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I 4 temi tattici della Serie A 2015-16

cco qualche analisi sui temi tattici che dovrebbero accompagnarci da qui a metà maggio nel campionato di Serie A.

DIFESA A TRE ADDIO
Il tema era divenuto d’attualità già l’estate scorsa, quando avevamo sottolineato il sorpasso delle difese a quattro su quelle a tre. Nel 2013-14, nove allenatori su 20 utilizzavano il sistema a tre e il 3-5-2 era il modulo più utilizzato del campionato. L’anno scorso, il rapporto era passato a 6 contro 14. Ora siamo agli sgoccioli. Ai blocchi di partenza, soltanto quattro allenatori adotteranno la retroguardia a tre (Gasperini al Genoa, Iachini a Palermo, Ventura a Torino e Colantuono a Udine) e il 3-5-2 verrà utilizzato da un terzo dei tecnici rispetto a due stagioni fa. Il modulo più utilizzato, come già nella passata stagione, sarà il 4-3-3. Gli equilibri sono completamente mutati e paiono in calo anche gli allenatori che proveranno sia un tipo che l’altro di difesa (a bocce ferme soltanto Allegri, Pioli, Colantuono e Mandorlini sembrano intenzionati a farlo). Come mai? L’onda lunga della Juventus di Conte si è esaurita e i nostri mister hanno capito che altri moduli possono essere più duttili, anche in fase difensiva.

IL LATO-B DEL 4-3-3
Come detto, a farla da padrona è il 4-3-3, adottato da ben otto allenatori. Attenzione, però, a credere che il nostro sia divenuto un campionato offensivista. Non lo è stato nell’anno passato, non lo sarà nemmeno questa volta. Perché c’è 4-3-3 e 4-3-3. Il tridente utopico dai riflessi zemaniani è ormai un ricordo lontano, al punto che nemmeno i discepoli del boemo come Di Francesco possono essere paragonati a quell’idea di calcio. È rimasta l’ossatura, ma la declinazione è profondamente diversa e molto più attenta alla fase di non possesso associata alla ripartenza. L’esempio viene dal Sassuolo (che ha aggiunto un’altra arma da contropiede come Defrel) e l’estremo “contropiedista” è destinato ad arrivare pochi chilometri più in là, dal Carpi di Castori. Che si schiererà con un 4-3-3 di partenza, ma con due centrocampisti mascherati ai lati della prima punta. Aspetterà parecchio e ripartirà, così come faranno molte delle “finte offensiviste”. Perché in Serie A, alla fine dei conti, resta fondamentale non prenderle…

LA FORZA DELL’ORGANIZZAZIONE
Se negli ultimi dieci anni non è mai retrocessa più di una neopromossa a campionato, un motivo ci sarà e dovrebbe portarci a credere che alcune stime al ribasso su apparenti “cenerentole” siano in realtà errate. O, quanto meno, che non considerino un aspetto molto importante nel nostro calcio e in un campionato dai valori tecnici in ripresa, ma pur sempre ben lontano dagli anni migliori. L’organizzazione, la stessa che ha permesso a una formazione imbastita di debuttanti come l’Empoli di Sarri di salvarsi alla grande nella passata stagione. La stessa che permetterà a qualche “perla tecnica” di nascondersi nel calcio agostano, per emergere a campionato in corso finendo per ergersi al ruolo di sorpresa. Massima attenzione sui calci piazzati, apporto collettivo in fase di pressing e di copertura, schemi oliati per alimentare azioni offensive in cui la qualità tecnica non primeggia. Ora come ora è quasi impossibile individuare chi possa rispondere a questo appello, ma di certo – anche quest’anno – verremo sorpresi da un progetto tecnico nato nell’ombra e destinato a stupire (almeno ce lo auguriamo).

IL BRACCIO DI FERRO TRA TATTICA E COLLETTIVO
L’elemento maggiormente interessante, però, resta un tema vecchio come il mondo. Quell’eterno braccio di ferro tra il polso duro di un allenatore e la quasi totale dipendenza dalla qualità dei giocatori in rosa. Mai come quest’anno vedremo la contrapposizione tra i due modelli. Da un lato, ecco le sfide di Sarri a Napoli e Mihajlovic al Milan: riusciranno a portare il “loro calcio” in due grandi squadre? Dall’altro, il modello di Mancini, tornato a investire sul mercato come ai tempi buoni. Sarà abbastanza per spadroneggiare come gli accadeva dieci anni fa? In mezzo, come sempre, Allegri e il suo tentativo di ricostruzione della Juventus. Chissà che, ancora una volta, il buonsenso non finisca per spuntarla sull’idealismo.

Giocare a calcetto? Sì, ma con prudenza

Calcetto croce e delizia dei maschi italiani. Movimenti rapidi, accelerazioni improvvise, preparazione atletica insufficiente e terreno inadatto ad assorbire le sollecitazioni trasformano le partite settimanali, sempre più amate da giovani e meno giovani, in serie minacce per la salute: la maggior parte delle volte le lesioni sono concentrate su ginocchio e collo del piede. Per questo gli esperti mettono in guardia i giovanissimi, ma anche i più maturi giocatori della domenica.

I RISCHI PER GINOCCHIO E PIEDE
Il calcetto è un gioco sempre più praticato, ma anche causa di un numero sempre crescente di infortuni. I più comuni colpiscono le strutture e le capsule legamentose di ginocchio e collo del piede.
Sotto accusa, dicono gli esperti, le dimensioni del campo: più piccole di quelle per il calcio a 11, sono invitanti anche per chi non è allenato o crede di esserlo, perché si pensa di poter resistere al ritmo intenso, invece aumenta il rischio di incidenti.
Inoltre, a creare pericolo è anche la rapidità dei movimenti, che non permettono pause, con accelerazioni continue. Poco adatto anche l´orario della partita: si gioca di solito la sera, quando la temperatura si è abbassata, su campi fatti di un materiale che non assorbe le sollecitazioni. Meglio l´erba alta, come nei campi di calcio, piuttosto che la terra battuta o il tappetino di prato sintetico.

MAI TRASCURARE UN TRAUMA
Se i baby-calciatori giocano di giorno e fanno di solito un allenamento settimanale, i più grandi lo fanno a freddo, magari dopo il lavoro: niente di peggio…
Per evitare guai ortopedici, si dovrebbe entrare in campo solo se allenati, ben riposati e senza cercare alcuna rivalsa ai problemi di lavoro. In caso di infortunio, poi, meglio non fare gli eroi: bisogna subito smettere di giocare e farsi vedere da un medico. Trascurare una lesione, anche minima, potrebbe aggravare la situazione.

La frutta più light e dissetante dell’estate

Benessere e bellezza in estate passano attraverso l´idratazione e la frutta, oltre all´acqua idratante per eccellenza, rimane uno degli alimenti migliori da consumare. È dissetante e leggera ma se dobbiamo fare i conti con la bilancia sappiamo quale scegliere?
Anzitutto, il cocomero e il melone (buonissimi e con poche calorie); ma possiamo puntare anche su altri tipi di frutta.
Per esempio quella tropicale, poco conosciuta, ma buona e nutriente. Unica attenzione, in questo caso. va posta sulla freschezza: si tratta di alimenti importati che, a causa dei lunghi viaggi, possono arrivare nei nostri supermercati già deteriorati.

Cocomero, light e dissetante
Sia il cocomero che il melone apportano acqua e sali minerali in quantità, ma poche calorie. C’è chi preferisce l’uno e chi l’altro, ma a prescindere dal gusto, sappiamo quali sono le differenze che li caratterizzano e quale è migliore per la nostra linea?
Il cocomero con solo 16 calorie per 100 g, è un vero amico delle diete.
E’ privo di grassi e ha pochi zuccheri: il sapore dolce, infatti, non è dato dagli zuccheri, ma da sostanze aromatiche naturali che apportano anche un senso di sazietà. Provate a mangiarne una fetta prima di mettervi a tavola e vedrete che il vostro appetito diminuirà e sarete portati a mangiare di meno. C’è poi un altro vantaggio: non c’è altro frutto in natura che disseti più dell’anguria, che ha la più alta quantità di acqua (il 95%).

Melone, buono e nutriente
In un’immaginaria sfida nutrizionale con il cocomero, il melone uscirebbe vincitore. Ha più calorie (32 per 100 g), ma anche più vitamine e sali minerali. Unica voce che finirebbe in pareggio sarebbe quella delle proprietà dissetanti: nel melone c’è meno acqua, ma pur sempre una quantità elevatissima. In 200 g ci sono oltre 60 g di vitamina C, che protegge la pelle e potenzia le difese immunitarie. C’è anche un’alta quantità di betacarotene, che fa bene alle mucose dell’apparato digerente.

Frutti tropicali, buoni anche se brutti
Sappiamo tutti che la frutta è il migliore farmaco naturale. Ecco una mini guida ai frutti esotici meno conosciuti, con tutte le proprietà più benefiche per il nostro organismo.

La papaia contiene fibra e calcio, oltre a caroteni e carotenoidi, precursori della vitamina A, una buona percentuale di vitamina B e una dose discreta di C. Viene consigliata anche ai bambini perché li aiuta nei processi di crescita e li protegge contro le infezioni.

Il guava. Il suo alto contenuto di vitamina C ne fa un ottimo antiossidante. Contiene anche tante fibre. Insieme, questi due elementi potenziano il sistema immunitario e svolgono una funzione protettiva contro alcuni tumori dell’apparato digerente.

Il litchi, dal punto di vista nutrizionale, assicura una sferzata di energia di pronta e rapida assimilazione. Il merito è degli zuccheri che contiene.

La carambola. Si tratta di un frutto originario della Malesia, ottimo per essere aggiunto anche alle macedonie tradizionali. È ricco di zuccheri, fibra e vitamina C e B. Ha poi un’altra caratteristica che lo rende gradevole alla vista: se lo tagliate, otterrete delle fette a forma di stella da usare come guarnizione.

Lo psicologo dello sport

Come in tutti gli sport la prestazione sportiva è determinata da una molteplicità di fattori ossia la preparazione fisica e le capacità innate atletiche, la capacità tattiche e strategiche, il livello e l’intensità di allenamento, l’alimentazione sana e una vita regolare e la preparazione psicologica. Quest’ultimo aspetto, soprattutto in Italia, è spesso sottovalutato.

Lo psicologo dello sport ha l’obiettivo di sostenere, abilitare e riabilitare le risorse sia dell’atleta che della squadra al fine di migliorare la prestazione atletica.

Cosa fa lo psicologo dello sport all’interno di una società di calcio?…… Prima di tutto occorre chiarire chi è lo psicologo dello sport. Lo psicologo dello sport è un dottore in psicologia che mette a disposizione le sue conoscenze tramite interventi individuali o di gruppo, dello staff dirigenziale, degli allenatori. Lo psicologo non è un tecnico, quindi non eroga servizi concernenti consigli o strategie tecniche e tattiche, ma riveste un ruolo ben definito: quello di esperto di tematiche psicologiche e psicopedagogiche al fine di sostenere l’attività agonistica e di promuovere l’educazione ad una vita sana tramite l’attività fisica.

Lo psicologo dello sport all’interno di una società calcistica può sostenere l’atleta e la squadra a gestire le diverse dinamiche correlate alla competizione (pre-gara, gara, post-gara), a migliorare la gestione dell’ansia, dello stress, delle emozioni, a ottimizzare le capacità attentive e di concentrazione, a incrementare le motivazioni, l’autostima e l’autoefficacia, a prevenire l’abbandono della pratica sportiva (drop out), a promuovere le abilità interpersonali (i processi comunicazionali tra i membri di un gruppo sportivo, tra allenatori e i genitori degli atleti) e la coesione all’interno della squadra, a sostenere l’allenatore nell’organizzazione ottimale dell’allenamento al fine di favorire l’apprendimento e a rendere il calcio (soprattutto per i ragazzini) un’esperienza gratificante e psicologicamente positiva.

Quali sono gli strumenti che lo psicologo ha a disposizione per raggiungere questi obiettivi?…. Il colloquio, sia individuale che di squadra, al fine di costruire un clima di fiducia e fornire informazioni rispetto all’argomento; l’assessment psicodiagnostico in cui vengono utilizzati test, questionari con l’obiettivo di evidenziare i punti di forza e le aree di miglioramento per progettare un intervento ad hoc; il goal setting ossia un intervento sugli obiettivi che svolgono una funzione direttiva, energizzante e che agiscono sulla persistenza; il training propriocettivo ossia un complesso di tecniche volte a lavorare sulla consapevolezza del corpo; il rilassamento al fine di gestire gli stati d’ansia e la tensione psicofisica; una serie di tecniche al fine di controllare il self talk (dialogo interno) ossia l’insieme di credenze e aspettative di ciascun atleta che possono influenzare la prestazione atletica; le tecniche di visualizzazione che consistono nella creazione volontaria di un’esperienza, esclusivamente mentale, che riproduce l’esperienza reale e favorisce la capacità di concentrazione, la fiducia di sé, il controllo delle reazioni emotive, il miglioramento delle abilità tecniche e tattiche ed ottimizza il recupero da infortuni.

Questi strumenti vanno sempre contestualizzati all’interno di uno specifico sport e cultura ed all’interno di ogni società. Lo psicologo dello sport che lavora all’interno di una squadra di calcio femminile dovrebbe tenere in considerazione come in Italia il calcio è considerato uno sport per uomini, infatti, gli eventi sportivi calcistici nei media è in larga parte dominata da notizie riguardanti uomini piuttosto che da notizie riguardanti donne, e come questo possa influenzare le dinamiche intrapsichiche e interpsichiche delle calciatrici rispetto ai colleghi di sesso maschile.

Cavallone Monica
Psicologa e consulente in Psicologia dello Sport
collaboratrice di Mente & Sport – www.mentesport.net

 

 

Gli sport che fanno dimagrire di più

Il ruolo dell´attività fisica, come sostegno della dieta, è essenziale quando si tratta di dimagrire. Quando una persona si sottopone a una dieta dimagrante ben strutturata da uno specialista, l´organismo perde peso bruciando al 70-80% cellule grasse, ma al 20-30% anche muscoli. Ebbene, per ripristinare la parte muscolare perduta, quando poi il regime alimentare torna nella norma e il peso tende a stabilizzarsi, bisogna tenere in esercizio i muscoli, perché solo in questo caso il corpo cerca di ricostruirli.
Altrimenti, viene privilegiata la produzione di grasso.

RICOSTRUIRE I MUSCOLI
Solo se i muscoli rimangono attivi scattano i meccanismi biochimici che spingono lorganismo a rinnovarli. Inoltre, quando il movimento si prolunga per più di 40 minuti, intervengono anche altri sistemi, che portano a utilizzare i trigliceridi per estrarre l´energia necessaria. E anche in questo modo la quantità di grassi si riduce.
Insomma: se volete dimagrire in modo efficace e duraturo, non potrete fare a meno dello sport. L´ideale è almeno un´ora e mezzo di esercizi un paio di volte la settimana. Già, ma quali sport? Quali discipline aiutano a bruciare il maggior numero di calorie?
Abbiamo preparato per voi una classifica, tenendo conto di un´ora di allenamento.

1000 calorie
Il pugilato, la ginnastica a corpo libero, il judo.

900 calorie
Lo sci (discesa in velocità)

800 calorie
Pallacanestro, tennis (singolo), corsa

700 calorie
Scherma (fioretto), sci di fondo, canottaggio

600 calorie
Pattinaggio artistico, pallanuoto, equitazione

500 calorie
Calcio, pallavolo

400 calorie
Nuoto, ciclismo (in pianura)

300 calorie
Golf, tennistavolo, tennis (doppio)

200 calorie
Marcia (alla velocità di 5 km l´ora), bowling

Tutti movimenti di mercato della Serie A

I movimenti in entrata e in uscita delle formazioni di Serie A che si tanno pian piano radunano per preparare l’inizio del campionato.

Il San Zaccaria batte il Riviera di Romagna e resta in Serie A

Grazie alla vittoria firmata Barbieri-Galletti il San Zaccaria batte le cugine del Riviera di Romagna e le condanna in Serie B.

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