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Liga Femminile su Facebook: un successo d’ascolto clamoroso

Clamoroso successo d’ascolto per la Liga spagnola femminile su Facebook. Il live streaming del leader mondiale dei social network ha ottenuto un risultato a dir poco strepitoso.

La partita trasmessa sabato tra Atletico Madrid e Athletic Club di Bilbao, con l’aiuto di Bein Sport – emittente ufficiale della competizione in Spagna – e di entrambi i club, può essere considerata un momento di svolta nel mondo delle trasmissioni sportive.

Un totale di 370.311 utenti unici hanno contattato la pagina sulla quale la partita tra baschi e colchoneros veniva trasmessa per una reach totale (stessi utenti che hanno cliccato più volte) arrivata a 2,289,675 utenti.

La portata massima contemporanea della partita è stata di 5.620 spettatori e in totale è stato calcolato che sono state generate 55.215 interazioni con la pagina.

A questo punto se da una parte si può dire che si tratta di un grande successo per La Liga spagnola femminile, dall’altra non si può ignorare la portata dell’innovazione.

Perchè è chiarissimo che Facebook a questo punto può mettere sul tavolo dei numeri di grandissimo rilievo che rafforzano quanto previsto tra gli altri nei giorni scorsi dal nuovo numero uno di Infront Italia, Luigi De Siervo, a proposito del futuro delle trasmissioni delle partite di calcio sui social network.

Il futuro è vicinissimo e immaginare già dai prossimi bandi di Serie A, Champions League, Europa League e pure Premier League (che partiranno nel 2018-2019) la presenza di pacchetti specifici per i social network è tutt’altro che remoto.

Quel che è certo è che i mercati non sono mai illimitati e che ad ogni rischio corrispondono altrettante opportunità (e viceversa). Per questo sarà decisivo il modo di approcciarsi di ogni singola realtà al tema dei diritti tv e di trasmissione in generale, mai così complesso come ora.

Elena Linari, Nazionale Italiana Femminile: campionessa Nerd!

Elena Linari, nonostante la sua giovane età (classe 1994), è già uno degli assi portanti della Nazionale Italiana Femminile e del Brescia Calcio Femminile. Abbiamo fatto due chiacchiere con lei per parlare di Nazionale, Serie A e scarpe da calcio.

Ciao Elena! Sei approdata in Serie A con la Fiorentina ormai 6 anni fa dopo aver conquistato la promozione dalla A2. Avevi solo 16 anni! Esordire così presto nella massima serie è stato un’emozione o è stato un passaggio abbastanza naturale?
Ho iniziato all’ ACF Firenze un cammino che prevedeva un progetto di “ricostruzione”. Avevo 14 anni quando feci la prima preparazione atletica con la prima squadra. Erano appena retrocesse dalla massima serie e l’obiettivo era quello di tornarci il prima possibile. Furono due anni molto impegnativi, ero la più piccola del gruppo, ma nonostante tutte fossimo giovani, non si facevano sconti.
Finalmente il secondo anno, riuscimmo a riconquistarci la Serie A e devo essere sincera: conquistarla con quella squadra e con quello staff, è stata una grandissima emozione. Non riuscivo a credere che da lì a qualche mese avrei affrontato le giocatrici che fino a quel momento avevo solo visto in tv con la nazionale o di cui avevo solo sentito parlare. Poi ottenere una promozione in Serie A, con la squadra della tua città, credo che abbia avuto un effetto ancora più grande in me e nei miei ricordi. È stata anche la prima e credo che mai me ne dimenticherò.

Questo è per te il terzo anno nella fila del Brescia Calcio Femminile. Come ti trovi? C’è tanta differenza tra la realtà toscana da cui provieni e quella lombarda in cui ti trovi adesso?
Ho voluto fortemente questa città e questa squadra. Già qualche anno prima di venire qui, avevo parlato con il Mister, che a quel tempo era Nazzarena Grilli, e con la dirigenza. Entrambi ci volevamo, ma io prima di lasciare Firenze avevo deciso che dovevo finire il liceo e che poi me ne sarei andata. E così è stato.
A Firenze in quel momento c’era una realtà non molto stabile, erano alcuni anni che la società non riusciva a trovare sponsor sicuri e io avevo invece grandi ambizioni: non volevo accontentarmi di salvarmi, volevo vincere e mettermi alla prova. Parlai con il presidente dell’Acf, Andrea Guagni, e lui fu il primo ad assecondare questa mia volontà perché si era reso conto della situazione in cui si trovava tutto quell’ambiente. E quindi, finita la maturità, partimmo con i miei alla volta di Brescia per firmare il mio contratto.

Hai fatto tutta la trafila delle varie selezioni della nostra Nazionale, dall’Under 17 in su. A ottobre 2013 hai esordito con la prima squadra allenata da Antonio Cabrini. Racconta a noi comuni mortali cosa vuol dire indossare per la prima volta la maglia azzurra in un match ufficiale.
Feci il mio esordio in maglia azzurra in un torneo triangolare con l’Under 17. Ricordo ancora la mia faccia quando per la prima volta vidi la maglia nello spogliatoio. Stavo realizzando il sogno di ogni calciatrice, il sogno che avevo avuto fin da piccola ma non riuscivo a rendermene conto. Non ricordo quasi più nulla di quella partita, se non i brividi durante l’inno nazionale, ma se vi può interessare quelli li ho ogni volta che lo ascolto, soprattutto adesso che le responsabilità aumentano vestendo la maglia azzurra con la nazionale maggiore.
Quando indossi questa maglia, le motivazioni arrivano da sole perchè stai rappresentando la tua nazione, tutte le giocatrici italiane e tutto il movimento del calcio femminile. Non sei una giocatrice qualsiasi, ma sei la ragazza che viene vista in tv, che viene presa come punto  di riferimento da altre calciatrici, che può diventare l’idolo di qualcuna. Hai uno stemma con 4 stelle cucito al petto e devi renderti conto che le aspettative nei tuoi confronti aumentano sempre di più ogni anno che passa e ogni volta che la indossi.

Sappiamo che sei una delle giocatrici più attive nel tentare di far riconoscere un ruolo sempre più di primo piano al calcio femminile italiano. Cosa pensa Elena Linari dell’attuale situazione? Ci sono miglioramenti secondo te?
La FIGC ha imposto alcune regole ferree per le società maschili a partire dall’anno scorso, con l’obbligo di avere un’Under 12 di sole calciatrici o di acquisire il titolo sportivo, come ha fatto la Fiorentina. So che nei prossimi anni, il numero di bambine da avere obbligatoriamente nel vivaio aumenterà e questa certamente è una bellissima notizia perché in questo modo, molte ragazzine potranno iniziare a conoscere questo sport e mi auguro che le famiglie assecondino le loro volontà. Credo che molti genitori, non vedendo una possibilità di “arricchimento” come accade nel maschile, ritengano che il calcio non sia da far praticare alle figlie e hanno paura che le loro bambine perdano la loro femminilità. E’ indubbio che al nostro movimento servirebbe anche un aiuto da parte delle società maschili che potrebbero, anzi dovrebbero, sicuramente investire su di noi permettendoci di avere strutture e materiale adeguati. Ma la necessità più grande credo sia quella di creare all’interno della Federazione, un settore dedicato solo al calcio femminile composto da persone che credono veramente nel nostro movimento e che hanno voglia di investire e farci crescere, in modo da poter piano piano avvicinarci alle grandi realtà europee, la tedesca e la francese su tutte.

Quali sono i tuoi obiettivi per gli anni a venire? Guardando il tuo palmarès in Italia hai già vinto tutto…
In Italia ho conquistato già tutto quello che potevo vincere, ma non ho nessuna voglia di fermarmi. Vincere aiuta a vincere e la voglia di crescere e di migliorarmi non manca. Certo non sarà facile continuare ad ottenere trofei perché il campionato si sta livellando e quest’anno ne abbiamo avuto la conferma. Ma soltanto puntando a raggiungere grandi obiettivi, posso maturare e cercare di avvicinarmi alla mentalità che c’è negli altri campionati europei. La voglia di poter toccare con mano e vivermi un’esperienza all’estero c’è sicuramente, ma per adesso penso solo a far bene qui dove sono, dato che l’ambiente e la società me lo permettono, poi per  il futuro si vedrà.

Tu giochi dietro, da centrale difensivo. C’è una giocatrice a cui ti ispiri? Hai qualche idolo nel mondo del pallone maschile?
Il mio idolo nel femminile è Roberta D’Adda. Non la conoscevo benissimo prima di venire qui, l’avevo solo vista in qualche partita sia del Brescia che della nazionale in televisione, ma mi aveva sempre impressionata per la lucidità che aveva nel risolvere con grande semplicità anche le situazioni più pericolose. Quando l’ho conosciuta bene, giocandoci insieme, ho anche scoperto che oltre ad essere una grandissima calciatrice, è pure una persona molto umile, di poche parole, che preferisce far parlare il campo piuttosto che i giornalisti. Ho apprezzato ogni suo aspetto, ho imparato a conoscerla e credetemi, non smetto mai di imparare da lei perché mi stupisce ogni volta. Nel maschile invece amo Thiago Silva un po’ per  come riesce a comandare la difesa, un po’ per la grande personalità che ha e un po’ per la semplicità con cui fa le cose, così come Robi.

Abbiamo scoperto che anche tu hai una passione da vera Nerd per gli scarpini. Come è nata questa passione? Hai qualche rito particolare o abitudine che riguardi la cura o in generale il rapporto con i “ferri del mestiere”?
Amo curare i miei scarpini perché sono i miei attrezzi di lavoro. Ne ho tante paia, ma nessuna di queste viene trascurata. Ci sono gli scarpini da allenamento e quelli da partita, perché quelli che uso durante la settimana non sono quelli che la gente mi vede indossare il sabato. Questa passione me l’ha trasmessa mio babbo, perché anche lui giocava a calcio. All’inizio quando ero più piccola, era lui che li trattava, ma dai 15-16 anni ho cominciato a far tutto da sola e guai a chi si azzardava, e si azzarda anche adesso, a toccarmeli. Per come la penso io, lo scarpino deve essere in pelle e artigianale e deve essere assolutamente ingrassato. Potrà sembrarvi strano, ma in questo modo il pellame si mantiene perfettamente, riducendo al minimo la rottura della scarpa e allo stesso tempo, permette a questa di restare morbida e comoda quando la indossate.

Elena Linari ha anche un rapporto speciale con Silei Sport, un piccolo brand toscano che fa calzature da calcio artigianali. Come è nato questo rapporto? Cosa ti ha portato a preferirlo rispetto ai grandi brand dominanti il settore delle scarpette?
Con loro ho un rapporto speciale perché si sono resi disponibili, fin da subito, a darmi le scarpe che desideravo. Sono persone che conoscono il calcio più di quanto si possa pensare e io mi sono sempre affidata a loro per poter fare la scelta migliore. La scarpa oltre ad essere comodissima, rispetta gli standard che vi ho detto prima e non avrei potuto chiedere di più. Inoltre sono una marca fiorentina e per una come che ha il sangue viola, non ci potrebbe essere cosa più bella. Cercano sempre di mettermi a mio agio e l’ultimo pellame che hanno scelto è uno dei più comodi che abbia mai provato. Preferisco le loro scarpe ai grandi brand perché adesso si pensa spesso allo stile e poco alla comodità e alla cura degli scarpini e a questo io invece ci tengo tanto.

Ultima curiosità Nerd. Da quest’anno su FIFA16 c’è anche il calcio femminile e c’è anche Elena Linari ovviamente! Dicci la verità, quanto ci giochi? Ti ci rivedi o c’è qualcosa che dobbiamo segnalare all’EA Sports che devono modificare per farti più verosimile?
Volete sapere la verità? Ho giocato con me stessa solo una volta e tra l’ altro ho pure perso. Non sono una fanatica dei video games e qui a Brescia ho anche l’università e non ho molto tempo da perdere in queste cose. I miei genitori hanno addirittura comprato la PS4 e FIFA16, ma ancora non l’ho rinnovato. Dei miei amici, mi hanno detto che il gioco è molto reale e molte di noi si assomigliano, però non voglio sbilanciarmi troppo, perché non ricordo bene i visi delle mie compagne dato che li ho visti solo una o due volte. Prometto che alla prima occasione utile ci giocherò e vi informerò sul risultato finale!

Mister Grilli & Mister Fattori, graziati o avvicendati dopo i fallimenti? Standing ovation per Mister Longega

I pronostici di settembre, sembravano essere tutti dalla loro parte, Sauro Fattori e Nazarena Grilli erano stati forniti di ogni risorsa per centrare almeno uno dei tre obiettivi, tra coppa, europa e scudetto. Il calcio mercato estivo sembrava finalmente poter variare la geopolitica del calcio femminile, spostando trofei, gioie e ambizioni, dall’ asse Brescia / Verona, all’ asse Mozzanica / Firenze.
Fiorentina e Mozzanica, si erano sfidate,  l’un l’ altra, a colpi di mercato, lanciando il duello a Verona e Brescia, attente a scrutare i loro nuovi avversari.
E così tra i tanti nomi, Panico, Ek, Tona, Caccamo, Motta sulla sponda viola, Galli, Giuliano, Stracchi, Bartoli, Rizza in quella bergamasca di Mozzanica, si ipotizzava ovviamente che tanto movimento portasse a qualche titolo.
Ora, dopo tanti mesi, il campo da un verdetto diverso,  nonostante tutti i nomi di mercato, il gruppo di scudettate preso dalla Fiorentina, atlete con la vittoria nel dna, guidate ovviamente dalla stella Panico, non ha centrato neanche un obiettivo.

Sauro Fattori, da moltissimi anni a Firenze ( Prima nel club guidato dal Presidente Guagni), ha visto sfumare lo scudetto nonostante il titolo d’ inverno, scappare via la coppa Italia contro una meno quotata (come rosa) S. Zaccaria, e fallire persino la Champions League con due risultati utili su tre, in casa del Verona all’ ultima giornata, una debacle.
Non è andata meglio per l’oracolo di città di Castello, ovvero Nazarena Grilli, dopo il titolo d’ inverno, è stato fatale il mese di aprile.  E a nulla è servito aver cambiato tutto lo staff rispetto alla scorsa stagione, poiché il solito calo di fine anno si è puntualmente ripresentato.
Nel giro di tre settimane è stato dato il via libera allo scudetto del Brescia, perdendo punti contro avversari con una rosa infinitamente meno competitiva della truope del Presidente Sarsilli, permettendo alla Fiorentina prima e al Verona poi di prendere la seconda e la terza posizione, prendendo nuovamente cinque reti in semifinale di coppa Italia e peggiorando addirittura quanto raggiunto nella precedente stagione.

Da applausi invece l’ impresa di Mister Renato Longega e Fabiana Comin, che in questa stagione, con il  Verona, oltre ad aver conquistato il secondo turno di Champions League, ha fatto un vero e proprio miracolo sportivo nei 4 mesi del girone di ritorno.
Nonostante un calendario compromettente, con tutte le gare difficili nelle ultime 5 giornate, un girone di andata terminato al quarto posto, ed un girone di ritorno devastato da infortuni delle più importanti pedine gialloblù, tra le quali Gabbiadini, Ohstrom, l’ addio di Mendly e lo stop di Salvai, Longega ha trascinato il suo Verona per l’ ennesima volta tra le migliori d’ Europa, centrando una qualificazione in Champions League proprio contro la Fiorentina, battendola con un sonoro e convincente 3 – 2 tra le mura amiche. Impresa sportiva da incorniciare, segno di un club e di una realtà mai doma.
Mister Longega e il Verona insegnano che il calcio femminile è un settore particolare, in cui l’ esperienza pregressa, la conoscenza e l’ abitudine a certi standard, valgono molto di più di fusioni professionistiche o campagne acquisti da urlo. Il prossimo anno, gusteremo ancora una corsa a quattro, ed ora, tutta l’ attenzione è alla finale di Coppa Italia, con le solite incredibili protagoniste, Verona e Brescia a contendersi la coppa, proprio in quel di Firenze.

Ael, Ermis, Doxa, Aris… molte atlete italiane verranno strapagate a Cipro

Situata nella parte nord-orientale del Mare Mediterraneo e a sud della Turchia, Cipro è l’isola più grande del Mediterraneo orientale nonché il terzo paese più piccolo nell’UE, dopo Malta e Lussemburgo. Cipro ha aderito all’UE come isola divisa de facto. Tuttavia, l’intera isola è territorio dell’UE. I turco-ciprioti sono cittadini dell’UE in quanto cittadini di un paese dell’UE (la Repubblica di Cipro), anche se vivono in una parte di Cipro che non è sotto il controllo del governi cipriota.
Tutto questo è a noi noto, quello che pochi sanno è che tra qualche settimana, diverse calciatrici Italiane e non solo, ufficializzeranno il loro futuro calcistico all’ interno di questo’isola splendida, aperta al calcio femminile.
Un club di prestigio, supportato da una sponsorizzazione internazionale, sta allestendo una rosa che possa ambire alla Uefa Champions League, ed è per questo, che non sarà strano, leggere e vedere atlete di prim’ ordine, indossare la maglia di uno di club che ufficializzerà questa incredibile iniziativa, ad oggi, i più noti dopo l’ “Ael”, campione in carica, sono: Ermis, Doxa, Aris.
Le geografia el calcio femminile cambia e ruota, come spesso accade, intorno a chi può disporre dei migliori budget.
Attendiamo le ufficialità dei trasferimenti per comunicarli ai nostri lettori in anteprima, e auguriamo alle calciartici interessate i migliori successi, la redazione di calcio femminile italiano, le seguirà anche li.

Carta, bomber da 350 gol e la fortuna di palleggiare con Maradona

Il pallone come una sfera di vetro che racconta il passato e il presente e al futuro lascia fare; che srotola immagini di un percorso senza fine, di emozioni, delusioni, risa, pianti, discese, risalite e resistenza. Se sei donna e cammini su un pallone, allora sei l’equilibrista di un destino che va, scivola con la corrente a favore e a volte si intoppa, anche di brutto, e barcolla controcorrente, finché non è di nuovo buon vento. Se sei donna e non smetti di camminare su quel pallone, sei Antonella Carta, classe ‘67, figlia della Sardegna per sempre, traghettata nel Continente per un calcio che in Europa contava, che riempiva gli stadi italiani e che si è spento ai Mondiali del ‘99. Se sei Antonella Carta a 49 anni ancora giochi a pallone, non più a calcio a 11 ma a 5. “C’è tanta presunzione qui, dicono che se sei del calcio a 11 non sei buona a giocare a calcio a 5, per me non c’è differenza, la palla è tonda e se sai usare i piedi vai bene sempre”.

NON STA BENE. Era quasi impensabile per una bambina giocare a pallone quaranta anni fa. Ma Antonella in una squadra di calcio, almeno per numero, ci è cresciuta: lei, cinque sorelle, tre fratelli e due genitori fanno un undici perfetto. Chissà che caos… Ride, per lei la sua numerosa famiglia è la normalità. “Vengo da un paesino vicino a Nuoro, con la mentalità chiusa. Quello che pensava la gente condizionava. E infatti all’inizio i miei genitori erano contrari, non stava bene che una bambina giocasse a pallone. Non davo fastidio a nessuno ed ero criticata lo stesso. Poi, però visti i risultati che ho ottenuto, il giudizio è cambiato. Avevo dieci anni e ho seguito la passione di mio fratello Battista, che voleva fare il calciatore e poi si è messo ad allenare. Con lui ho un bel rapporto, anche se abbiamo dieci anni di differenza. Mi ha portato nella sua squadra, ero la mascotte. Poi dalla Nuorese in serie C è partita la mia carriera”.

LA TRAGHETTATA. Succede spesso nelle terre oltre. Si fa valigia e si traghetta oltre mare, infilando in ogni tasca pezzi di terra rosa, di mare cristallino e senza confini, di cieli infiniti, di Sardegna. Il biglietto di sola andata della Carta, quattordicenne, è nella segnalazione che qualcuno fa al Lecce. “Ho passato il provino a Piacenza, mi sembra segnando due gol e sono finita dritta in Puglia. A Lecce ho compiuto 15 anni. E’ stata dura, avevo nostalgia. Mi mancava la mamma, la famiglia, la Sardegna”.

Si tuffa nel grande calcio italiano però, in un baleno, e lo sguardo si distoglie dalla nostalgia. Sceglie di non proseguire gli studi, benché la mamma fosse contraria. “Ci teneva tanto che non smettessi, ma io ero presa dal calcio e pensavo di poterne fare a meno. E poi ero giovanissima, lontana da casa e la scuola non mi piaceva. Oggi mi pento però. E’ stato un errore. E’ un problema serio, non si trova niente. Certo sono sempre impegnata, alleno i bambini, e la sera ho i miei allenamenti fino a tardi, però mi piacerebbe avere un lavoro”.

Il Lecce così è la prima grande squadra, il debutto in serie A e il primo scudetto. Ne verranno altri 5 di titoli e sette coppe Italia e una Supercoppa; 700 presenze in A, 350 gol, 120 presenze in Nazionale. “Ho giocato con le squadre più forti. Io sono la storia del calcio femminile. Trani, gli anni più belli in assoluto. Avevo 19 anni, ero nel pieno dell’attività, spensierata, portavamo dodicimila spettatori allo stadio”. Numeri che il calcio femminile in Italia oggi si sogna. Nemmeno la Nazionale ne tira su tanti. “Da noi non esiste una cultura sportiva, il femminile è gestito da gente che non è all’altezza, alla fine uno si stanca a dire sempre le stesse cose. Abbiamo sprecato tutto. Prima eravamo noi la squadra da battere, ormai in Europa ci hanno superato tutti. Bisogna investire sul serio in questo sport. Ai Mondiali del ‘99 a vedere noi erano in quarantamila. Ma alla finale ce n’erano novantamila, una cosa meravigliosa”.

Dove è andata ha vinto. Dopo Lecce e Trani, si è coperta di tricolore alla Reggiana, al Giugliano Napoli e alla Torres, che stava per diventare la grande Torres. “E’ assurdo che la Federazione non abbia fatto niente per salvare una società come quella, con tutto quello che ha vinto, prima squadra italiana a fare la Champions. Si doveva intervenire”. Un ritorno in Sardegna non è mai un pensiero fuori luogo. “Tutto è possibile. D’estate torno sempre lì, dove ho radici e cuore. A volte mi prende la nostalgia e allora devo partire e andare subito, ma poi faccio fatica anche a starci troppo, insomma è complicato”.

VENTO CONTRO. Tutto fila finché vento brutto si alza all’improvviso e Antonella sei rende conto che non siamo immuni a niente, ma con la schiena dritta affronta l’ignota tempesta. “In sala operatoria mi ci volevano portare con la barella, ma io non ho voluto e ci sono arrivata coi miei piedi. Quando sono entrata ho detto a tutta quella folla di medici e infermieri: “Aspettavate me? Mi sento importante oggi”. Con un po’ di incoscienza. Quanto fosse brutto il tumore maligno che mi hanno tolto dal seno lo abbiamo scoperto in quel momento. E così per colpa del cancro ho dovuto lasciare il calcio a 11 e sono passata al calcio a 5 anche per tenermi in forma. Lo sport è fondamentale nella malattia. Per me è stata una salvezza”.

Il sorriso segue gli alti quando parla di calcio, i bassi quando parla delle frenate della vita. Dicono che il cancro ti segni per sempre… “Io non penso mai in negativo, sono una ottimista. Succedono cose nella vita che non credi possano capitare a te. E invece a me poi è capitato il cancro, ma peggio ancora a 29 anni ho avuto un incidente stradale terribile con la macchina e mia madre è morta. Guidavo io. Andavo a giocare a Sassari e mi ero portata mamma, mia sorella e due nipoti. Ho sofferto come non mai. Sono passati vent’anni e mi fa ancora male male male”. Antonella si commuove, il dolore e l’assenza sono crepe nel cuore. “Sono finita dentro a un altro incidente non segnalato, dritta sotto a un camion. La squadra mi aspettava e io ero in ospedale. Non c’erano i cellulari per avvisare. Per un sacco di tempo mi ha torturato il senso di colpa, poi ho capito che non ci potevo fare niente, che quello era il suo destino. A me hanno dato ottanta punti sulla gamba; mamma è morta dopo 35 giorni di ospedale, aveva la gabbia toracica fracassata: temeva che non tornassi più a giocare a calcio e mi spingeva a riprendere, ma a me non interessava più niente. E invece aveva ragione perché è stato il calcio a tirarmi fuori da quegli anni bui. Ho capito che di crepacuore si può morire davvero. Ecco, se continuassi a pensare a tutto questo, come al cancro, non vivrei più. Mi inorgoglisce parlare di mia madre. Mi bastava una sua parola per tirarmi su. Era una donna distinta e saggia. Eravamo molto legate forse perché ero l’unica figlia lontana. Mia madre parlava poco, al contrario di mio padre che era uno che scherzava sempre. Andava a lavoro anche in autostop, erano altri tempi, non facili, e noi eravamo tanti ma siamo andati avanti lo stesso. Una cosa so: nella vita non bisogna credere di avere il mondo in mano. Il tempo cammina, la vita è un percorso”.

UNICO MARADONA. “Un mito. Mamma mia, l’ho conosciuto quando giocavo a Napoli. Era presidente onorario della nostra squadra e venne a vedere la partita che valeva lo scudetto. E’ sceso in campo e si è messo a palleggaire con noi, uno spettacolo, un’emozione. Io andavo ai suoi allenamenti per copiarlo. Diego è una persona semplice, talento assoluto, è stato usato e invece andava protetto e salvaguardato. L’ho conosciuto grazie a un capo ultrà. E, buddo, è stato Maradona a presentarmi Zola…”. I suoi miti femminili invece sono le compagne con cui ha giocato, dalla Vignotto alle danesi Augustensen e Hansen. “Quelle giocatrici non si vedono più. Avevano grandi personalità, io cercavo di rubare da loro”.

IL DOMANI E’ UN CHISSA’… Con la sua squadra di Sora è stata promossa in serie A Elite, ma il domani è sempre una corda sospesa nel vuoto. «Se continuo ancora non so. Devo parlare con la mia società. Quest’anno ho giocato poco e ho fatto 16 gol. Abbiamo avuto un sacco di infortuni ma abbiamo vinto stringendo i denti sul finale. Io mi alleno sempre col sorriso, prima o poi dovrò smettere di giocare, ma non sono stufa e conosco i limiti della mia età. So gestire i miei acciacchi. Mi alleno sempre col sorriso, tre volte a settimana, sono importante per il gruppo, sono da spogliatoio. Non mi piace litigare, sono una tranquilla, se c’è un problema ne voglio parlare. Cammino a testa alta e non ho mai detto alle spalle. Non mi piace e poi, tutto torna… Le mie compagne mi prendono in giro, dicono che ripeto sempre le stesse cose. Sarà l’età. Sto bene in mezzo ai giovani».

Il calcio è tutto, il tutto è calcio. Come una certezza ma senza garanzie. Però c’è. Un riparo e a volte una salvezza. «Il calcio mi ha dato tanto ma io anche ho dato tanto se non di più. Mi fa star male però che dopo tanti anni, tanti successi, non ci sia uno spazio per me per continuare a lavorare per il calcio femminile in Federazione. Qualcosa che assomigli a un lavoro. Dopo trentacinque anni di carriera, ho fatto la storia e sono una disoccupata del pallone. Ma in Italia funziona così, finché servi vai bene, quando non servi più si dimentica che sei esistita e arrivederci». A volte senza nemmeno un grazie. Ma se vedete una donna fare strada camminando su un pallone è sempre Antonella Carta, in formazione da quando è nata.

Empoli maschile acquista la società Castelfranco femminile: nasce “Empoli Women”

La stagione del Castelfranco/EFC è stata sicuramente importante e ricca di soddisfazioni anche se, soprattutto lato campionato, la si potrebbe anche definire sfortunata. Purtroppo la promozione in serie A è stata sfiorata con il Cuneo a festeggiare e con un sogno che si è mantenuto vivo proprio fino allo scontro diretto di fine stagione. Poi è arrivata una storica semifinale di Coppa Italia dove ci ‘ voluto il Verona campione d’Italia in carica (quest’anno ha vinto Brescia) per fermare le nostre ragazze.

L’appuntamento anche per le nostre azzurre è ormai per la stagione 2016/17 una stagione ancor più importante per il connubio che si è sviluppato con l’Empoli. Dalla prossima stagione infatti ci dovrà essere l’integrazione totale con il cambio di denominazione ad Empoli Women (almeno cosi dovrebbe essere) ed una divisa da gioco che dovrebbe essere completamente uguale a quella dell’Empoli. Anche da un punto di vista burocratico dovrebbero essere fatti alcuni passi con la società di Monteboro che dovrebbe acquisire una quota dell’attuale Castelfranco.

Vi terremo aggiornati anche sulle iniziative correlate, già quest’anno per gli abbonati azzurri era possibile seguire gratuitamente le gare delle ragazze.

FIGC e MAECI: progetto di cooperazione internazionale con le Isole del Pacifico

Secondo appuntamento per i progetti di cooperazione nel settore calcistico organizzati nel mondo dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio. Dopo i seminari tecnici tenuti da Marcello Lippi a St. Vincent e Antigua dal 2 al 5 maggio, ora saranno Enrico Sbardella, tecnico della Nazionale Under 19 Femminile, e Stefano D’Ottavio, docente all’Università di Tor Vergata e coordinatore dei preparatori atletici delle Nazionali Femminili, a tenere uno stage tecnico per 30 giovani calciatori di Tuvalu dal 1° al 13 giugno.

Il nuovo progetto con Tuvalu fa parte della collaborazione tra Farnesina e FIGC per sviluppare progetti di cooperazione attraverso il calcio italiano, canale privilegiato per la promozione del nostro Paese in aree importanti per la diplomazia italiana.
La scelta di Tuvalu è coerente con il crescente sostegno italiano ai piccoli Stati insulari del Pacifico, la cui stessa esistenza è minacciata dai cambiamenti climatici e che sono quindi importanti partner nei fori multilaterali per quanto riguarda ambiente, clima ed energie rinnovabili.

Roma Calcio Femminile, intervista a Mister Filippo Capatti

Ormai quasi in vacanza intervistiamo i mister della Roma calcio femminile per commentare la stagione appena finita. Iniziamo da Filippo Capatti coach della prima squadra di calcio a cinque ben lieto di rispondere a qualche domanda.

Ora che è terminato campionato fai un bilancio della stagione, sei soddisfatto o potevate fare di più?
Si può sempre fare di più. Ma al primo anno che siedo sulla panchina giallorossa sono soddisfatto. Abbiamo cambiato mentalità e non era facile. Le ragazze sono state fantastiche

Ai nastri di partenza pensavi sarebbe stato più facile raggiungere la salvezza o viceversa ti aspettavi più difficoltà?
Se non avessimo buttato punti sarebbe stato più facile. Siamo stati artefici del nostro destino in diverse occasioni e ci siamo complicati la vita da soli. Anche questo è un motivo di crescita per la prossima stagione

Quale è stato il momento durante la stagione più complicato?
Al girone di ritorno. Dopo tre vittorie non abbiamo fatto più un punto ed erano tutti scontri diretti, ma ne siamo usciti con grande carattere facendo punti con formazioni di alta classifica.

Hai mai temuto di non farcela?
No. Ero convinto del nostro lavoro. Non ho mai temuto per il nostro obiettivo

Quale è stata la vittoria per te più bella e che ricorderai per qualche motivo particolare?
La prima vittoria in casa. 2-0 al Rieti. È il ricordo più bello insieme al pareggio in casa del TBM. Due risultati di carattere, cuore e passione.

Stessa domanda per la sconfitta…
La sconfitta con la Sabina in casa 2-0. Abbiamo buttato la salvezza anticipata di un mese in 30 minuti. Ero distrutto a fine gara. Lì abbiamo resettato e siamo ripartiti di slancio.

Come ti sei trovato ad allenare nel femminile e come ci sei approdato?
Ho iniziato nel 2009 con Tiziana Biondi. Ho fatto scuola con Marco Shindler all’Acquedotto e lì ho preso coscienza di voler davvero allenare. In questa stagione ho preso ancora più consapevolezza di avere questa passione: allenare

Progetti e prospettive per prossima stagione
Migliorare e costruire. Chiudere il settore giovanile con la juniores e cercare di migliorare l’ottavo posto con la prima squadra. Lavorare bene e poi chissà…sognare non costa nulla.
Vorrei concludere questa breve chiaccherata ringraziando la Società, lo staff (Andreini, Bertozzini, Lufrani) e le ragazze per aver svolto un grande lavoro. Ora è il momento di riposarsi per ripartire e lavorare più duramente dopo le vacanze.

Nazionale Femminile calcio a 5: 21 convocate per la doppia amichevole con la Slovacchia

Il Commissario tecnico della Nazionale italiana femminile, Roberto Menichelli, ha convocato 21 giocatrici per le due amichevoli che le Azzurre giocheranno contro la Slovacchia, lunedì 13 giugno a Milano e il giorno successivo in sede da ufficializzare.

Le ragazze si ritroveranno nella tarda mattinata di mercoledì 8 giugno al Centro sportivo di Novarello – Villaggio Azzurro, in provincia di Novara, dove sosteranno un ciclo di allenamenti in preparazione alle due sfide. Si tratta del terzo appuntamento internazionale per l’Italia femminile, che ha già giocato quattro partite: il doppio successo contro l’Ungheria, nel suo esordio assoluto prima allo Stadio Nicola Pietrangeli e poi al Palaroma di Montesilvano, e la trasferta in Ucraina, conclusa con un pareggio e una sconfitta.

Gara-1 contro la Slovacchia si giocherà (ore 19, ingresso gratuito) all’Assago Summer Arena di Milano, l’area esterna del Mediolanum Forum di Assago, ancora una volta all’aperto come nella #nottemagica del Foro Italico. Nel prossimo Street Music Art (per info, www.streetmusicart.com), rassegna estiva di musica dal vivo in programma tra giugno e luglio, ci sarà una settimana dedicata al futsal; e la #MilanoFutsalWeek (questo l’hashtag ufficiale dell’evento) inizierà proprio lunedì 13 giugno con l’amichevole delle Azzurre. Ci sarà anche un imperdibile terzo tempo, tra le tante iniziative: dalle 21, tutti davanti al maxischermo che sarà allestito ad hoc nell’area per seguire Belgio-Italia, gara di esordio della Nazionale di calcio all’Europeo di Francia.

L’elenco delle convocate
Portieri:
Sara Giustiniani (Isolotto Firenze), Valentina Margarito (Italcave Real Statte), Maria Fontana Mascia (Futsal Portos Colonnella), Angela Vecchione (Lazio)
Giocatrici di movimento: Federica Belli (Kick Off), Serena Benvenuto (Lazio), Bruna Borges (Città Di Montesilvano), Ludovica Coppari (Ternana Ibl Banca), Benedetta De Angelis (Loggia Vernici Lazio), Ersilia D’Incecco (Città Di Montesilvano), Giulia Domenichetti (Città Di Falconara), Jessica Exana (Ternana Ibl Banca), Roberta Giuliano (Futsal Portos Colonnella), Pamela Gueli (Juve Femminile Città Di Torino), Sofia Luciani (Città Di Falconara), Alessandra Mazzaro (Kick Off), Susanna Nicoletti (Italcave Real Statte), Arianna Pomposelli (Lazio), Valentina Siclari (Loggia Vernici Lazio), Marcella Violi (Loggia Vernici Lazio), Aida Xhaxho (Isolotto Firenze)

Staff – Commissario Tecnico: Roberto Menichelli; Collaboratori tecnici: Carmine Tarantino e Davide Marfella; Preparatore dei portieri: Mauro Ceteroni; Medico: Giuseppe Maccauro; Fisioterapista: Vittorio Lo Senno; Responsabile dei materiali: Fausto Testa.

Asd Sant’Egidio Femminile: “Pink open day” di calcio femminile

Dopo il successo dello scorso anno, lunedì 13 e martedì 14 giugno 2016, lo Stadio Comunale “Antonio Spirito” riapre le porte alle bambine di ogni età: si terrà infatti il secondo Pink Open Day” nella casa della Asd Sant’Egidio Femminile, per permettere a tutti di conoscere la realtà del calcio in rosa.
Un’occasione imperdibile per le ragazze, che avranno la possibilità di divertirsi con esercitazioni con la palla e varie attività ludico-creative insieme alle allenatrici Uefa A – Uefa B e alle ragazze della Asd Sant’Egidio Femminile, squadra militante nel campionato di Serie C. La partecipazione, totalmente GRATUITA, richiede un solo requisito: indossare abbigliamento sportivo.
La due giorni del “Pink Open Day” avrà inizio alle ore 17.00 e terminerà alle 20.00 circa.

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