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Harrison e Valeria Pirone, addio al Verona? Longega tra Champions e derby col Chievo…

Dopo la qualificazione in europa, il grande tecnico di calcio femminile Renato Longega dovrà sistemare la sua rosa, che durante la stagione ha perso qualche pedina fondamentale, e dovrà pertanto ristrutturarsi per ripartire nel tornando della Champion’s League al meglio delle possibilità del suo club.
Voci di corridoio sembrano vedere lontane dalla città del balcone, due indiscusse protagoniste del finale di stagione, il portiere Harrison, e il bomber Valeria Pirone.
Per la bomber Pirone si vocifera un grande interessamento della stella emergente Valpolicella, sempre più legata al professionismo del Chievo Verona, ma anche interessamenti da Napoli, Firenze e Tavagnacco.
Harrison potrebbe cercare una nuova collocazione, e si vocifera che potrebbe essere Sabrina Tasselli il portierone del retrocesso Riviera di Romagna,  ad approdare in gialloblù.
A Verona invece pare si punti ad un mercato internazionale, con l’ arrivo alla corte di Longega di alcune stelle dal nord europa, notizia di cui si attende l’ ufficialità, e che riporterebbe Verona ai fasti che le competono, a difesa di un secondo posto da migliorare, di una Champions League da disputare, e di un derby con la sponda Chievo Verona che vede un Valpolicella, nonostante la Serie B, fare passi da gigante.
Verona resta una grande calamita per calciatrici di talento e fama.

Claudia Mercurio: è credenza diffusa che le donne non capiscano niente di calcio ma questa è una presunzione di molti uomini

Oggi alle ore 18.30 presso il Gran Caffè Gambrinus, Piazza Trieste E Trento, Napoli, Rogiosi Editore presenta il libro ‘Il tempo del calcio’ di Claudia Mercurio. Con l’autrice interverranno: Massimo Caputi, Italo Cucci, Rosario Bianco. Modera: Gianni Ambrosino.
Il testo affronta il mondo del calcio dal punto di vista femminile, con un approccio decisamente diverso rispetto al solito: È credenza diffusa che le donne non capiscano niente di calcio ma questa è una presunzione di molti uomini.
Partendo da questo ragionamento, quindi, Claudia Mercurio affronta il tema calcistico con gli occhi curiosi di una donna intelligente, che nel libro ricostruisce, partendo dalle origini, la storia dello sport più popolare al mondo incrociandola con quella dei suoi interpreti più famosi. Con l’Autrice interverranno Massimo Caputi, Italo Cucci e l’editore Rosario Bianco. Modera Gianni Ambrosino.
Classe ’85, ex miss Campania, laureata in giurisprudenza e giornalista pubblicista, Claudia Mercurio è una show-girl ideatrice e autrice di programmi televisivi.
Alla presentazione de ‘Il tempo del calcio’ , interverranno istituzioni politiche e cittadine, oltre a personaggi dello sport, del giornalismo e dello spettacolo.

USA: approvata la legge per la parità di salario tra calciatrici e calciatori

Il Senato americano ha approvato una legge importantissima, soprattutto per il suo valore simbolico: potrebbe aprire la strada a leggi che regolino la parità di trattamento economico tra uomini e donne.

All’inizio di maggio, la Senatrice Patty Murray e altri 21 deputati democratici hanno lanciato un’indagine per capire quale fosse il trattamento economico riservato alle calciatrici, scoprendo che le donne della Nazionale di calcio USA, vincitrici del titolo mondiale e di tre medaglie d’oro consecutive alle Olimpiadi, guadagnavano il 25% in meno dei calciatori.

Così, due giorni fa il Senato ha approvato all’unanimità una legge che introduce la parità di salario tra uomini e donne nella Nazionale di calcio. «Non si tratta solo di soldi. Ma è un messaggio che mandiamo alle donne e alle ragazze del paese e di tutto il mondo – ha dichiarato la Senatrice Patty Murray -. La disparità di retribuzione tra le calciatrici e i calciatori è emblematica di quanto stia accadendo in tutto il paese».

Di fatto si tratta di un problema che non riguarda solo i singoli paesi, ma l’intera FIFA.Per la vittoria ai mondiali di calcio, la nazionale tedesca maschile ha ricevuto un premio dalla federazione internazionale di ben 35milioni di dollari, mentre la nazionale femminile americana ne ha guadagnati solo 2milioni.

In quest’ottica, la decisione del Senato americano potrebbe spingere altre nazioni a chiedere una parità di trattamento economico tra calciatrici e calciatori. Una disparità che in Italia è a dir poco abissale, senza contare che nel nostro paese solo i calciatori possono essere sportivi professionisti. Soprattutto una disparità di trattamento che non riguarda solo lo sport, ma il sistema economico in generale.

Sempre dall’altra parte dell’Oceano, infatti, è in discussione il Paycheck Fairness Act – la legge che introdurrebbe a livello federale pene severe per trattamenti economici diversi tra uomini e donna, e l’obbligo per i datori di lavoro di dimostrare che la differenza di salario non sia dovuta alla differenza di genere. La legge finora è stata bloccata dai parlamentari Repubblicani, ma la Senatrice Murray spera di riuscire a farla approvare quanto prima: «Invito tutti i miei colleghi a mettere da parte le questioni di partito e di metterci a lavorare tutti insieme».

Speriamo che prima o poi, anche dalle nostre parti qualcuno decida di seguire l’esempio americano: abbattere le discriminazioni di genere nello sport vuol dire spianare la strada per abbatterle in tutta la società.

Milena Bertolini: per la finale dimenticarsi di oggi

In settimana era stata chiara con le proprie calciatrici: “Dimenticare lo scudetto”. Milena Bertolini è stata accontentata e alla fine della partita contro il Mozzanica plaude le proprie ragazze: “Nell’arco della settimana piano piano si sono rimesse con la testa sulla Coppa Italia, perché quando abbiamo ripreso gli allenamenti martedì il pensiero era ancora tutto ai festeggiamenti. Sono felice per loro, che abbiano ritrovato la concentrazione con il passare dei giorni perché se vogliono diventare calciatrici di livello la strada da fare è questa”.
Un derby vinto nettamente contro l’unica squadra che in stagione mai il Brescia aveva battuto.
“Non avremmo mai pensato di battere il Mozzanica 5-1 prima della partita, ma si deve essere realisti e dire che questa è lo specchio della partita di andata in campionato quando perdemmo noi 4-0. Era un risultato eccessivo quello, lo è quello di oggi, loro han avuto un’occasione nei primi minuti senza segnare, noi invece alla prima occasione siamo subito andate a rete e così via nel corso della gara che ci ha visto molto ciniche. La differenza sta tutta qui”.
L’attacco oggi è stato implacabile, quando nel corso della stagione più volte lo si era rimproverato di essere poco cinico.
“Quest’oggi effettivamente si è concretizzato quasi tutto, dopo il 3-0 poi è stato tutto molto più facile, ma oggi si è ritrovata quella vena realizzativa che in passato ci è mancata”.
Come si prepara ora una finale distante due settimane.
“prima di tutto siamo felicissimi di aver raggiunto questo primo traguardo, perché è sempre un grande risultato accedere ad una finale. Adesso andremo incontro a questa sosta che ci porterà via molte calciatrici per gli impegni della Nazionale, per preparare la gara avremo solo due o tre giorni al loro rientro, quindi non molti, e le condizioni da oggi saranno completamente diverse. Dovremo dimenticare in fretta la partita di oggi”.

Esclusivo: dopo la delusione Champions, nuova maglia per Patrizia Panico?

Patrizia Panico, bomber di razza, capace di vincere per dodici volte da sola ed altre due volte ex aequo[3] il titolo di capocannoniere della Serie A (superando complessivamente il record di Carolina Morace, che vanta 11 vittorie “solitarie”), segnando quasi seicento reti in più di cinquecento partite giocate, indossando le maglie di Lazio, Torino, Modena, Milan, Bardolino, Bardolino Verona, AGSM Verona e Torres e Fiorentina Women’s FC, potrebbe salutare Firenze.

Fino a Gennaio, la sua Fiorentina Women’s FC, era in corsa per ogni obiettivo, campionesse d’ inverno e zona Champions League fino agli ultimi 90 minuti di campionato.
E nella fatal Verona, squadra proprio della ex Patrizia Panico, anche quell’ ultimo fondamentale obiettivo è incredibilmente svanito per l’ equipe viola di Fattori, che a Settembre era stata anche eliminata dalla coppa Italia nel secondo turno.

Patrizia Panico, secondo indiscrezioni di settore, potrebbe cambiare nuovamente casacca.
La bomber romana, che anche quest’ anno ha dato sfoggio di essere un fenomeno vivente, facendo registrare oltre 20 reti nella classifica delle marcatrici, potrebbe approdare alla Lazio, terminando la sua leggendaria carriera in biancoceleste.

Federica D’Astolfo: le emozioni del Mapei e le difficoltà della Reggiana Calcio Femminile

«Abbiamo vissuto un momento irripetibile per il movimento dello sport femminile, per la Figc e anche per Reggio che ha dato un contributo fondamentale alla riuscita dell’evento». L’ex arbitro internazionale Roberto Rosetti, coordinatore della finale Champions di calcio femminile, traccia un bilancio molto positivo dell’esperienza reggiana. «La migliore cartolina di questa finale è lo stadio pieno di famiglie e bambini – dice Rosetti -, le frecce tricolori che solcano il cielo, un’atmosfera di pace e di gioia quale dovrebbe esserci sempre in uno stadio di calcio». 

La giornata di giovedì, che ha visto il trionfo del Lione sul Wolfsburg, è stata vissuta con emozione soprattutto dalle donne del calcio: dalle giovani che sognano un giorno di calcare gli stessi prestigiosi palcoscenici, alle ex calciatrici che sono impegnate a promuovere il loro sport e hanno vissuto oltre a tante gioie anche amarezze e difficoltà legate alla mancanza di considerazione di cui gode questo sport in Italia. «E’ stata una grande emozione – dice Federica D’Astolfo, allenatrice della Reggiana femminile, fresca di panchina d’argento -. Un evento come questo ripaga di tanti sacrifici e difficoltà. Ho realizzato il sogno di vedere il calcio femminile in una cornice adeguata, con un’organizzazione perfetta e la bella atmosfera della Champions». 

L’obiettivo degli organizzatori, Figc in testa, è stato quello di sfruttare la finale, per la prima volta in Italia, per rilanciare il calcio femminile. Gli addetti ai lavori non si fanno però illusioni, specie chi da troppo tempo attende che alle parole seguano i fatti. «La speranza però che stia cambiando qualcosa c’è – dice Federica D’Astolfo –. La finale di giovedì ha dimostrato che se si investe nel calcio femminile si arriva a dei buoni risultati, di pubblico, di sponsor, di qualità del gioco espresso dalle squadre». 

La realtà di tutti i giorni, oltre la scintillante vetrina della Champions, è fatta di grandi difficoltà e le vicende della Reggiana femminile non fanno eccezione. «Per quanto mi riguarda devo ancora decidere se allenerò il prossimo anno la Reggiana – prosegue la D’Astolfo -. Devo parlare con la società. Quest’anno è stata una stagione molto impegnativa. Ci siamo salvate ma vorrei che le ragazze potessero lottare per traguardi più prestigiosi e c’è un po’ di frustrazione per il fatto che dobbiamo accontentarci di questi obiettivi. Siamo una squadra giovanissima e sono contenta di aver dato cinque ragazze alle nazionali under 16 e 17, ma servirebbero più investimenti per attrarre qualche ragazza con maggiore esperienza da affiancare alle altre. La presidente Betty Vignotto e il nostro sponsor Barcom, che non ci ha mai abbandonato, sono preziosi e per fortuna che ci sono loro. Ma una squadra con questa storia merita l’attenzione anche da parte di altri soggetti».

Filosport Castellana Calcio Femminile alza la Coppa Puglia

La Filosport alza la Coppa Puglia e sigla il double stagionale (il secondo in 2 anni da quando la scorsa stagione si è formata questa giovane società di calcio femminile). Dopo aver conquistato il campionato Regionale Puglia serie C di calcio a 11 femminile, la società ASD Filosport Castellana vince la finale di Coppa Puglia per 2 a 1 contro l’Atletico Melpignano, giocata domenica 15 maggio a Faggiano (TA).

Grande soddisfazione per il Mister Michele Fera: “E’ stata una partita bellissima ricca di emozioni e colpi di scena. Onore agli avversari che hanno lottato fino alla fine dei 2 tempi supplementari. Volevamo anche questo trofeo dopo aver vinto il campionato. Un grazie in primis alla società e in particolare alla famiglia Filomeno che ci permette di credere ancora che il calcio femminile è possibile dalle nostre parti. Un grazie ovviamente anche alle mie giocatrici, abbiamo lavorato sofferto ed esultato insieme per raggiungere i nostri obiettivi. Sono orgoglioso di loro. Ora ci prendiamo una piccola pausa e poi subito al lavoro per realizzare il sogno di partecipare al campionato nazionale di serie B.”

La società fa sapere che nei prossimi giorni avrà importanti incontri con sponsor che vogliono avvicinarsi alla nostra realtà. Nella prossima stagione per affrontare il campionato di serie B, serviranno partners pronti ad investire in questa società. Tutta la Filosport si augura di rivederci il prossimo anno in serie B.

La finale di Coppa Italia sarà Brescia – Verona: appuntamento il 12 giugno a Firenze

Sarà Brescia – Verona la finale di Coppa Italia femminile 2016: le due squadre che hanno rappresentato l’Italia nella Champions League appena conclusasi a Reggio Emilia con il successo del Lione ai rigori sul Wolfsburg, si affronteranno il 12 giugno a Firenze. Ieri, doppia vittoria in trasferta per le due finaliste: l’AGSM Verona si è imposta sul Castelfranco (3-1) quest’anno brillante seconda nel girone C di Serie B, mentre il Brescia ha superato nel derby lombardo il Mozzanica (5-1).

Panchine Oro e Argento, premiazioni tra applausi e qualche polemica

La premiazione dei migliori tecnici di calcio femminile, è avvenuta contemporaneamente alla finale di Champions League femminile tra Lione e Wolksburg, nella fantastica sede del CERE di Reggio Emilia.
I lavori di tale evento, condotti dall’ allenatrice del Brescia Femminile, Milena Bertolini e terminati con la presenza di Morgana e Ulivieri, hanno sucitato interesse e applausi ma hanno anche provocato qualche perplessità all’ interno del panorama del Calcio Femminile Italiano, soprattutto a livello nazionale.

La votazione per tali riconoscimenti è stata inserita in un contesto formativo di due giorni, in cui hanno trovato spazio il preparatore atletico del Brescia, Fabiana Comin del Verona ed il grande Mister Eusebio DI Francesco.
Nella procedura per la votazione, avvenuta Mercoledì’ in apertura di giornata, il primo errore formale è accaduto con l’ errore nella lista dei tecnici aspiranti alla panchina d’oro, nell’ elenco era stata omessa l’ allenatrice del Bari, Cardone, protagonista tra l altro di un finale di stagione esaltante, meritevole di attenzione.

Avvenuta la prima votazione, da parte degli aventi diritto al voto, dopo circa un ora tale votazione è stata resa nulla per alcuni “errori”, e quindi è stata organizzata una seconda votazione, in cui appunto è stata inserita in lista anche Cardone, tecnico del Bari Femminile, e si è riorganizzata la lista degli aventi diritto al voto, togliendo tra le altre l’ allenatrice professionista Giammanco Micol, che aveva invece ricevuto diritto di voto nella prima tornata, pur senza aver allenato alcuna squadra di calcio femminile.

Alla votazione hanno preso parte tutti i tecnici presenti di calcio femminile, e non solo i tecnici di A e B, hanno avuto accesso gli istruttori di ogni categoria giovanile femminile, compresi i tecnici di primavera e giovanissime presenti in loco, i mister in seconda e i mister dei portieri. I tecnici che non hanno frequentato tale corso di aggiornamento a pagamento, posizionato nei giorni di Mercoledì e Giovedì,  non sono invece stati interpellati nella votazione.

Per il secondo anno di seguito è stata eletta panchina d’oro dai colleghi e dalle colleghe Milena Bertolini, tra gli applausi dei partecipanti.
Per il secondo anno consecutivo è stata eletta panchina d’argento dai colleghi e dalle colleghe, Federica D’astolfo, con qualche rumorio nell’ aula durante l’ atto della proclamazione tenuto dal grande Renzo Ulivieri.

Non tutta la platea ha gradito il fatto che per il secondo anno  di fila la D’astolfo, vincesse il premio, dopo il terz’ultimo posto conseguito dalla sua formazione nella corrente stagione, la giovanissima squadra della Reggiana Barcom Femminile.

L’ ultimo intervento deciso è stato quello del Mister del Verona, Renato Longega, che ha reclamato parità di opportunità tra i generi, poiché per le donne, a detta del pluriscudettato allenatore veronese,  la strada verso i corsi di formazione è in discesa, mentre per gli uomini è terribilmente  in salita, così come per l’ attività di formazione nei corsi Uefa C e B sul calcio femminile, dove le uniche docenti possono essere donne, mentre uomini che allenano da anni il femminile, anche con ottimi risultati, vengono esclusi per differenza di genere.

Una importante tappa legata alla formazione dei tecnici in rosa, con l’ assegnazione di importanti riconoscimenti ai tecnici di calcio femminile italiano, a cui la redazione fa arrivare i suoi complimenti.

Queste le votazioni:
Panchina d’oro, Serie A:
PRIMA CLASSIFICATA
Milena Bertolini ( Scudetto, Quarti di Champions e Finale di Coppa Italia)
SECONDA CLASSIFICATA
Nazarena Grilli ( 4° classificata in A, Semifinale coppa Italia)
TERZO CLASSIFICATO
Renato Longega (qualificato Women’s Champions League)

Panchina d’ argento, Serie B
PRIMA CLASSIFICATA
Federica D’ Astolfo ( 8° classificata Serie B girone B)
SECONDO CLASSIFICATO
Antonio Cincotta ( 1° classificato Serie B girone A)
Ashraf Seleman ( 2° classificato Serie B girone D)

 

Giocano le donne? Meglio, ci sono più spettatori che per la Juve!

«Che vengano sempre loro, per favore!». Al bar del Mapei di Stadium di Reggio Emilia, quello in cui gioca il Sassuolo in Serie A e che quindi ospita anche Juventus, Milan e via dicendo, sono sicuri di non aver mai venduto tanto e anche in biglietteria la stessa cosa. «Nemmeno per le partite di campionato con le big si riempie così» spiegano. Confermano i vigili urbani: in una serata di maggio hanno fatto lavoro extra perché in 19mila sono andati a vedere a giocare a calcio le donne. Sì, loro sono le donne, quelle che Sinisa Mihajlovic, neo allenatore del Torino, ha detto poco più di un mese fa che di pallone non dovevano nemmeno parlare.

Non donne qualunque, ma le finaliste della Champions League femminile ospitata nello stadio reggiano, per la prima volta in Italia, con due giorni di anticipo rispetto all’ultimo atto del torneo maschile di San Siro fra Atletico e Real Madrid. Qui ci sono Olympique Lyonnais e Wolfsburg. O meglio francesi e tedesche. Più semplice dire così per tanti allo stadio, la maggior parte degli quali a vedere una partita di calcio femminile non ci erano mai andati. E tutti, compresa chi scrive, si sono pentiti subito di non averlo fatto prima.

«Non è come vedere gli uomini – dice una signora – è meglio, c’è più armonia nel gioco, meno falli. Vedo cose peggiori alle partite di mio figlio che ha nove anni». È venuta con il marito e il figlio appunto. Perché? «Per le frecce tricolori (sono passate sopra lo stadio prima del fischio d’inizio n.d.r), perché avevamo sentito la pubblicità, ci sembrava una cosa diversa dal solito e costava poco». Sarebbe meglio dire che costava pochissimo. 10 euro per la tribuna, 7 per le curve. Giusto per fare un paragone i biglietti per la finale a Milano di sabato sera costavano ufficialmente fra i 70 e i 440 euro, ora li hanno in vendita solo alcuni siti e si parte da 1500 euro.

Economicamente parlando il calcio è fra gli sport dove la parità è un’utopia anche dove le giocatrici sono professioniste, cosa che non accade in Italia. Agli ultimi Mondiali, la Germania ha avuto 35 milioni di dollari di premio per il titolo maschile, le donne statunitensi appena 2. La francese Necib, in campo ieri, considerata una novella Zidane, ne guadagna 95mila l’anno. Fosse un uomo ci sarebbero molti più zeri. Allo stadio però forse non si sarebbe stata la ola, 4 volte, applausi a ogni bella giocata e neanche un fumogeno.

L’emozione e i commenti guardando la partita sono però gli stessi. Gli «oh» quando si sbaglia un gol fatto e gli applausi per una bella giocata. «Che fisico!» si lascia scappare un ventenne in tribuna, ma aggiunge anche «sembra Pirlo al femminile», perché i termini di paragone sono tutti maschili. A tutte le età. «Tu ne conosci delle bambine che giocano a calcio?» chiediamo a un bambino di sette anni venuto con il papà e lo zio. Lui sgrana gli occhi e dice un no come se fosse impossibile e come se non stesse guardando delle donne che giocano a pallone.

Gran parte degli spettatori italiani sono ragazze che praticano questo sport. E allora si chiede un commento tecnico: come giocano? «Meglio di noi» dice ridendo un gruppo di Bergamo che spiega: «per chi non lo ha mai visto è un gioco meno fisicorispetto agli uomini, ma ci si arriva con la corsa, la tecnica e gli schemi». Queste giocatrici erano andate anche a vedere la nazionale a Verona l’anno scorso. «Era gratis e c’era la metà della gente». Non se ne aspettavano tanta nemmeno a Reggio Emilia, ma c’è chi è venuto da lontano come le ragazze della Nocerina e quelle di Arezzo la descrivono come l’unica occasione di vedere «chi fa il nostro sport ad altissimo livello». Le più emozionate sono le bimbe di San Marino. Hanno fra 7 e i 12 anni, giocano a calcio e hanno accompagnato in campo le finaliste.

Ci sono i tedeschi e i francesi ovviamente a seguire le squadre. Qualche pullman organizzato, ma anche tanti che hanno deciso di prendersi qualche giorno e fare un week end lungo. È il caso di Jerome, francese che vive nel sud della Germania. Ha preso la macchina e poi andrà anche a Firenze. «Sono sempre stato appassionato della squadra maschile, da qualche anno seguo anche le donne. Sono più avvicinabili, mi sembra uno sport più pulito, meno facile all’imbroglio». In Italia solo la Fiorentina, fra i grandi club ha una squadra femminile. All’estero questa è stata la strada per far avvicinare i tifosi al calcio donne e per permettere loro di allenarsi come lavoro non dopo il lavoro. Detto con le parole di Patrizia Panico, icona del calcio femminile azzurro: «Se la Juventus decidesse di avere una squadra di donne, l’impatto per il movimento sarebbe grandioso». I numeri sono lontani: in Italia le tesserate sono 22.564, in Germania 250mila, in Francia 170mila.

Chi, per la cronaca, volesse sapere chi ha vinto dovrebbe adattare una battuta dell’inglese Gary Lineker. «Il calcio è un gioco semplice: 22 uomini rincorrono un pallone per 90 minuti, e alla fine la Germania vince». Per le ragazze funziona invece così: il calcio è un gioco semplice in cui 22 donne rincorrono un pallone per 90 minuti (1 a 1), più supplementari e rigori (5 a 4) e alla fine vincono le francesi. Non francesi qualunque. Il Lione ha vinto dieci campionati di fila e tre Champions League. La migliore in campo? Casacca lionese e nazionalità giapponese per Saki Kumagai, classe 1990, già campione del mondo con la nazionale del sol levante nel 2011.

Gli unici scontenti sono i venditori ambulanti di panini. Si trovano lontano dallo stadio, tornando alla macchina, lasciata non proprio a due passi perché i parcheggi, non grandi come quelli dell’Allianz Arena di Monaco, erano pieni. Le regole Uefa non hanno permesso ai loro mezzi loro di mettersi al solito posto vicino al campo. Hanno le facce lunghe anche alcuni tifosi tedeschi, ma non poi più di tanto quando mangiano la piadina consolatoria, superati dalle biciclette dei reggiani. La maggior parte allo stadio ci sono andati così.

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