Nei giorni scorsi abbiamo avuto il piacere di intervistare in esclusiva Francesca Salaorni, ex calciatrice, con una vita spesa in gialloblù con la Fortitudo Mozzecane poi diventata Chievo Verona Women, che un anno ha terminato la carriera da calciatrice.
“A distanza di un anno non nascondo che ogni tanto ripenso ad alcune partite o allenamenti che ho vissuto. Con le mie ex compagne di squadra ci capita di mandarci video di situazioni di gioco particolarmente divertenti, ma anche azioni da brividi o momenti da dimenticare”.
L’ex Chievo, poi aggiunge: “Negli ultimi anni si era creata una coesione particolare tra tante giocatrici. Ci sono troppi momenti che vorrei rivivere. L’anno scorso guardavo spesso il video della mia ultima partita e di quell’uscita dal campo, ora sto provando a disintossicarmi e a concentrarmi su questa nuova vita. Sono ricordi che lasciano il segno e quel video ce l’ho impresso nella memoria”.
Sul suo addio al calcio giocato la classe ’94 aggiunge: “Purtroppo per un problema fisico ho dovuto appendere le scarpe al chiodo, è stata una delle decisioni più sofferte che io abbia mai preso. Anzi, se avessi ascoltato gli specialisti che mi hanno seguita in questi anni avrei dovuto smettere un paio d’anni prima per preservare il mio ginocchio. Quando sei li però fai fatica a essere lucidi, è troppo bello questo sport e non si vorrebbe mai smettere credo”.
La veronese, a riguardo continua: “Ora mi aspetta una nuova operazione, non mi pento di aver provato a giocare il piú possibile. I sogni sono sempre tanti, ma della mia carriera non mi posso lamentare. Ho fatto delle scelte di vita e sono riuscita a dedicarmi quasi totalmente al calcio, sono felice cosi. Una cosa che forse mi è mancata è il vivere facendo solo calcio”.
Al termine della carriera di Francesca era stato annunciato il ritiro del numero 23 del Chievo, recentemente rivisto nuovamente sulle maglie delle clivensi Chievo: “Alla mia ultima partita, il 28 maggio 2023, la società ha annunciato di voler ritirare per sempre la mia maglia numero 23. Un gesto inaspettato ma ho apprezzato tantissimo. Dopo 21 anni passati a vestire la stessa maglia, è sicuramente un modo di riconoscere questo mio attaccamento che c’è sempre stato. Questo ovviamente mi ha commossa. Ho sempre deciso di rimanere, ho sempre dato tutta me stessa, sia quando le cose andavano bene che quando c’erano difficoltà, ho sempre creduto nel progetto e mi sento di aver portato avanti gli ideali che credevo rispecchiassero quelli della società. Siamo cresciuti insieme”.
L’ex difensore, poi, ci confida: “Vedere quel 23 di nuovo stampato sulla maglia di una giocatrice, in primis mi ha colto di sorpresa, poi mi ha ferita. Sono molto dispiaciuta del comportamento della società, della presidentessa e dei dirigenti che sono li da anni e che mi conoscono bene. Ovviamente ho provato a contattarli per capire questa loro scelta, ma non ho mai ricevuto risposta. Sono una persona che crede nei gesti e nelle parole che vengono dette, questo loro comportamento mi crea molto dispiacere. Era stato un gesto bellissimo e ovviamente non obbligato. Avrei preferito un semplice grazie alla fine della mia carriera, piuttosto che questo rimangiarsi quanto fatto e detto. Come le bugie hanno le gambe corte, quando fai qualcosa e non ci credi davvero poi fai presto a dimenticarti cosa hai fatto e a fare questo scivoloni”.
Ora per Francesca una nuova avventura in panchina. La coach sottolinea: “Nell’estate 2023, grazie al corso speciale per ex calciatori e calciatrici organizzato da AIC, ho preso il patentino Uefa B ma ero convinta di non voler allenare. Sempre nello stesso anno e sempre grazie ad AIC, ho seguito il corso di Team Management in quanto ero convinta di voler iniziare il post carriera facendo il team manager. E cosi è stato, o almeno per la prima parte sella stagione sportiva 2023/2024. Ho iniziato come team manager in eccellenza femminile all’USD Cadore, una squadra dilettantistica di Verona. Poi a gennaio mi è stato chiesto di prenderne in mano la gestione tecnica, e dopo i primi dubbi e le prime incertezze mi sono decisa a buttarmi. Quest’anno sono stata riconfermata, quindi mi sa che me la sono cavata l’anno scorso. Scherzi a parte, ho scoperto un qualcosa che non pensavo, allenare mi sta piacendo e tanto lo devo anche all’ambiente sereno e al gruppo di ragazze che ha voglia di imparare e crescere. Siamo dilettanti ma lavoriamo con serietà”.
Sulla sua presenza in panchina, poi, coach Salaorni evidenzia: “Per ora sta andando bene, mi sto divertendo molto ed è un ruolo molto stimolante. Essere stata calciatrice ad un buon livello mi sta aiutando a gestire diverse situazioni. Sono una mister che pretende tanto, ma cerco sempre di non proporre esercitazioni e situazioni in cui ci sia competizione e divertimento. Mi piace smorzare l’ambiente con alcune battutine. Poi ogni tanto mi concedo qualche partitella con loro, è troppo bello stare in campo. Alle ragazze cerco in primis di trasmettere l’amore per questo sport e la fame di migliorarsi e di crescere. La società ha tutta la filiera femminile, e ha giovani calciatrici molto promettenti, da inizio stagione in prima squadra stanno giocando alcune 2008, 2009 e 2010. In generale, che siano giovani o veterane l’obiettivo è che capiscano come comportarsi in campo, vorrei fossero autonome il più possibile”.
Sul calcio femminile di oggi, invece, l’ex calciatrice, con un breve trascorso in Islanda con il Reykjavík, ci dice: “Le cose per fortuna sono cambiate e stanno cambiando. Le giovani hanno molte più possibilità di iniziare a giocare perché il numero di squadre sta crescendo. Siamo in un momento storico in cui il calcio femminile sta iniziando a prendere i suoi spazi, ma purtroppo ci sono spesso progetti poco lungimiranti. Bisogna avere pazienza e cercare di creare realtà solide se si vuole favorire e permettere una crescita continua. Il fatto che esistano molte realtà con società professioniste alle spalle e il fatto che ora si possa sognare già da piccole di fare le professioniste e di fare le calciatrici di lavoro è sicuramente la differenza sostanziale tra il calcio di adesso e quello di quando ho iniziato”.
La chiusura dell’intervista è, infine, sulla visibilità riservata al movimento: “Penso ci sia ancora tanto lavoro da fare, e tante barriere e pregiudizi ancora da abbattere. Però vedere eventi come Juve Roma allo Juventus con più di 30.000 persone è quello che dimostra l’aumento di visibilità ed interesse nel movimento. Quando possibile, noi come società cerchiamo di portare le ragazze a vedere le partite della nazionale o della serie A femminile. Piano piano speriamo che si riescano a riempire gli stadi come in tanti altri paesi europei”.