La storia del calcio femminile è molto più antica di quanto si pensi. Mentre oggi vediamo partite trasmesse in TV e calciatrici professioniste, le origini di questo sport risalgono a più di un secolo fa, in un’epoca in cui l’idea di donne che giocavano a calcio era considerata rivoluzionaria, se non addirittura scandalosa.
Il percorso che ha portato il calcio femminile ai livelli attuali è stato lungo e pieno di ostacoli istituzionali e culturali. Solo negli ultimi decenni questo sport ha iniziato a ricevere l’attenzione che merita.
Ecco 16 curiosità che raccontano aspetti sorprendenti e poco noti della sua storia.
Quando è nato il calcio femminile: il quadro generale
Il calcio femminile ha una storia che attraversa più di un secolo, con origini in Gran Bretagna e una diffusione graduale in tutto il mondo. Nonostante sia nato in un’epoca in cui le donne erano spesso escluse dagli sport competitivi, questo movimento è riuscito a sopravvivere e crescere.
In molti paesi, tra cui l’Italia, il calcio femminile ha dovuto affrontare periodi di proibizione ufficiale, seguiti da fasi di rinascita e lenta affermazione. Oggi, dopo decenni di sviluppo irregolare, questo sport sta finalmente vivendo un periodo di riconoscimento globale, con campionati strutturati, crescente copertura mediatica e un pubblico sempre più numeroso.
L’evoluzione del calcio femminile è testimoniata anche dall’interesse crescente nel settore delle scommesse sportive. Fino a pochi anni fa, i bookmaker consideravano le competizioni femminili eventi di nicchia, offrendo quote limitate e poche opzioni di mercato. Oggi, invece, le piattaforme online dedicano sempre più spazio ai tornei femminili, con un’offerta in continua espansione.
Lo stesso trend si osserva nel più ampio settore dell’intrattenimento digitale, dove il calcio femminile sta guadagnando sempre più visibilità. Giochi come FIFA hanno introdotto squadre e competizioni femminili, contribuendo alla crescita del movimento anche tra i videogiocatori.
Questo interesse ha influenzato anche i casino online non AAMS italiani del 2025 secondo MCO, dove si nota una presenza sempre maggiore di giochi ispirati a questa disciplina. Un segnale chiaro di come il settore stia evolvendo per riflettere le nuove tendenze culturali e sportive.
16 curiosità sulla storia del calcio femminile
1. Le origini operaie del calcio femminile
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il calcio femminile non nacque come sport d’élite, ma come attività ricreativa per le operaie. Durante la Seconda rivoluzione industriale, le lavoratrici delle fabbriche britanniche formarono squadre di calcio come attività di dopolavoro.
Queste formazioni rappresentavano uno dei pochi spazi di libertà e socializzazione per le donne della classe operaia, in un’epoca in cui le opportunità di svago femminili erano estremamente limitate. Il calcio divenne così non solo uno sport, ma un simbolo di emancipazione sociale.
2. La prima squadra femminile della storia
La Dick, Kerr’s Ladies Football Club, fondata nel 1894, è considerata la prima squadra femminile ufficiale nella storia del calcio. Formata dalle dipendenti della fabbrica Dick, Kerr & Co. di Preston, questa squadra pionieristica disputò la sua prima partita documentata l’anno successivo.
Ciò che rende particolarmente significativa questa formazione è la sua longevità: la squadra, che dal 1926 cambiò nome in Preston Ladies F.C., continuò a giocare fino al 1965, nonostante i divieti ufficiali e le difficoltà.
3. Il record di pubblico del 1920
Il 26 dicembre 1920, a Liverpool, si disputò una partita storica: le Dick, Kerr’s Ladies affrontarono il St Helen’s Ladies F.C. davanti a oltre 50.000 spettatori. Un’affluenza straordinaria che dimostra quanto il calcio femminile fosse popolare in Gran Bretagna all’inizio del XX secolo.
Questa partita rappresentò l’apice della popolarità del calcio femminile in quell’epoca, prima che la Football Association decidesse di vietare alle donne l’accesso ai campi federali.
4. Il primo “calciomercato” femminile
Anche nel calcio femminile esisteva un mercato dei trasferimenti già nei primi anni del ‘900. Il caso più emblematico fu quello di Lili Parr, considerata una delle prime stelle del calcio femminile. Le Dick, Kerr’s Ladies riuscirono a “strapparla” al St Helen’s offrendole un lavoro, uno stipendio sicuro e vari benefit.
Questo trasferimento può essere considerato il primo esempio di calciomercato al femminile, dimostrando come, già allora, le calciatrici di talento fossero apprezzate e ricercate.
5. Il divieto della Football Association britannica
Nel 1921, la Football Association britannica prese una decisione che avrebbe frenato lo sviluppo del calcio per decenni: vietò alle donne di giocare sui campi federali. Questo divieto, motivato ufficialmente da preoccupazioni sulla “inadeguatezza fisica” delle donne per il calcio, durò fino agli anni ’70.
Nonostante questa restrizione, molte squadre femminili, tra cui le Dick, Kerr’s Ladies, continuarono a giocare su campi non affiliati alla federazione, mantenendo viva la tradizione.
6. Il record imbattuto delle Preston Ladies
Le Dick, Kerr’s Ladies, stabilirono un record che resisterebbe ancora oggi nel calcio professionistico: tra il 1894 e il 1965, vinsero ben 758 partite su 828 disputate. Un dominio assoluto che testimonia la qualità tecnica e la determinazione di questa squadra. Questo straordinario risultato è ancora più impressionante se si considera che fu ottenuto in un periodo in cui il calcio femminile era ufficialmente osteggiato.
7. Il calcio femminile in Italia durante il fascismo
Nel 1933, un gruppo di ragazze milanesi fondò il Gruppo Femminile Calcistico, la prima squadra femminile italiana. Inizialmente, la FIGC concesse loro il permesso di giocare, ma solo a porte chiuse. Quando nell’ottobre dello stesso anno organizzarono la prima trasferta contro una squadra di Alessandria, il regime fascista intervenne per fermarle. Il calcio femminile fu considerato incompatibile con l’ideale fascista della donna come madre e moglie, e le calciatrici furono dirottate verso sport considerati più “femminili” come l’atletica o il basket.
8. La rinascita nel dopoguerra
Dopo la caduta del fascismo, il calcio femminile italiano rinacque a Trieste nel 1946, con la formazione di due squadre: la Triestina e il San Giusto. La scelta di Trieste non fu casuale: in quel periodo la città, contesa tra Italia e Jugoslavia, utilizzò anche lo sport come affermazione della propria identità italiana. Presto l’esempio triestino fu seguito da altre città come Napoli, dando il via alla diffusione del calcio femminile in tutto il paese nel dopoguerra.
9. L’affluenza record ai Mondiali non ufficiali del 1971
La finale del Mondiale non ufficiale del 1971 in Messico, tra le padrone di casa e la Danimarca, si giocò davanti a circa 110.000 spettatori, un record assoluto. Questo dato straordinario testimonia la popolarità di questo sport anche prima del riconoscimento ufficiale da parte della FIFA. La cerimonia di apertura dello stesso torneo aveva già fatto registrare un’affluenza di circa 80.000 persone, confermando l’enorme interesse del pubblico.
10. La tripletta con il piede “sbagliato”
Durante la finale del Mondiale non ufficiale del 1971, la quindicenne danese Susanne Augustesen realizzò un’impresa straordinaria: segnò una tripletta decisiva utilizzando esclusivamente il suo piede sinistro, quello teoricamente “debole” essendo lei destrorsa. Questa performance eccezionale permise alla Danimarca di vincere la partita per 3-0 contro il Messico e di laurearsi campione del mondo. Augustesen divenne successivamente una stella del calcio italiano, vincendo 5 scudetti, 3 Coppe Italia e 8 titoli di capocannoniere.
11. Quando i club sostituivano le nazionali
Nelle prime edizioni dei Mondiali femminili non ufficiali, molte federazioni, non disponendo di un numero sufficiente di calciatrici per formare nazionali competitive, inviavano direttamente la migliore squadra del proprio campionato a rappresentare il paese.
È per questo motivo che al Mondiale di Taiwan del 1978 parteciparono club come l’Union SC Landhaus Wien (Austria), lo SV Seebach (Svizzera), il Hackås IF (Svezia), lo Stade de Reims (Francia), l’Helsinki JK (Finlandia) e le canadesi dell’IODE Roadrunners, invece delle rispettive nazionali.
12. Il viaggio surreale dello Sting SC nel 1984
Per partecipare al torneo internazionale in Cina nel 1984, la squadra statunitense Sting SC, composta principalmente da giocatrici minorenni, affrontò un viaggio al limite del surreale. Dopo 19 ore di volo da Dallas a Hong Kong, le ragazze dovettero attendere due ore l’arrivo di un pullman che le portò all’aeroporto più vicino attraverso la campagna cinese.
Da lì, salirono su un aereo piccolo e malandato che volò in mezzo a un temporale con pioggia che si infiltrava nella cabina, bagnando le giocatrici. Nonostante questa avventura tragicomica, la squadra riuscì a partecipare al torneo e addirittura a vincerlo.
13. Il Mondiale “pilota” del 1988
Nel 1988, la FIFA supervisionò per la prima volta un torneo femminile internazionale in Cina, come test per valutare la fattibilità di una Coppa del Mondo ufficiale. I risultati furono incoraggianti: 360.000 spettatori totali negli stadi, 45.000 persone alla cerimonia di apertura e ben 200 milioni di telespettatori. Questi numeri impressionanti, uniti all’assenza di problemi organizzativi, convinsero la FIFA a istituire il primo Mondiale femminile ufficiale, che si sarebbe tenuto proprio in Cina nel 1991.
14. Il primo campionato italiano ufficiale
Sebbene il primo campionato italiano di calcio femminile si sia disputato nel 1968 (vinto dal Genova), questo torneo non era riconosciuto ufficialmente. Solo nel 1986 le calciatrici italiane entrarono nella FIGC, classificate nella categoria dei “tornei dilettantistici”.
Questo passaggio, seppur con lo status di dilettanti, rappresentò un importante riconoscimento istituzionale per il movimento calcistico femminile italiano, che fino a quel momento era rimasto ai margini del sistema calcistico ufficiale.
15. Marta, più prolifica di Klose ai Mondiali
La calciatrice brasiliana Marta, considerata una delle più grandi di tutti i tempi, detiene un record straordinario: ha segnato 17 gol in quattro edizioni dei Mondiali, risultando più prolifica di Miroslav Klose, il miglior marcatore nella storia dei Mondiali maschili.
Vincitrice di sei titoli di miglior giocatrice dell’anno secondo la FIFA, Marta ha segnato più di 150 reti con i club di appartenenza, diventando un simbolo globale del calcio femminile e un esempio per le giovani calciatrici di tutto il mondo.
16. Il record italiano di pubblico del 2019
Il 24 marzo 2019 si è scritta una pagina importante nella storia recente del calcio femminile italiano. All’Allianz Stadium di Torino, si è disputata la partita di Serie A femminile tra Juventus e Fiorentina, che ha fatto registrare il record di pubblico per una partita di calcio femminile in Italia: ben 39.000 spettatori.
Questo evento ha segnato un punto di svolta nella percezione del calcio femminile nel nostro paese. La partita, vinta 1-0 dalla Juventus Women grazie alla rete di Sofie Junge Pedersen, è stata una vetrina importante per tutto il movimento calcistico femminile italiano e ha dato visibilità a uno sport in forte crescita.
Lo stadio completamente esaurito ha rappresentato un segnale inequivocabile dell’aumentato interesse verso il calcio femminile.