Nei giorni scorsi abbiamo avuto il piacere di intervistare in esclusiva Serena Natalucci, ex calciatrice, con una vita spesa sui campi da calcio che apre la chiacchierata ricordando il fortunato periodo vissuto alla Lazio: “Ho partecipato a quattro promozioni, l’ultima lo scorso anno. La più bella e incredibile fu quella post pandemia, annata iniziata male, pareggiavamo sempre, nonostante avessimo tutte le carte in regola per fare qualcosa in più. Tiravano venti di cambiamento in panchina ed arrivò la Morace, da lì cambiamo marcia e vinciamo il campionato guadagnando la massima serie. Per me è stato il momento perfetto. Tutto andava bene, sembrava una magia, lo spogliatoio unito, il trasferimento della squadra a Formello. Lasciai il lavoro e mi diedi al calcio a tempo pieno, un sogno insperato alla mia età”.
L’estremo difensore poi sulla sua carriera aggiunge: “Ho altri due ricordi indelebili, la partita contro la Juventus da titolare, con i complimenti di mister Filippi conoscenza illustre da preparatori di portieri. L’ultimo ricordo che porto nel cuore è stata la prima partita dopo mesi di cure al linfoma. La voglia di tornare a giocare mi ha tenuta viva, a quei tempi 2018/19, giocavo nel Latina, Serie B, riprendermi quel posto tra i pali è stata la gioia più grande, ancora ringrazio il mio corpo, non so come ho fatto”.
Sul suo percorso in campo, poi, la classe ’85 continua: “Ho incontrato tante persone, grazie al calcio ho stretto dei veri e profondi rapporti. Ho bellissime amicizie che oltrepassano il tempo e gli impegni, se devo fare dei nomi devo citare Francesca Pittaccio, per me come una sorella più piccola visto che eravamo la coppia inseparabile per anni sempre a condividere la camera ma anche il tempo libero. Ci sentiamo quasi quotidianamente”.
Natalucci aggiunge anche un altro nome: “Stephanie Öhrström l’ho stimata come portiere e persona, c’è stata grande intesa che ha portato ad intraprendere con lei l’ Asd GoalkeeperPro, per continuare a lavorare insieme nonostante lei a Roma e io a Firenze. Provo grande affetto verso quel gruppo della Lazio con Visentin, capitan Castiello e altre che ora sono altrove, con loro sempre unite in ogni situazione, le seguo e tifo per loro”.
Primo anno lontano dai manti erbosi che l’ex calciatrice riassume cosi: “Il distacco è tremendo. Nonostante sia una persona piena di interessi è come un lutto, per me è stato così. Mi ha aiutata molto il fatto di continuare a stare sul campo per allenare.
Come allenatrice sono esigente, lo ero con me stessa e lo sono anche da coach. Lavoro su me stessa per attenuare questo aspetto e gestirlo senza farlo diventare un limite. Quando ho iniziato ad allenare i portieri mi sono detta di essere per loro tutto quello che non ho avuto, una figura competente e di sostegno”.
Sulla Serena di oggi come coach ci dice: “Di solito con i portieri, sia ragazzi che ragazze ho degli ottimi rapporti, con i più piccoli ci divertiamo molto, cerco di insegnare attraverso il gioco e trasmettere entusiasmo. Nel settore giovanile c’è meno gioco ma più lavoro per renderli abili ad affrontare le situazioni del campo, bisogna anche avere una buona dose di pazienza perchè sono giovani e vanno guidati, mai criticati”.
Natalucci che ha trovato quindi nuova linfa come sottolinea: “Da poco sono subentrata sulla panchina dell’Under 17 femminile dell’Affrico. Fare la coach della squadra mi piace, e stare sulla panchina dà un certo brivido prima della partita, sento l’adrenalina e mi mancava. È un lavoro complesso, non penso a vincere ma ad insegnare calcio al meglio che posso. Come coach mi sento una passionale, vivo la partita ed incito più che posso rimarcando le buone giocate, le idee e l’impegno“.
Sul calcio femminile degli ultimi anni poi l’ex Latina evidenzia: “L’interesse è dato dalle grandi manifestazioni, vedi il mondiale del 2018 che ci ha trainati fin qui. Il percorso in queste manifestazioni dà visibilità e a livello emotivo, è impattante. Il calcio piace a tutti, quelli avversi all’idea che le donne giochino stanno diventando una minoranza e quasi una nostalgica patologia. Questi eventi muovono l’opinione e l’interesse del pubblico, il livello del calcio femminile italiano è cresciuto e sta crescendo. Spesso ci si riempie la bocca con il calcio femminile per fare bella figura, fa molto politicamente corretto. Qualcosa muove e amplia il bacino di ragazze che lo praticano. Per fortuna molte società storiche hanno progetti seri. Sono curiosa per gli stranieri che vogliono investire nel calcio femminile qui in Italia, vedi Como, credo avranno un ulteriore grande impatto”.
Sul movimento in Italia poi l’ex Lazio sottolinea: “Ormai si assiste a delle partite molto divertenti, con un tasso tecnico di rilievo. In questo campionato abbiamo avuto il duello tra Juve e Roma con l’inserimento prepotente dell’Inter. Questo rende tutto più interessante. Non credo che la Juve cederà il suo vantaggio, i prossimi scontri diretti promettono sicuro spettacolo. Nella Poule Salvezza la Lazio ha fatto bene ed espresso un bel calcio, il Como si conferma un progetto solido e consolidato. La Samp delle ultime sembra più in difficoltà”.
Sulle Azzurre in Svizzera, invece, Natalucci non ha dubbi: “Spero che siano la sorpresa del torneo. Secondo me siamo ad un livello intermedio. In ritardo da molte altre nazioni che da anni investono seriamente in questo sport al femminile, una differenza che facciamo ancora fatica a colmare. Mi auguro che le ragazze disputino un onorevole torneo qualsiasi sarà il piazzamento. Farò il tifo e mi auguro che ci sia un gruppo unito”.
La chiacchierata si chiude con una battuta sull’Album Panini: “L’album è un sogno realizzato. Sono veramente felice per tutte le ragazze che giocano e che si meritano tutto questo. Senza contare il significato per le bambine che giocano a calcio e riempiranno quelle pagine con le donne che ora vivono quel sogno”.