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8 termini tattici più usati dai Mister

Di tattica si parla spesso, ma alcuni termini del gergo calcistico non sempre sono chiari a tutti. In questa settimana di pausa per le nazionali, cogliamo così l’occasione per riordinare le idee e spiegare alcune delle espressioni più importanti e utilizzate dai vostri Mister.

SCAPPARE
Il verbo viene applicato al difensore che, in situazione di palla scoperta, deve andare a coprire la zona di campo alle proprie spalle, quella in cui si muoverà l’avversario destinato a ricevere il passaggio. Scappare permette di coprire lo spazio e sventare il pericolo. L’esatto opposto dell’applicazione del fuorigioco.

DIAGONALE
Il movimento in questione deriva dall’introduzione della difesa a zona. È quell’accorgimento che obbliga il difensore sul lato debole (quello dove non c’è la palla) a seguire l’azione dei compagni di reparto spostatisi dalla linea per aggredire la palla o a coprire su un attaccante. Con la diagonale, si “scala” fino a coprire lo spazio lasciato libero e a impedire eventuali inserimenti avversari.

MISMATCH
Non si tratta di un termine calcistico, anzi. Ma cogliamo l’occasione per chiarire. Si tratta di quella situazione di gioco nella quale in un confronto “uno contro uno”, uno dei due giocatori in questione ha un netto predominio sull’avversario. Generalmente in senso fisico o atletico, ma – in senso lato – anche in quanto a qualità e tecnica.

LE SECONDE PALLE
Si può parlare di esse in quei momenti di gioco in cui la sfera non è in controllo né dell’una né dell’altra squadra. Chi recupera più seconde palle ha generalmente un atteggiamento più aggressivo e reattivo dell’avversario. Alcuni allenatori di ultima generazione, molto interessati ai calci piazzati, sono arrivati a studiare a tavolino situazioni da fermo nelle quali creare ad arte “seconde palle” da sfruttare per segnare un gol.

IL BLOCCO
Nel basket è parte fondamentale del gioco offensivo. Nel calcio è una situazione su palla da fermo nella quale chi attacca cerca di interrompere il movimento del difensore sacrificando un giocatore, che si disinteressa della sfera per rompere una marcature e far saltare il dispositivo avversario. Ultimamente, però, i regolamenti sono divenuti decisamente meno permissivi e il blocco è sempre più sanzionato con un fallo in attacco.

La LND sceglie Rosella Sensi per guidare la Serie A e la Serie B Femminile

Rosella Sensi guiderà il Dipartimento Calcio Femminile della Lega Nazionale Dilettanti, la struttura deputata all’organizzazione del campionato di Serie A e Serie B, con l’obiettivo di contribuire a valorizzare l’attività del football in rosa. La sua nomina, ufficializzata dal neo presidente LND Antonio Cosentino nel Consiglio Direttivo di sabato scorso, è il frutto della collaborazione tra la FIGC e la LND: Rosella Sensi, che già ricopre il ruolo di coordinatrice della Commissione per lo Sviluppo del Calcio Femminile, sarà il raccordo ideale tra la FIGC, la LND e le società sportive di vertice.

Fonte: www.figc.it

La Dr.ssa Pedretti: Il mito di Sara Gama, i maestri Del Passato, ed il Sogno Azzurro

Mentre gioca la sua serie A Svizzera, conquistata attraverso una splendida promozione nella scorsa stagione, Valentina Pedretti non si accontenta di eccellere soltanto in fascia, ma eccelle anche e soprattutto nelle aule dell’ università. Infatti la biondissima ala sinistra, è dott.ssa in scienze assicurative bancarie, e sta terminando la laurea specialistica.  Dopo lo scudetto al Brescia di Cesari, un esperienza negli USA a  Seattle, nazione della stimatissima stella Megan Klingenberg terzino sinistro dele National Team US, Valentina cerca di impegnarsi sempre di più nell’ attesa anche di un ritorno in maglia azzurra. Pragmatica e impegnata, dentro e fuori il campo, ci concede un intervista a 360°.

Dopo il mondiale Under 20 in Giappone,una convocazione con Cabrini, ora manchi da un pò alla nazionale, vorresti rientrare?
Penso che come tutte le ragazze che giocano a calcio la nazionale è un obiettivo a cui tutte aspirano, quindi è normale pensarci ed è una motivazione in più per impegnarsi sempre e dare il massimo in ogni allenamento e partita.

I tuoi ultimi tecnici: prima N.Grilli a Brescia, poi  A. Cincotta a Seattle, e la titolatissima M. Bertolini ancora a Brescia, con uno scudetto. Ci sveli come lavorano questi allenatori?
Sono 3 allenatori che allenano in modi completamenti diversi ognuno con i loro pregi e difetti. Per quanto riguarda N. Grilli penso che sia un allenatrice che lavora molto sotto l aspetto fisico dell’atleta stando attenta ai piccoli dettagli come il cibo, che sono essenziali. Per quanto riguarda Mister Cincotta è un allenatore moderno, che vuole e far giocare le sue squadre un calcio moderno, i suoi allenamenti sono basati molto sul possesso palla, la tecnica, lavori sempre in movimento con la palla. Per quanto riguarda Milena Bertolini è un allenatrice  che cura molto i detTagli tattici, infatti da molta attenzione alla parte difensiva e ai movimenti della squadra.

Come mai la scelta di approdare in Svizzera, esattamente a Lugano, tra l’ altro in compagnia di moltissime Italiane ( Piazza, Cannone, Bergamaschi etc)?
Ho scelto la Svizzera perché volevo provare/giocare un calcio diverso da quello italiano, dopo aver vinto tutto a Brescia volevo cambiare e anche per motivi di studio (studio a milano scienze assicurative bancarie dove mi sono laureata questo ottobre)  la Svizzera è stata la mia metà, per poter far contemporaneamente le due cose.

Valentina Bergamaschi ha purtoppo riportato un brutto infortunio, ti va di darle i tuoi auguri attraverso il nostro portale?
Purtroppo queste cose capitano spesso io ho subito lo stesso grave infortunio due anni fa negli USA e so cosa si prova, quello che voglio dirle e che lo ho già detto e di non mollare soprattutto nei momenti più difficili.

Giochiamo con la fantasia, tra 10 anni anni, quale futuro vedi per te stessa?
Tra 10 anni mi vedo con una famiglia e spero un buon lavoro, spero di avere ancora il fisico, la voglia e il tempo di poter praticare questo sport. Ma penso che a differenza dei nostri colleghi maschi noi non ci possiamo basare il nostro futuro su questo sport purtroppo.

Quali sono a tua detta, le calciatrici più forti nel tuo ruolo in Italia e in europa?
Penso che in Italia la giocatrice più forte sia Sara Gama nel mio ruolo, sicuramente ho molto da imparare da lei. Per quanto riguarda le giocatrici estere mi piace molto Megan Klingenberg terzino sinistro degli USA, anche se la mia giocatrice preferita è Alex Morgan.

Ringraziamo Valentina Pedretti, atleta a cui auguriamo ogni bene, ed in bocca al lupo al Football Femminile Lugano 1976, per le migliori fortune nella corrente stagione.

Pari diritti per le donne nello sport

La petizione ‘Donne nello sport? Dilettanti per regolamento’ diretta al Presidente del C.O.N.I Giovanni Malagò è stata lanciata da una squadra di rugby comprendente sia la formazione maschile che femminile: All Reds Rugby Roma.

PRESENTAZIONE
Siamo le giocatrici della femminile degli “All Reds Rugby Roma” una squadra che promuove lo sport popolare come momento di aggregazione fondato sull’antifascismo, antirazzismo ed antisessismo perché crede che sport e società, sport e cultura, siano componenti indissociabili della nostra vita. Nata otto anni fa, ha consolidato la sua esperienza sportiva sui principi dell’autogestione e l’autodeterminazione.
www.allreds.it

LETTERA
Gentile Giovanni Malagò, Presidente del C.O.N.I.,
La battaglia per l’eguaglianza tra i sessi nel nostro paese ha almeno tre secoli di storia: a titolo di esempio nel 1874 le donne sono state finalmente ammesse alla istruzione universitaria, nel 1919 hanno potuto esercitare tutte le professioni e ricoprire impieghi pubblici; nel 1946 hanno votato per la prima volta; nel 1963 sono state ammesse nella magistratura. E Samantha Cristoforetti ci guarda dallo spazio.
Nel 2015, a causa dei regolamenti dell’Ente che Lei rappresenta, le donne sono ancora escluse dal professionismo sportivo. Vuole il CONI rappresentare l’ultimo presidio della diseguaglianza di genere nel nostro paese?
Secondo la legge 3 marzo 1981 n. 9, lo status di “sportivo professionista” – diverso da quello di “dilettante” – è, infatti, definito dalle singole federazioni sportive nazionali, che dovrebbero osservare le direttive stabilite dal CONI. A 34 anni dall’entrata in vigore di questa legge, però, il CONI non ha ancora chiarito cosa distingue l’attività professionistica da quella dilettantistica e la mancanza di un chiarimento ha determinato una grave discriminazione, penalizzando le donne.
Molte federazioni sportive, infatti, hanno escluso esplicitamente le donne dall’area del professionismo: il caso più eclatante è quello del calcio, ma anche la pallacanestro pone molti limiti, non permettendo alle donne la partecipazione ai campionati nazionali.
La risoluzione 5 giugno 2003 del Parlamento europeo, inoltre, chiedeva agli Stati membri di assicurare alle donne e agli uomini pari condizioni di accesso alla pratica sportiva e sollecitava gli stati membri a sopprimere nelle procedure di riconoscimento delle discipline di alto livello la distinzione fra pratiche maschili e femminili. L’Italia non si è mai adeguata a questa sollecitazione.
Questo “dilettantismo imposto” alle atlete impedisce loro di usufruire della legge 91/81 che regola i rapporti con le società, la previdenza sociale, l’assistenza sanitaria, il trattamento pensionistico, ecc.
Anche le atlete italiane di cui tutti siamo orgogliosi dalla Vezzalli alla Pellegrini, dalla Kostner alla Idem, secondo i regolamenti del CONI lo fanno per “diletto”, o ancora le meravigliose giocatrici della nostra Nazionale di Rugby che quest’anno hanno raggiunto il miglior risultato di sempre nel campionato europeo noto come 6 Nazioni.
Non è quindi vero il pregiudizio per cui le donne nello sport non riescono ad arrivare ai vertici a causa delle loro «inclinazioni naturali, che le orientano verso ruoli in cui riescono meglio». Chi ha visto le donne su un campo di rugby, di calcio o su una pista, sa quanto questo sia falso.
Le donne non ci arrivano perché dei regolamenti sessisti lo impediscono. In Italia a impedirlo è il CONI.
Chiediamo quindi che il CONI fornisca subito indicazioni e regolamenti che rispettano i principi (già costituzionali) di pari opportunità tra donne e uomini nell’accesso al professionismo sportivo.
Siamo le giocatrici della femminile degli “All  Reds  Rugby  Roma”  una squadra che  promuove  lo sport  popolare  come  momento  di  aggregazione  fondato sull’antifascismo,  antirazzismo  ed  antisessismo  perché crede   che   sport   e   società,   sport   e   cultura,   siano componenti  indissociabili  della  nostra  vita.  Nata dieci anni fa, ha consolidato la sua esperienza sportiva sui principi dell’autogestione e l’autodeterminazione.
Chiediamo che il Coni metta fine alla diseguaglianza: Pari diritti per uomini e donne nello sport e nel professionismo sportivo! 

Maggiori informazioni: www.change.org

I presidenti contro il CT Cabrini: “Attrarre le straniere da noi, non il contrario!!!”

“Bisogna andare a giocare all’estero”. La conferenza stampa dopo la sconfitta rimediata dalle azzurre contro la Svizzera vede l’ affermazione infelice e provocatoria da parte del tecnico Antonio Cabrini, che invita le atlete Italiane a lasciare il calcio femminile nostrano per impreziosire i campionati esteri.
Una frase particolarmente aggressiva poiché in questo momento storico l’ Italia ha due formazioni qualificate a pieno titolo nei 16 esimi di W – Champions League, quali il Brescia Femminile ed il Verona campione d’ Italia, e la federazione ha appena inserito alcune novità strategiche, quali il coinvolgimento dei club maschili, lo stazionamento di un fondo riservato al settore, ed una serie A a 12 squadre, pertanto maggiormente competitiva.
Tra le sue dichiarazioni, il tecnico asserisce anche “le giocatrici hanno bisogno di staff all’ altezza“, eppure Milena Bertolini (Brescia) e Renato Longega (Verona) hanno sapientemente guidato le loro rose nelle gare internazionale facendo fare un ottima figura a tutto il settore, e preparando al meglio atlete, che vanno poi a formare gran parte della squadra che Antonio Cabrini schiera in campo. Altri tecnici tra serie A e serie B, quali Grilli (Mozzanica), Fattori (Fiorentina), Brustia (Inter), Cincotta (Como) , Cardone (Bari), hanno un esperienza di tutto rispetto meritevole di attenzione.
Abbiamo chiesto ai responsabili di alcuni club come abbiano giudicato ciò che il C.T ha asserito, ed abbiamo riportato alcune dichiarazioni pubblicate anche dai profili ufficiali di alcuni dirigenti .

Il primo contributo è arrivato da Daniele Perina, il responsabile della comunicazione del Verona campione d’ Italia, che ci ha gentilmente rilasciato la seguente affermazione:
“Certamente le parole del C.T. Cabrini non fanno piacere ai club e nemmeno a Federazione e Dipartimento Femminile che si stanno finalmente impegnando per creare un campionato di serie A competitivo e di alto livello. Lo può pensare, ma non può lanciare questi messaggi alle atlete e tantomeno in televisione. Nel breve termine può anche avere ragione, anche se è tutto da dimostrare, ma nel medio e lungo periodo una nazione come l’Italia deve puntare ad avere un massimo  campionato di alto livello ed attrarre le straniere ad accasarsi da noi, non il contrario. Dobbiamo smetterla di piangerci addosso. I risultati della Champions League dicono che, nonostante il ritardato inizio di stagione i tanti problemi, abbiamo due club tra le 16 migliori squadre d’Europa. Dobbiamo lavorare tutti assieme per migliorare il nostro calcio e lanciare messaggi positivi”.

Ancora più severo il presidente Macori, (contattato attraverso il suo addetto stampa Zannoni)  presidente del San Zaccaria, che ha concesso all’ Italia di disputare l’ ultima gara di rifinitura proprio prima della sfida con la Svizzera, gara conclusa con il risultato di 3 – 0 per la formazione nazionale guidata dal CT Cabrini:
“Per quanto riguarda la partita della nostra Nazionale Femminile a riguardo posso dire che le  affermazioni del nostro Tecnico sono inaccetabili da una persona di calcio come lui. Screditare il lavoro di società e dei vari Staff tecnici di essi è ridicolo .Mi chiedo quando mai alcuni di noi ha mai visto dirigenti ho addetti ai lavori  della Nazionale nei propri impianti per vedere di persona come lavorano le Società . A parer mio non può assolutamente screditare così noi Presidenti e Atlete. Il nostro Ct dovrebbe farsi un mea Culpa perchè quello che ho visto io a Cesena non è proprio una squadra con personalità grinta e voglia di Vincere. Giocatrici fuori Ruolo, mi chiedo inoltre da chi partivano le disposizioni dalla panchini ,troppi vogliono comandare e addirittura troppe Bestemmie che tutti in tribuna abbiamo sentito. E’ vero atleticamente in europa ci sovrastano me cè da chiedersi il perchè ,Le giocatrici del san Zaccaria lo sa il Sig. Cabrini e Staff che lavorano tutti i giorni e studiano e alle 19,30 si trovano al campo per allenarsi. Questa è la differenza”

Dal suo profilo FB, l’ ex presidentessa della Lazio Cortani Elisabetta, uno dei primi presidenti ad aver ceduto il proprio glorioso titolo al club maschile, con l’ acquisizione di Lotito, si rivolge con queste dure parole alle illazioni di Cabrini:
“Caro mister Cabrini vai a visionare i campi di tutta Italia e le nostre calciatrici senza raccomandazioni. .. ieri hai dichiarato:”bisogna andare a giocare all’estero. ..” Ma la Giuliani dove gioca? La Manieri dove gioca??? Fai un serio esame di coscienza. … magari il problema è ben altro !”

Ed il presidente del Caprera Calcio Femminile, Roberto Cau, rincara:
Cara Elisabetta Cortani,ci dovrebbe andare lui a l’estero ad imparare qualcosa a spese sue … Non con i nostri soldi.”

Antonio Cabrini sembra godere di relativa credibilità nel settore, e sicuramente, inneggiare un trasferimento all’ estero, con ovvio ulteriore indebolimento del campionato Italiano, e soprattutto esprimere irriconoscenza verso tutti quei club che da oltre 20 anni sostengono il calcio femminile (e la squadra nazionale) con un costante impegno, è sicuramente un atteggiamento più perdente della sconfitta stessa maturata (a tratti ingiustamente) sul campo contro la Svizzera. Il prossimo impegno vedrà le azzurre contrapposte alla Repubblica Ceca, una gara di fondamentale importanza per la qualificazione ad EURO 2017.

Coppa Italia: Mozzanica e Luserna scosse da Inter e Cuneo.  il Milan Ladies avvicenda il primo tecnico.

L’ultimo turno di coppa Italia, vede le grandi prestazioni di Cuneo e Inter che inchiodano al pari le big di Serie A Luserna e  soprattutto Mozzanica.
La Lazio di Lotito continua il momento drammatico e subisce ancora una volta una goleada, questa volta dalla Roma Femminile.
Il Milan Ladies (dopo nemmeno un mese) cambia l’allenatore, arriva Rita Macrì ma il risultato non cambia, la Bocconi la spunta in trasferta con una super Elisa Vai.
L’Atletico Oristano del presidente Flore vince il triangolare di Sardegna e passa al turno successivo. Tutto da decidere tra Real Meda e Como, attendendo il verdetto di Martedì sera.

SUDTIROL vs VICENZA 3:2
JESINA vs GRIFO PERUGIA 1:5
FOLIGNO vs CHIETI 0:7
ROMA vs LAZIO W. 6:0
MARCON vs PORDENONE 1:1
VITTORIO VENETO vs PADOVA 1:0
PRO SAN BONIFACIO vs FIMAUTO VALPOL. 0:1
FIORENTINA vsBOLOGNA 4:0
S.ZACCARIA vs IMOLESE 2:0
S.BERNARDO LU. vs CUNEO S.R. 0:0
NAPOLI DREAM T. vs DOMINA N.A. 0:2
NEBRODIvsELEONORA FOLGORE:
ALESSANDRIA vs MOLASSANA B. 0:3
AMICIZIA LAGACCIO vs ACC. ACQUI 3:0
MILAN LADIES vs BOCCONI MILANO 3:4
TRENTO C. vs AZZURRA S.BART.
RIVIERA DI R. vs CASTELVECCHIO 3:2
VILLACIDRO vs ORISTANO 1:4
RES ROMA vs ROMA XIV 7:0
INTER MILANO vs MOZZANICA 4:4
MUSIELLO AC S.90 vs TORINO 2:3
COMO 2000 vs OROBICA 0:0

Qualificazioni Euro 2017: Italia-Svizzera 0-3, le pagelle delle azzurre

Una brutta sconfitta quella della Nazionale di calcio femminile, allenata da Antonio Cabrini, nel secondo impegno di qualificazione agli Europei 2017 in Olanda. Un pesante 3-0 subito dalla Svizzera, allo Stadio “Dino Manuzzi” di Cesena che sicuramente non rispecchia quello che il campo ha mostrato, in termini di gioco ed occasioni create, dove però la differenza è stata la maggiore concretezza della selezione allenata da Martina Voss-Tecklenburg

Nel primo tempo, infatti, regna l’equilibrio tra le due compagini, disposte in campo con approcci completamente diversi: Svizzera manovriera per sfruttare la velocità negli scambi stretti tra giocatrici del calibro di Dickenmann e Bachmann ed Italia in contropiede, valorizzando le ripartenze  di Melania Gabbadini e Daniela Sabatino. Occasioni da una parte dall’altra, dunque, con le azzurre colpevolmente imprecise al quinto minuto con Martina Rosucci che, dopo un splendido tacco smarcante di Sabatino, spara alto da posizione favorevole. Rossocrociate che non si scompongono e tessono la loro fitta rete di passaggi, sfruttando le proprie qualità tecniche, ed una preparazione atletica migliore. E’ in particolare dai sapienti piedi di Wälti che le elvetiche costruiscono ottime chances con Terchoun e Bachmanno senza però centrare il bersaglio grosso.  Svizzera che però con il passare dei minuti abbassa l’intensità di gioco, concedendo più campo alle azzurre che con la premiata ditta Sabatino-Gabbiadini costruisce un’azione goal in cui è brava l’estremo difensore Thalmann. Sul finire del primo tempo, grande conclusione di Sara Gama, sugli sviluppi di una palla inattiva, ma è sempre attento il portiere rossocrociato.

Nella ripresa emergono le differenze tra i due team soprattutto sotto il profilo mentale. Le italiane peccano ancora di precisione in area senza riuscire a sfruttare le ottime trame costruite sulla catena di destra  da Gabbiadini e Guagni. Una concretezza che invece non manca alle avversarie che nel giro di cinque minuti, al quarto d’ora dei secondi 45 minuti, chiude il conto con una doppietta di Bachmann in cui è tutt’altro che irreprensibile Giuliani nella seconda marcatura. Due realizzazioni che tagliano letteralmente le gambe alle azzurre e, al di là di una rete annullata per posizione di fuorigioco di Sabatino, poco riescono a fare. Sfortunatamente arriva anche il tris svizzero al 87′ sugli sviluppi di una punizione in cui ancora una volta l’estremo difensore italiano non è perfetto sulla conclusione di Crnogorčevic. Il 3-0 finale chiude la sfida e proietta l’attenzione di tutti al 27 Ottobre in Repubblica Ceca dove il match avrà una valenza ancor più importante dopo la sconfitta di oggi.

LE PAGELLE DELLE AZZURRE
Giuliani 4.5: Troppe indecisioni del Koln. Diretta responsabile della seconda marcatura della Svizzera, per non aver coperto il primo palo, esce completamente dall’incontro dovendo raccogliere un altro pallone in rete, dopo la non irresistibile punizione di Crnogorčević.

Bartoli 5.5: Non la miglior Bartoli sulla fascia sinistra e meno propositiva del solito per le scorribande delle elvetiche dalle sue parti. A volte imprecisa negli appoggi non fornisce quella prestazione solida che ci si aspetta da lei

Gama 6: Tra le ultime ad arrendersi, merita la sufficienza per la caparbietà messa in campo sia da centrale che da terzino destro negli ultimi 10 minuti di partita. Una delle figure più importanti della retroguardia azzurra che seppur presente in una sconfitta per 3-0 non ha di certo sfigurato.

Guagni 5.5: In grande difficoltà nella prima metà di gara, soprattutto per le giocate della fuoriclasse Bachmann, costate un cartellino giallo, nella ripresa si riprende sotto il profilo della volontà la precisione non è la solita per l’esterno della Fiorentina.

Manieri 6: Molto bene, soprattutto nel primo tempo, con tempi di anticipo semplicemente perfetti e spesso decisiva nel coprire ad errori nell’impostazione delle sue compagne. Cala un po’ nella ripresa ma la sua prestazione rimane sufficiente.

Cernoia 5.5: Tanta imprecisione per la centrocampista del Brescia, messa in difficoltà dalla tecnica delle elvetiche e poco lucida nel dare dei tempi di gioco ideali alla transizione italiana.

Rosucci 5.5: Tanta quantità ma poco qualità. In estrema sintesi il senso della partita di Rosucci che ha sui piedi, forse, la chance migliore dell’incontro per l’Italia che avrebbe potuto dar un significato diverso alla sfida.

Stracchi 5: Poca personalità per il mediano del Mozzanica che si vede troppo poco in campo forse anche perchè presa in mezzo dagli affondi delle svizzere non ben coperte dal lavoro delle attaccanti Parisi 75’s.v

Giugliano 5: La più giovane in campo, classe ’97, non ripete lo splendido esordio contro la Georgia. Spesso un po’ avulsa dalla manovra non riesce a trovare la sua posizione alle spalle delle punte senza riuscire a dare anche un valido aiuto in copertura. Una prestazione sottotono per lei che tuttavia avrà tempo e modo per riscattarsi  Bonansea 75’s.v

Gabbiadini 6: Grande voglia e applicazione per la calciatrice del Verona. Una spina nel fianco nella difesa elvetica, Melania è stata tra le più positive quest’oggi e merita una sufficienza per come ha saputo giocare per la squadra nonchè la qualità dimostrata.

Sabatino 6: Creatività e sacrificio. Sono queste le doti dell’attaccante del Brescia che anche oggi, a fasi alterne, ha mostrato dei colpi sopraffini, come l’assist di tacco per Rosucci ad inizio incontro. Cala alla distanza per una condizione atletica ancora non al top Giacinti 75’s.v

All.Cabrini 5: Schieramento discutibile per il ct che con il 4-3-1-2 non riesce a dare sufficientemente sostegno in mezzo al campo quando è la Svizzera a palleggiare. I cambi appaiono tardivi, quando forse si sarebbe potuto dare un impulso diverso all’incontro prima.

Fonte: www.oasport.it

Cabrini: “Fiero delle mie donne, ma l’Italia è ancora in ritardo”

Il problema è la quantità. “Se la battuta fosse stata su centomila lesbiche anziché su quattro sarei stato più contento: avrebbe voluto dire che riguardava tante atlete. Mi piacerebbe che l’Italia smettesse di essere la briciola che è adesso nel mondo del calcio femminile: abbiamo dodicimila tesserate, la Germania più di un milione, già questo spiega tutto a livello sportivo. Quanto al resto, inutile discuterne. È un problema culturale profondissimo e non è neppure l’unico”. Antonio Cabrini, il bell’Antonio di una volta, il fidanzato d’Italia, si è portato addosso tante etichette sciocche con nonchalance.
La gaffe di qualche mese fa riguardo alle ragazze che giocano a pallone non lo lascia indifferente, ma trova più utile occuparsi di progetti. “La federcalcio sta investendo, d’ora in avanti i club dovranno avere nel vivaio anche una squadra femminile. Tutti si stanno adeguando e c’è qualcuno, come la Fiorentina, ma non è l’unico club, che ha inglobato anche la prima squadra. Per il salto di qualità bisognerà aspettare la crescita delle calciatrici che adesso hanno 12 anni, ma abbiamo imboccato il percorso giusto”. Oggi a Cesena alle 14,30 (diretta su RaiSport1) le ragazze affrontano la Svizzera, l’avversario più duro del girone di qualificazione europea. La delusione del Mondiale sfuggito ormai è passata e il c.t. guarda oltre.

Poche reclute: colpa anche di quelle resistenze culturali delle quali si parlava?
“Senza dubbio sì. Molti genitori considerano il calcio inadatto alle figlie, ma adesso l’atteggiamento sta cambiando. Gli Stati Uniti sono avanti anni luce, tanti paesi europei hanno una grande organizzazione e danno spazio al calcio femminile. La federazione è soltanto un anello di una catena che deve mettersi in moto: sponsor, media, quello che serve per creare un sistema nel quale le ragazze possano crescere e lavorare a livello più alto”.

Quando l’Italia femminile potrà vincere qualcosa?
“Quando avremo delle atlete prima che delle calciatrici. Tecnicamente queste ragazze sono già brave, ma servono metodologie di allenamento diverso, servono staff adatti. Senza una programmazione adeguata il calcio femminile in Italia non potrà decollare. Serve una crescita sul piano fisico e atletico”.

Per quanto riguarda il movimento però il problema culturale resta.
“Speriamo possa essere superato. A me personalmente di quello che ciascuno fa a casa propria non interessa nulla. I gusti sessuali e tutte le altre abitudini sono questioni personali”.

Per questo si era dissociato tempo fa dall’appello all’outing fatto da Prandelli ai calciatori?
“Guardi, quello è un problema ancora diverso. Se uno vuole farsi massacrare nel calcio, può dichiararsi gay. In altri Paesi magari non ci farebbero caso, qui sarebbe un disastro. Esistono barriere culturali non da poco in Italia. Speriamo che fra vent’anni non ci siano più”.

A proposito di barriere, questa volta geografiche, lei era andato a lavorare in Siria, ora la Morace va in Iran. Esperienze da fare?
“Guerre permettendo, sono da fare senza dubbio. In tante parti del mondo c’è voglia di crescere nel calcio e nello sport in generale. Bisogna aprirsi al mondo, attaccarsi a un calcio eurocentrico allargato al Sudamerica e poco altro non ha senso”.

Intervista completa sulla gazzetta in edicola oggi.


FGCI: via libera ai Centri Federali Territoriali.

“La decisione più importante presa oggi dal Consiglio federale è l’approvazione all’unanimità dei Centri Territoriali Federali”: è particolarmente soddisfatto il Presidente Federale Carlo Tavecchio in conferenza stampa nel presentare l’avvio del progetto definito dal Settore Giovanile e Scolastico su input della FIGC.
I CFT rappresenteranno infatti il polo territoriale di eccellenza per la valorizzazione e la formazione tecnico sportiva di giovani calciatori e calciatrici tra i 12 ed i 14 anni. Il Direttore Generale Michele Uva, entrando nello specifico, ha spiegato: “E’ stato fin dall’inizio uno dei temi più importanti al centro del programma elettore del presidente Tavecchio ed è il nostro progetto più importante dalla costruzione del Centro Tecnico di Coverciano. Abbiamo preventivato da qui al 2020 quasi 9 milioni di euro, ma per noi questi non sono costi, ma investimenti”.
Le esigenze su cui si basa questa innovazione sono: la tutela del talento, la lotta all’abbandono dell’attività sportiva, il monitoraggio dei giovani calciatori nel medio-lungo termine, lo sviluppo di un percorso di formazione tecnico-sportiva coordinato e la definizione di un indirizzo formativo ed educativo centrale.
Il progetto prevede a regime 200 Centri Federali Territoriali, e ogni anno 3500 riunioni e incontri informativi, 30 mila ore di lavoro, il coinvolgimento di circa 10.000 arbitri e 1.200 allenatori qualificati, il monitoraggio di 150.000 ragazzi e 3.500 ragazze. In 10 anni si punta a visionare oltre 830.000 calciatori e ad inserire nel programma formativo più di 15.000 calciatori e 5.000 calciatrici. Il programma prevede attività settimanale (ogni lunedì nei centri già realizzati dalla LND o in impianti in affitto) con atleti tesserati per società non professionistiche. Saranno coinvolte le componenti federali, come ad esempio l’Aia per l’approfondimento delle regole e della promozione del fair play, ed i Settori della FIGC.
A livello tecnico sarà incaricato un responsabile nazionale, 4/5 coordinatori a livello interregionale, 20 coordinatori organizzativi regionali e in ogni centro la direzione tecnica sarà affidata ad allenatori abilitati con un proprio staff che monitoreranno i calciatori più promettenti della zona e si dedicheranno a loro nel corso degli allenamenti settimanali. Nello specifico, il programma tecnico prevede lo sviluppo ed il consolidamento della tecnica individuale, l’applicazione della tecnica nelle situazioni di gioco e la formazione del calciatore ‘pensante’. Lo stesso percorso sarà attivato per il Calcio a 5 con i ‘Futsal Camp’.

Clicca per scaricare il progetto sui Centri Federali Territoriali.

“Quando le ballerine danzavano col pallone”

“Il calcio non è un gioco per signorine”. Questo “famoso” adagio attribuito a Guido Ara, mediano della Pro Vercelli e della Nazionale agli inizi del secolo scorso, rispecchia come è stato visto, e come probabilmente viene ancora considerato, il calcio femminile agli occhi del grande pubblico. Proprio per superare queste barriere culturali le donne hanno dovuto lottare a lungo per poter avere la possibilità di giocare a pallone, come racconta il libro “Quando le ballerine danzavano col pallone” scritto da Giovanni Di Salvo e pubblicato dalla Geo Edizioni. Infatti il testo esamina il calcio femminile non solamente dal punto di vista sportivo ma anche da quello socio-culturale ricostruendo per la prima volta la storia e l’evoluzione di questa disciplina. Proprio il titolo vuole essere quasi una provocazione a tutti gli stereotipi che affliggono questo sport. Associare le ballerine con il calcio significa unire i due punti più lontani, secondo una mentalità anacronistica ma purtroppo ancora diffusa, dell’universo donna. Nell’opinione comune la ballerina rappresenta il massimo della femminilità mentre la calciatrice il punto più basso. Questo libro tenta di abbattere questi pregiudizi perché vuole dimostrare che c’è anche una grande bellezza e una grande dignità nel giocare a pallone. L’opera riporta vari documenti, raccolti durante uno studio durato oltre tre anni consultando varie biblioteche italiane, da cui si evince chiaramente che la lotta delle donne per l’uguaglianza dei diritti è passata anche attraverso il gioco del calcio. Basti pensare che nel 1933, quando sorse la prima squadra a Milano, furono interpellati luminari della medicina, come il Professore Pende di Genova, per verificare se le donne potessero giocare a pallone in quanto si credeva che “rischiavano” di subire danni sotto l’aspetto fisico e riproduttivo. Ma nonostante un “lasciapassare” medico il CONI nello stesso anno vietò categoricamente alle donne di praticare il calcio invitandole a cimentarsi in altre disciplina più “femminili” come l’atletica leggera, il pattinaggio o il tennis. Furono proprio le ballerine delle compagnie teatrali a dare nuova spinta al movimento nei primi anni del secondo dopoguerra, in quanto iniziarono ad esibirsi non solo sui palchi dei teatri ma anche nei campi da gioco, in cui ottennero anche clamorose vittorie contro selezioni di giornalisti uomini. Si dovette però attendere la fine degli anni sessanta, ed un nuovo consulto medico, per poter organizzare dei veri e propri campionati allestiti da alcune federazioni non riconosciute dal CONI. Uno degli epicentri nello sviluppo del calcio femminile fu anche la Sicilia, dove avvenne quasi una “rivoluzione” culturale anche se le ragazze erano costrette a giocare di nascosto a fidanzati e genitori. A piccoli passi il calcio femminile entrò nella famiglia della FIGC e nel 1986 venne inserita in ambito della Lega Nazionale Dilettanti. Nel libro si affronta anche l’arrivo del calcio femminile nei paesi musulmani: dalla Tunisia fino all’integralista Afghanistan.
Un testo che raccoglie frammenti di storia, personaggi e defunte federazioni che rischiano di perdersi nelle pieghe del tempo. Non mancano aneddoti, curiosità e note di colore: dalla calciatrice “Miss Italia” Paola Bresciano fino alle gemelline di Piacenza, che pur di giocare a pallone si travestirono da maschi. Un capitolo esamina il calcio femminile nelle sue altre incarnazioni: il calcio a 5 e il beach soccer.
Il libro, inoltre, è stato molto apprezzato dalle comunità residenti all’estero come testimoniano gli articoli pubblicati su La voce di New York e Oggi Italia (USA), L’eco Siciliano (Argentina), Punto d’incontro (Messico), Il Deutsch Italia (Germania), InfoItaliaSpagna (Spagna) ecc.
“La nostra numerosa comunità presente in Europa e in America, oltre che essere grande appassionata di calcio femminile, è molto legata alla propria terra d’origine.” afferma l’autore Giovanni Di Salvo “Questo libro non solo ha rappresentato un ponte con l’Italia ma anche gli ha permesso di scoprire la storia del calcio femminile nel Belpaese, che vanta un’antica e gloriosa tradizione ai più sconosciuta. Sono stato contattato anche da giornali canadesi, uruguaiani, belgi, inglesi e russi perché anche lì il calcio femminile è molto seguito, come si è visto nei recenti mondiali disputatisi in Canada. Mi fa piacere di essere diventato quasi un ambasciatore di questo sport e mi auguro che anche in Italia i media inizino a prestare più attenzione e a dare più spazio a questa disciplina, come avviene già all’estero”.

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