Nei giorni scorsi vi abbiamo parlato degli sviluppi che ha avuto il calcio femminile in quest’ultimo periodo. Oggi cerchiamo di raccontarvi la storia di questo sport che molto spesso vede le giocatrici messe in secondo piano quando, a differenza dei colleghi maschi, scendono in campo con passione e molto spesso compiendo grandi sacrifici per portare avanti una passione.
Perché il calcio femminile, rispetto alle grandi potenze europee, in Italia non è uno sport professionistico. Molti si chiedono ma il calcio femminile quand’è nato? Ecco la risposta.
STORIA
La nascita del calcio femminile risale all’epoca della prima guerra mondiale, in Inghilterra, con la nascita della squadra delle “Signore del Kerr” che a partire dal XX secolo hanno dato vita a questo movimento. Ma chi sono queste “Signore del Kerr”? In quel periodo, a causa della mancanza di uomini (impegnati al fronte), alcune fabbriche iniziarono a dar lavoro alle donne che fino a quel momento erano “emarginate”. Una delle fabbriche inglesi fu la Dick Kerr da cui prende il nome la squadra inglese. Durante le pause, le ragazze si allenavano e ben presto capirono che erano brave quanto i maschi e in alcune circostanze le due compagini si sfidavano nel cortile della fabbrica.
Tutto questo clamore diede vita alla nascita di altre squadre di origini inglesi e non. Secondo il libro “Storia & storie del calcio femminile”, che narra la nascita di questo movimento, le “Signore del Kerr” nel 1917 affrontarono una formazione francese. Anche nella rigida Scozia iniziarono a prender vita squadre in gonnella ma il consiglio dell’associazione gioco calcio scozzese, che riteneva vile che alcune donne prendessero a calci un pallone, proibì ai club associati di affrontare queste ragazze. Ma il divieto duro poco, le inglesi diedero vita a un tour in cui disputarono ben cinque partite. Nel 1921 Oltre Manica si erano formate già 150 squadre e in Scozia si stavano creando le prime squadre. Ma in quell’epoca come giocavano le neo calciatrici? Durante le partite le calciatrici indossavano gonne lunghe e pesanti con dei corsetti.
Nel 1921 le “Signore della Kerr”, che nel frattempo continuavano a lavorare a tempo pieno nella fabbrica, disputarono 67 partite su 121 inviti ricevuti. Ma anche in Inghilterra per il movimento in rosa non fu tutto rose e fiori. Il 5 dicembre 1921 arrivò il provvedimento della federazione inglese che decide di bandire questo sport. Recitava così (noi vi proponiamo la traduzione): “A causa dei reclami fatti a proposito del calcio femminile, il Consiglio si sente costretto ad esprimere il suo parere, ritenendo il calcio inadatto alle donne e per questo motivo non deve esserne incoraggiata la pratica. Il Consiglio richiede, quindi, alle squadre appartenenti all’Associazione di non far disputare tali incontri sui loro campi di gioco”.
Questo divieto costò l’arresto dell’espansione del calcio femminile, che durò fino alla seconda guerra mondiale quando in Svezia, Germania e Norvegia si stavano creando squadre di calcio femminile. Negli anni 60 si iniziarono a formare le prime federazioni regionali e gli incontri internazionali erano molto diffusi.
La prima formazione del calcio femminile, “Signore del Kerr”, restò in vita per 48 anni disputando 828 partite, vincendone 758, pareggiandone 46 e perdendone solamente 24, segnando 3500 gol.
CALCIO FEMMINILE IN ITALIA
In Italia questo movimento nacque nel 1930 quando a Milano venne fondato il Gruppo Femminile Calcistico formato da un gruppo di donne che scendevano in campo con la sottana, rispetto alle inglesi che scendevano in campo con lunghe gonne e corsetti. Nel 1946 a Trieste nacquero ben due squadre: la Triestina e le ragazze di San Giusto; nel 1950 a Napoli venne fondata l’Associazione Italiana Calcio Femminile (Aicf); nel 1959 a Messina si giocò Roma-Napoli che sancì lo scoglimento dell’Aicf.
Nel 1965 a Milano si giocò Bologna-Inter, le cui atlete avevano tra i 14 e i 17 anni, l’allenatrice di entrambe le squadre era Valeria Rocchi che arbitrò anche l’incontro. In quello stesso periodo presero vita anche il Genova e i Giovani Viola.
Per il calcio femminile italiano l’anno zero risale al 1968 quando nacque la Ficf ossia la Federazione italiana calcio femminile. Con la nascita di questa federazione, si dà il via anche al primo campionato a dieci squadre suddiviso in due gironi con criteri di vicinanza geografica. Il primo scudetto – come per i maschi – fu vinto dal Genova che ebbe la meglio sulla Roma. La formazione laziale poi lo vinse l’anno successivo.
Nel 1970 a Roma molte società abbandonarono la Ficf e diedero vita alla Federazione italiana femminile giuoco calcio (Fifgc) con presidente Giovanni Trabucco che durò un solo anno prima di passare il timone ad Aleandro Franchi. Questa neofederazione rispetto alla Ficf era molto ben organizzata e si cominciò a discutere di un campionato di Serie A a 14 squadre e di una Serie B a 24 squadre (divise in 4 gironi); vennero introdotte le visite mediche cui tuttora sono sottoposte le giocatrici. Altre rivoluzioni organizzative portarono al 1986 quando il calcio femminile entrò a far parte della Figc.
Dopo l’ingresso in Figc, il calcio femminile subisce un’altra rivoluzione costituzionale. Nel 1997 i presidenti delle società di A e B eleggono per la prima volta il presidente della Divisione Calcio Femminile: Natalina Ceraso Levati, con serie A (16 squadre), serie B e Supercoppa italiana. Viene successivamente istituito il torneo Under 14 per rappresentative regionali con atlete partecipanti ai tornei pulcini, esordienti, giovani calciatrici per incrementare il numero delle praticanti. Dopo dodici anni, alla Levati succede Giancarlo Padovan con cui viene introdotta la formula a quattro gironi per la serie A/2 in modo da consentire anche alle squadre del sud di essere promosse in Serie A. Con questa riforma la prima squadra del sud a partecipare al massimo campionato fu l’Orlandia 97. Nel 2000 fu creato anche il campionato Primavera obbligatorio per le squadre che militavano nei campionati nazionali.
Attualmente il calcio femminile fa parte del Consiglio del Dipartimento con a capo Alessandra Signorile, presidente della Pink Bari, a ricoprire il ruolo di Coordinatrice.
In questi anni le nostre nazionali giovanili hanno raggiunto traguardi importanti. La nazionale under 19, guidata dal ct Corradini, nel 1999 ha vinto l’Europeo in Francia battendo in finale la Norvegia per 1-0. Molto più recente è lo storico terzo posto della Nazionale Under 17 al Mondiale in Costa Rica. Le azzurre allenate all’epoca da Enrico Sberdella, ora in Under 19, conquistano prima un terzo posto all’Europeo in Inghilterra, e poi il bronzo mondiale battendo ai rigori il Venezuela. Le azzurrine scrivono un pezzo importante di storia del calcio italiano diventando di fatto la prima nazionale giovanile a vince una medaglia mondiale.