E’ stato un risveglio in agrodolce, quello di Katia Serra all’indomani della vittoria dell’ Italia sulla Svizzera, ed è quello che la stessa giornalista commenta sui suoi profili social.
“Sono molto felice sia della Nazionale Under 19 di Sbardella, qualificatasi agli Europei di categoria a giugno, e sia per la Nazionale maggiore, vincente 1-0 in Svizzera e ora prima del girone a due partite dal termine. A settembre avremo grandi possibilità di andare al Mondiale, e anche il CT dell’Italia maschile Roberto Mancini si è congratulato dando il buon esempio, d’altronde tifiamo tutti gli stessi colori e abbiamo un solo obbiettivo”.
“Oggi però, prosegue la commentatrice RAI, sui giornali si è dato poco spazio a questa notizia, poteva essere l’occasione per ricordare la rivincita sulla Svizzera che ha eliminato i ragazzi e invece no, non succede perché ancora manca la mentalità che il calcio è uno solo, di tutti e per tutti. Io, che ho il previlegio di commentare questo sport in prima persona, posso dire che sempre più persone la pensano così. Tanta gente ha cambiato idea, si è avvicinata al calcio femminile, perché bisogna consideralo uno sport unico, giocato da ognuno con le sue caratteristiche. Perciò servirebbe più spazio per un calcio che merita, perché i risultati e soddisfazioni arrivano e vanno condivisi!”.
Queste parole che io sposo in toto, poiché vivo le stesse emozioni che la collega Serra esprime pubblicamente, sono la giusta considerazione che deve essere espressa non solo sui suoi canali social ma da tutto il “mondo del pallone”.
Nell’ Arena di Thun c’erano oltre seimila presenze, espressione che il calcio al femminile anche in Svizzera ha preso piede in modo serio e concreto. Intere famiglie si sono unite alla loro Nazionale con sciarpe, maglie e bandiere rosso-crociate ed è stato uno spettacolo che francamente porta freschezza e festa per tutto il movimento. Solo al Barbera di Palermo avevo visto lo stesso clima, a Parma con gli ingressi a prezzo simbolico-gratuito il tifo si è limitato alle scuole calcio della zona, e questo è un peccato se penso a quanto agonismo e tecnica esprimono le nostre ragazze in campo.
Senza fare ironia o polemica per la compagine al maschile che non si è qualificata ai prossimi Campionati del Mondo queste nostre “women” sono l’espressione di un calcio puro, pieno di valori tecnici e di sacrificio, come quello al maschile. Spiace sottolineare che la considerazione di Katia, che la stampa ed i media Nazionali Italiani non diano il giusto risalto a questi risultati. Mancherà a loro, forse, il ricavo dalla vendita quotidiana dei giornali da parte di un pubblico donna (ovviamente non abituata a fare l’acquisto del giornale sportivo) ma l’interesse che questa forma di agonismo sportivo merita, dovrebbe essere al pari per tutti gli sport in genere: sia nel calcio come nella pallavolo o in qualsiasi espressione di gioco collettivo o singolo.
Speriamo che anche noi, nel nostro piccolo spazio mediatico, potremo giorno dopo giorno portare a sensibilizzare sempre più tifosi: quelli veri, uomini e donne, che comprendono lo sforzo fisico ed agonistico di queste ragazze per gareggiare e tifare sotto ad un’ unica bandiera, il tricolore “italiano”.