calcio e magari un domani di diventare loro stesse dei prospetti per le serie maggiori.
Ma le pari opportunità questa volta devono fare i conti anche con questi salassi economici ed affrontare il nuovo ed ennesimo macigno sulla propria strada.
Inutile affermare che con certezza già molti club il prossimo anno per questi motivi scompariranno e chiuderanno bottega anche associazioni sportive che negli anni sono diventante dei veri e propri punti di riferimento le per il calcio femminile in Italia, a tale riguardo non posso che riportavi e unirmi alla preoccupazioni dei vari presidenti che hanno paura di indebitarsi ulteriormente per poter potare nuova linfa di giovani atlete al movimento stesso, che già dalla prossima stagione potrebbe subire drastiche perdite.
Un autogoal clamoroso nell’anno in cui in Italia si è lanciato il professionismo nella serie A femminile.
Chiudo questo editoriale di martedì lanciando un grido d’allarme alle istituzioni anche comunali, affinché possano restare accanto a questi personaggi che pensano di garantire di giocare a calcio femminile alle nostre ragazze, cercando per quanto possibile di dimezzare i costi, almeno dell’affitto delle strutture comunali, dando così una boccata d’ossigeno a chi con tanta fatica in questi anni, nonostante anche il covid, ha continuato la sua resilienza nel mantenere vivo questo sport al femminile fra mille problemi prima ed ora. Non lasciateci soli.