In testa alla classifica marcatori con 26 goal in 14 partite, la bomber del Mozzanica, in un trio di capoliste di serie A, sogna di andare all’estero. “Una vita da atleta è quello che voglio e in Italia non è possibile”
Segna quindi sogna. Valentina Giacinti, faccia da scugnizza, sorriso bianco e luminoso, sguardo verso la porta come approdo sicuro, certezza oltre le paure, le delusioni, le scelte degli altri che impongono i cambi di vita. Ventuno gol, tanto per ricominciare. Bum bum, due colpi nella prima partita del girone di ritorno di serie A. E la sfida si accende. Con chi? Tutto da vedere e se volete da scommettere. Con chi? “Bonetti è la mia rivale”, dice Valentina regina della classifica marcatori. Ne è sicura? Verrebbe da chiederle per farla insospettire. Bonetti del Verona è terza con 16 gol. Al secondo posto c’è Panico, della Fiorentina, con 17 gol. Botta e risposta. “E’ proprio brava Giacinti, segna segna tanto”, dice Panico, signora del calcio, madre-gol, 41 anni contro i 20 di Giacinti. Bella sfida però. E bel testimone: da numero nove a numero nove. Ma l’idolo di Giacinti è Melania Gabbiadini. “E’ del mio paese, i miei e i suoi genitori sono amici e i nostri fratelli sono stati battezzati assieme. Che emozione è stato giocare con lei in Nazionale. Non capivo più niente…”
Borgo di Terzo è un paese della provincia di Bergamo. Mille abitanti, più o meno, e il calcio è maschio. Ma Valentina, come la maggior parte delle calciatrici, se ne infischia e a pallone inizia a giocare con i ragazzini, a Entratico però, qualche centinaio di abitante in più. A tredici anni, sostenuta dalla famiglia, il sogno di Valentina continua: nell’Atalanta, dal provino fino alla serie A. E poi non è più il tempo delle favole. Segna quindi sogna di diventare calciatrice… tutta colpa di papà. “Mi sono innamorata prestissimo del calcio. Andavo a vedere mio padre che giocava. Quando mi regalavano le bambole, io staccavo la testa e ci giocavo a pallone”.
Mentre l’Atalanta retrocedeva, lei prendeva la prima difficile, importante, decisione della sua vita: andare via da casa per il calcio. Destinazione Napoli. Mica facile per una cresciuta tra Borgo di Terzo e Bergamo… “Devo ammettere che appena arrivata ero spaventata. Qui da noi le case sono villette, ci sono gli spazi. Lì sono palazzi, vicoli e panni stesi ai balconi. Mi sembrava tutto troppo diverso. Ma questo spaesamento è durato poco. Dopo un mese stavo già benissimo. Era tutto perfetto, i posti, il mangiare, le persone e non volevo andare più via. Poi, i soliti problemi societari, i mancati pagamenti e sono tornata su. Ma in quella stagione sono cresciuta molto e ho conservato belle amicizie”.
Voleva essere Vieri. Fare l’attaccante era una fissazione. E aveva ragione. Con 21 reti ha eguagliato il suo record personale in serie A dell’anno scorso. Le piace segnare. Sì, gli assist “ma dipende che assist – dice Valentina – il gol dà più soddisfazione e poi ci penso tutta la settimana”. Fa vita da atleta. Durante il giorno aspetta gli allenamenti, fa su è giù da Borgo a Mozzanica, quaranta minuti col buio, che di allenarsi al primo pomeriggio non c’è verso perché gran parte delle sue compagne lavora. La domenica è giornata libera. Il resto è film e play station. Il gioco preferito, nemmeno a dirlo, è Fifa. Poi adesso ci sono anche i “pupazzetti” delle donne, le nazionali, Italia compresa. “Eh sì ci sono anche io e mi schiero sempre anche se sono la più scarsa”. Non ama leggere, però si è divorata le biografie di Ibrahimovic e di Vieri. Al cinema va spesso e quando non lo fa recupera i film su dvd. “La vita è bella di Benigni l’ho visto e rivisto. Mi piace il genere ambientato nel periodo nazista, anche se mi fa stare male. Come possono capitare queste cose? Resto sempre incredula e mi sento fortunata ad avere la vita che ho”. Fortunata sì, anche se non è un bel momento ovunque e anche se le discriminazioni sono all’ordine del giorno. “Su tanti argomenti l’Italia è indietro anni luce, le discriminazioni sono in ogni campo. Ognuno dovrebbe interrogarsi sul senso della vita e ognuno deve essere libero di vivere come vuole, com’è. C’è tanta ignoranza in giro”.
Come spesso accade i sogni hanno i loro incubi. Valentina vorrebbe andare a giocare all’estero, ma non vorrebbe mai allontanarsi dalla famiglia. E’ il sogno che frena, ma non frana, sull’incubo della perdita. Andare via, nel suo immaginario, ha un sapore di definitivo. Un’andata senza ritorno. I corsi e i ricorsi. Ci sono cose che si fa fatica a superare anche quando non reggono razionalmente, come la paura dei ladri che entrano in casa. La prima grande paura di un bambino che di solito passa. “Una volta sono entrati davvero i ladri in casa e io da allora ho questa paura. Mi assale prima di andare a letto. Un passo avanti però l’ho fatto: non chiudo più a chiave la porta della camera”.
Paura, separazione, abbandono… stanno tutti lì, intrecciati nel suo stomaco, una cosa legata all’altra. La paura dei ladri, la separazione dei genitori e la perdita della nonna. “La separazione l’ho vissuta male. Napoli è stata una salvezza per me. Son voluta andare via, anche per questo. Adesso ne sto uscendo, sono tre anni ormai… passerà. Vivo con mio padre e mio fratello piccolo. Cucino per loro, anche bene, mi piace la pasta col pesce e il pesce al forno. Mio fratello maggiore vive con mamma”. L’abbandono è un altro concetto, un’asticella che non si abbassa e Valentina ci sbatte contro. Ma chi ha abbandonato chi?. “E’ successo che ero fuori con la Nazionale e nonna stava male ma io sono partita lo stesso. Mentre ero lontana nonna è morta e io ho maledetto quel viaggio”.
La chiamano Panzer, per i gol che fa, non perché fisicamente sia un carrarmato, anzi qualche chilo dovrebbe metterlo su. Un po’ di famiglia la segue anche in trasferta, il nonno invece è sempre presente in casa. “E se perdo mi nascondo perché mi fa la predica”. Per sognare l’estero si è affidata ai procuratori. “Con loro parlo tanto, mi motivano, sono bravi. Com’è vivere fuori dall’Italia l’ho chiesto ad alcune compagne di Nazionale. Mi hanno raccontato una vita da atleta che mi affascina. E’ quello che voglio. Certo mi piacerebbe farlo in Italia, ma siamo ancora troppo lontani qui dal professionismo. Se non cambiano le cose o estero o altro, un paio di anni e devo decidere cosa fare della mia vita”.
Tra il mare e la montagna preferisce il mare. Del calcio femminile apprezza ed esalta la passione e l’onestà. Del maschile non sopporta che non esista più l’attaccamento alla maglia. Valentina è piena di tatuaggi, ci sono quelli dedicati ai genitori, alla nonna e all’amico Allen. Per fare il primo ha chiesto il permesso, e al “fai come vuoi” si è sentita libera di farne quanti ne voleva. E non ha finito… Il piercing alla lingua ha seguito il suo percorso di moda e ora lo ha tolto. Ha un rito scaramantico con Sandy Iannella, venuto così per caso e che si ripete a ogni fischio d’inizio. E’ inammorata, confessa, e insegue cose possibili: lo scudetto col Mozzanica, un posto agli Europei con la Nazionale maggiore di Cabrini. “Tutti sogni realistici”, precisa convinta. Intanto, fuori lista, c’è un sogno appena realizzato. Un sogno che è anche una coccola. “In questo periodo sono un po’ giù e così mi sono comprata la Vespa. Bellissima! I miei avevano sempre detto no alla moto. Hanno ceduto. Di solito faccio shopping per consolarmi, perché non è che ogni volta che sto così così mi posso comprare una moto”. Ride Panzer Giacinti che segna e quindi sogna.
CLASSIFICA CAPOCANNONIERI SERIE A
26 Valentina Giacinti – MOZZANICA
17 Patrizia Panico – FIORENTINA
16 Tatiana Bonetti AGSM VERONA
15 Silvia Fuselli – AGSM VERONA & Daniela Sabatino – BRESCIA
13 Cristiana Girelli – BRESCIA
12 Melania Gabbiadini – AGSM VERONA
9 Patrizia Caccamo – FIORENTINA
8 Manuela Giugliano – MOZZANICA & Valeria Pirone AGSM VERONA
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Fonte: www.corrieredellosport.it