Partnership Master Sole 24 Ore
Home Blog Pagina 4968

Chieti Calcio Femminile – Res Roma: presentata la partita alla stampa

“Vietato sbagliare” … questo l’imperativo per il Chieti Calcio Femminile che attende la visita della Res Roma: appuntamento sabato 11 marzo alle ore 15.00 allo Stadio “G. Angelini” di Chieti.

Dopo la bella prestazione in Coppa Italia con la vittoria contro la Roma in trasferta, alla ripresa del campionato dopo la pausa le neroverdi devono puntare a tre punti importanti che muoverebbero la classifica. Mancano ora sette partite alla fine e come sottolineato in conferenza stampa da Penelope Riboldi saranno sette finali.

“La squadra sta beneha spiegato RiboldiAver vinto in Coppa Italia è stato importante mentalmente anche se abbiamo giocato contro una squadra di Serie B, ci ha ridato morale. Ho buone sensazioni in vista del match di sabato. Io sono stata fuori per infortunio e ho saltato tante partite quindi fremo, voglio aiutare la squadra: sono convinta che abbiamo i mezzi per salvarci, a dirla tutta avremmo potuto fare anche meglio. Sono carica e spero di trasmettere questa mia energia anche alle altre ragazze. Vorrei che ci fosse una bella cornice di pubblico perché può intimorire la squadra avversaria vedere tanta gente: dobbiamo sfruttare il fatto di giocare in casa. D’ora in avanti saranno sette finali perché purtroppo non si può più sbagliare, dobbiamo cercare di fare più vittorie possibile e prendere il maggior numero di punti, contro qualsiasi avversario dovremo avere la mentalità di portare a casa la vittoria”.

Mister Lello Di Camillo ha ribadito quanto affermato da Riboldi:
“È vietato sbagliare, sappiamo benissimo che ci aspettano sette partite decisive, ma adesso pensiamo a quella di sabato che ci deve portare punti, l’affrontiamo con il massimo impegno, vedo la squadra vogliosa di fare risultato. La classifica è quella che è, sarà un match difficile, penso che non dobbiamo nasconderci, ma tirare fuori il meglio per conquistare i tre punti. Calendario alla mano sabato qualche nostra concorrente prenderà qualche punto visto che c’è anche uno scontro diretto, il Luserna poi gioca in casa, dunque noi non potremo essere da meno.
Ho provato un nuovo modulo in Coppa Italia e mi ha soddisfatto: ho rivisto qualcosa in difesa e rafforzato il centrocampo, avevo in mente queste variazioni già da qualche partita, ho cambiato per cercare di diminuire alcune lacune che abbiamo mostrato durante il campionato.
Adesso servirà anche l’apporto del nostro pubblico perché le ragazze sentono la pressione del risultato ed avere più persone ad incitarle dagli spalti può far bene”.

Sabato scaligere a Torino

Riprende, dopo la lunga sosta per gli impegni della Nazionale, il massimo campionato con le gare della quinta giornata di ritorno.
Le ragazze dell’Agsm Verona questo sabato con inizio alle ore 15,00 saranno impegnate sul campo del San Bernardo Luserna. Si gioca sul sintetico dello Stadio “Don G. Mosso” di Venaria Reale alle porte di Torino.

La formazione piemontese occupa l’undicesima e penultima posizione in classifica con dieci punti ed è alla disperata ricerca di punti per agganciare la zona play-out ad una sola lunghezza. Sulla panchina delle torinesi non siede più l’ex gialloblù Tatiana Zorri sostituita da Elisa Miniati.

Le veronesi, che in campionato non vincono in trasferta dal 19 novembre, vogliono tornare ad ottenere i tre punti anche lontano dalle mura amiche.
Le cinque nazionali azzurre (Gabbiadini, Di Criscio, Galli, Boattin, Giugliano) e l’elvetica Thalmann rientreranno da Cipro per gli impegni di nazionale solamente nel tardo pomeriggio di giovedì e pertanto mister Longega potrà valutare le condizioni delle veronesi ed allenare la squadra a ranghi completi solamente nella seduta di rifinitura prevista per il primo pomeriggio di venerdì prima della partenza in pullman alla volta di Torino.

I precedenti:
Sono tre i precedenti tra veronesi e torinesi, due risalgono alla scorsa stagione quando le gialloblu si imposero nettamente sia tra le mura amiche (7-1) che in trasferta (0-3). All’andata della corrente stagione le veronesi si sono invece imposte tra le mura amiche 5-0.

Le ex:
Nessuna atleta in forza al Verona può vantare trascorsi nel Luserna. Una sola ex gialloblù milita nella compagine torinese: si tratta di Silvia Vivirito che iniziò la sua carriera calcistica nella formazione primavera del team scaligero.

Le probabili formazioni:
San Bernardo Luserna: Russo, Greppi, Tosetto, Prencipe, Tudisco, Vivirito, Mazzucchetti, Ippolito, Pisano, Cama, Pinna.
Allenatore: Elisa Miniati.
Agsm Verona: Thalmann, Rodella, Di Criscio, Pavana, Boattin, Galli, Soffia, Nichele, Giugliano, Gabbiadini, Piemonte.
Allenatore: Renato Longega.
Arbitro: Marco Paletta (Lodi).
Assistenti: Andrea Mattaglia (Collegno) e Matteo Maero (Pinerolo).

Il programma della quinta giornata di ritorno di Serie A e le designazioni arbitrali:
Cuneo – Tavagnacco (De Angeli di Milano)
Chieti – Res Roma (Singh di Macerata)
San Bernardo Luserna – Agsm Verona (Paletta di Lodi)
San Zaccaria Ravenna – Como (Faraon di Conegliano)
Mozzanica – Fiorentina (domenica ore 15,00)
Brescia – Jesina (domenica ore 15,00).

Calcio femminile, Cyprus Cup 2017: Italia, così non va!! Cabrini deve guardare più al campionato

Cara Italia, così non va!! L’undicesimo posto nella Cyprus Cup 2017 è un brutto segnale per il calcio femminile nostrano. Tre sconfitte in quattro incontri rimediate nell’ormai abituale torneo di preparazione sono dei riscontri preoccupanti per Antonio Cabrini.

L’appuntamento del Campionato Europeo in Olanda si avvicina (16 luglio-6 agosto) ed i dubbi sono molti. In primis le convocazioni del ct nostrano, forse, troppo ancorato ad un gruppo bisognoso di ricambio. Al di là delle disponibilità date dai club per l’evento cipriota, la “miopia” nei confronti di alcune giocatrici appare evidente ben prima della competizione menzionata.

In particolare le assenze di giocatrici del calibro di Valentina Giacinti, Ilaria Mauro, Tatiana Bonetti, Patrizia Caccamo e Rosalia Pipitone hanno destato qualcosa più che qualche perplessità. La squadra vista nel torneo citato non ha mostrato compattezza nei reparti e la figura carismatica di Melania Gabbiadini non è bastata per creare quel collante necessario per raggiungere traguardi prestigiosi.

Guardando proprio agli Europei, il raggruppamento con Germania e Svezia, oro ed argento delle Olimpiadi di Rio 2016, già sulla carta è durissimo. Se vengono a mancare coesione e qualità la salita si fa ancor più ripida. In questo senso, sembra che Cabrini, al di là delle scelte discutibili, non riesca ad incidere neanche a livello emotivo sulla compagine.

Il continuo giustificarsi sul livello di gioco della Serie A, quando del campionato si è tenuto conto fino ad un certo punto, ha più i crismi dell’alibi che del dato di fatto. Se è vero che la realtà non professionista italiana rappresenta un ostacolo nel confronto con le altre selezioni, lo è altrettanto la mancata valorizzazione del materiale umano a disposizione.

Una presenza maggiore di donne nella governance delle istituzioni sportive

In Inghilterra, è stata lanciata una campagna che ha lo scopo di incoraggiare l’aumento delle presenze di donne nella governance delle istituzioni sportive, che attualmente, considerando i paesi del Regno Unito, corrisponde al 30%. Tale quota è in linea con il codice che disciplina questi istituti, ma enti come la Football Association, la Rugby Football Union, e la Cricket Board, rischiano di perdere le sovvenzioni del governo, perchè non raggiungono tale percentuale.
Lunedì, la FA ha approvato all’unanimità una serie di riforme per la sua corporate governance, compresa la riduzione di dieci membri, stabilendo l’ingresso di tre membri di sesso femminile entro il 2018. A novembre, Kelly Simmons, dirigente della FA, aveva dichiarato: “E’ ben documentato che Heather Rabbatts è l’unica donna  presente nell’elenco dei membri, ma c’è la volontà di aumentare la presenza di sesso femminile il prima possibile, perché è la cosa giusta fare. Abbiamo anche bisogno di preparare talenti, che possano assumere ruoli di leadership nel settore sportivo in futuro “.
Trentatré dei sessantotto organi di sport che ricevono fondi,  ancora non raggiungono l’obiettivo del 30%, con associazioni del calibro della Rugby Football League e la British Paralympic Association a rischio, considerando che il numero di donne che lavorano in questi istituti sono in calo del 6% rispetto al 2014.
Ruth Holdaway, CEO di donne nello sport, ha dichiarato: “Il settore dello sport ora capisce chiaramente la propria responsabilità verso il pubblico che finanzia. Lo sport britannico capisce anche che la diversità di genere a livello di leadership è positivo per il business”.
Di conseguenza, le donne nello sport chiedono di superarlo l’obiettivo del 30% per la diversità di genere nei consigli, e attuare un cambiamento più ampio, per incoraggiare le donne nel business dello sport, e per sostenere il loro sviluppo.
Al fine di sostenere l’industria e consentire che i progressi si concretizzino, “donne nello sport” ha emesso una  c.d. “Manuale per il cambiamento”, con tanto di raccomandazioni per tutti gli istituti  d’Inghilterra e del Galles, per aiutarli ad affrontare la disuguaglianza di genere. Ecco alcuni punti:
– sviluppare una strategia di assunzione di talenti  e conservarli in modo efficace;
– promuovere una vasta gamma di pratiche di lavoro flessibili, con l’obiettivo primario di attirare e trattenere più donne nell’organizzazione, per il  beneficio di tutti;
– coinvolgere uomini e donne per raggiungere l’obiettivo condiviso della parità di genere. Evitando gli stereotipi di genere che limitano le donne a certi ruoli, e le escludono dagli altri;
– modernizzare le strutture e le pratiche organizzative, per consentire a più donne di raggiungere l’apice delle organizzazioni stesse. Questo include il fatto di riconsiderare le elezioni rigide da parte di alcuni organi, con prevalenza di sesso maschile, che in pratica, hanno l’effetto di escludere alcune donne dalla possibilità di essere elette.
Il CEO di Sport UK, Liz Nicholl, ha commentato: “Come ente sportivo della nazione, UK Sport sostiene pienamente la campagna di oltre il 30% di donne nello sport.  Siamo lieti di vedere che questo sta cominciando ad essere realizzato in tutto il nostro settore, ma sappiamo che si potrebbe e si dovrebbe fare di più”.

Carolina Morace spaccatutto: “In Italia poco considerata. All’estero accolta come Mourinho”

L’8 marzo, Festa della Donna e in Italia è tutto un tripudio di mimose e servizi giornalistici dedicati al “gentil sesso”. Una giornata per lavarsi la coscienza, rispetto agli altri 364 giorni all’anno nei quali delle donne, soprattutto nel calcio, non parla nessuno. Allora abbiamo deciso di interpellare una che ha fatto la storia di questo sport, sia come giocatrice che come tecnico ed è stata costretta a emigrare all’estero per vedere riconosciuti i propri sforzi. Parliamo di Carolina Morace, 52 anni, simbolo del football in rosa di casa nostra e sempre in prima linea per i diritti delle donne.

L’ex attaccante della Nazionale, con la quale ha segnato 105 reti complessive in 153 presenze, da poco è stata nominata Responsabile delle selezioni femminili di Trinidad e Tobago, isola del Centroamerica che conta 1,5 milioni di abitanti. Si occupa sia della Nazionale maggiore che di quelle giovanili, ovvero l’Under 17 e l’Under 20.

Cioè, tanto per intenderci: una che ha vinto 12 scudetti nell’arco di 14 anni (dal 1984 al 1998) con le maglie di Trani, Lazio, Reggiana, Milan, Torres, Agliana, Verona e Modena, tutti conclusi con il titolo di capocannoniere della Serie A e vanta nel palmares il riconoscimento di Uefa Golden Player dell’Europeo femminile di Norvegia-Svezia 1997, prima donna ad allenare una squadra maschile (la Viterbese) e poi a diventare ct della Nazionale italiana femminile dal 2000 al 2005 e di quella canadese dal 2009 al 2011 con la quale ha vinto la Women’s Gold Cup nel 2010, si è dovuta rifugiare nei Caraibi a 4 ore di fuso orario. Un «buen retiro», dal quale non smette di osservare i problemi che non vanno nel nostro paese ma dove è stata accolta “come se fosse arrivato Mourinho”.

Carolina, la Festa della Donna ha ancora un significato per te?
“Vivendo all’estero, in paesi come Canada e Australia è una ricorrenza che non ha senso di essere celebrata. In Italia invece sì. E’ vero che siamo in tutti i settori della società, ma non nei consigli di amministrazione, veniamo sottopagate, anch’io come avvocato circa il 20-25% in meno, insomma non c’è lo stesso trattamento. Poi per una ex calciatrice, che vede il panorama internazionale, certo che c’è da festeggiare”.

In Italia i due problemi principali sono l’età anagrafica e la mentalità?
“L’età in sé non è un problema ma l’ignoranza di una certa età. C’è una larga parte di persone che ha una cultura molto limitata, quella che ti passa la tv. Quando ero in Australia, avendo come assistente una insegnante, ho visto delle circolari che venivano diffuse nelle scuole e riguardavano l’atteggiamento che bisognava tenere verso gli studenti transgender. Una questione che da noi farebbe scandalo. Quindi, se non cominciamo dall’educazione nelle scuole, non cambieremo mai. All’estero stride ancora di più questa situazione. I 3mila anni di storia del nostro paese sono evidenti, al confronto con gli altri. Anche se non abbiamo i protocolli ci arriviamo con il ragionamento, ma in alcuni aspetti rimaniamo indietro. Perché è un paese gestito da vecchi, che passano solo quello che sanno. Non hanno idee innovative. Insomma, siamo messi male”.

Eppure nel ’99 era arrivata una chiamata che ha fatto storia: allenare la Viterbese, formazione maschile in serie C1. Su quell’esperienza, breve, si è parlato molto.
“Ognuno ha travisato i fatti come gli faceva più comodo. Gaucci si è comportato con me come con gli altri allenatori. Non è finita perché ero una donna. Ma se un presidente mi viene a dire chi deve giocare non lo accetto. Magari un uomo è più accomodante. Ma ci sono differenze tra uomini e donne che sono naturali”. 

Facci qualche esempio.
“Nel mio ambito, nell’accademia mista in cui allenavo, il ragazzino lo devi frenare perché vuole essere più bravo del suo compagno: avere il tiro più forte, fare più gol. Non è così con le ragazze, che preferiscono essere amiche di quella o quell’altra. Per questo non propongo gli stessi allenamenti. Se all’uomo dici di fare un 5 contro 2, i due che sono in mezzo vanno ai duecento all’ora. Non è così per le donne. Le esercitazioni sono tutte studiate per gli uomini. E’ così nella società italiana. E’ tutto un mondo da ripensare”. 

Tornando a te, com’è che una professionista con la tua esperienza è finita nei Caraibi?
“Mi sono dovuta trasferire per lavoro, voglio essere chiara. Quando è arrivata la crisi ho resistito per un periodo, anche partecipando a trasmissioni televisive dove mi facevano i complimenti e si stupivano perché non sbagliavo i congiuntivi ma poi offerte concrete per tornare ad allenare non ce n’erano. La scelta, anche nel calcio femminile, purtroppo ricade sempre sugli uomini. Ma è normale, se a scegliere sono sempre loro. Qui in Trinidad e Tobago, invece, c’è una Federazione che investe nel calcio femminile, nonostante la popolazione ridotta, però il presidente ci crede e stanzia tutto il possibile in questo settore. I fondi della Fifa, almeno qui, non vengono usati per certi interessi ma per far crescere il calcio femminile”. 

Ma l’ambiente com’è?
“Abbiamo tutto il necessario, con strutture molto belle e con il mio staff ho la possibilità di allenare tutti i giorni le mie giocatrici. E’ chiaro che è un paese in cui devi stare attenta a chiudere la portiera dell’auto, vedere che nessuno ti segua. Ma nel contempo c’è un grande entusiasmo, gente che mi ferma per la strada e mi ringrazia. E non abbiamo ancora fatto una partita ufficiale. Però la notizia è stata diffusa con grande risalto e quindi lavoriamo per lasciare un segno nel presente e nel futuro”. 

C’è una giocatrice, in Italia o all’estero, che può essere la tua erede?
“In Italia no. Perché non si trattava solo di giocare ma di essere paladina di alcuni diritti. Noi se non avevamo il preparatore atletico e pure bravo ci incazzavamo. Oggi non vedo tutto questo. La mia è una generazione che si incazzava. Questa è una generazione che gioca con i telefonini, con i social, non hanno contatti con la realtà. Forse l’unica che mi viene in mente è Kelly Smith, inglese che ha vestito la maglia dell’Arsenal. Anche Marta Vieira da Silva, brasiliana attaccante del Rosengård è bravissima tecnicamente, però io cerco di dare valore all’intelligenza calcistica. Ci sono tante brave giocatrici ma non con quella caratteristica”.

Nel calcio maschile? Hai contatti, persone con le quali ti confronti?
“Ho un ottimo rapporto con Michele Uva, direttore generale della Federcalcio, che al di là delle competenze calcistiche è una persona con cui ho un ottimo rapporto. Altri contatti con il mondo sportivo italiano, per il resto, quasi nulli. Non mi è stato proposto nessun incarico internazionale, nonostante sia laureata. Forse perché sono troppo poco politica. Oppure perché lo sono troppo”. 

Ma se ci fosse la possibilità di tornare, magari in un ruolo dirigenziale, accetteresti?
“Certamente sì. Ma per ora mi sento più rispettata e stimata qui. Quando sono arrivata sembrava fosse sbarcato Mourinho. Non me la sento più di tornare in un ambiente in cui lotti in solitaria senza nessuno che ti sostiene. In Italia mi dà molto fastidio un aspetto: un allenatore uomo che vince viene riconosciuto mentre una donna no. Io ne sono l’esempio. Con il Canada ho vinto quello che equivale all’Europeo ma quando si dice: chi sono gli allenatori che hanno vinto all’estero, il mio nome non esce mai. E quell’anno abbiamo battuto gli Stati Uniti, formazione numero uno al mondo. Che il Canada, allenato da uno staff totalmente italiano e che da uno studio della Fifa sia risultata la squadra meglio allenata dove le giocatrici esprimevano la velocità maggiore in varie categorie non è minimamente menzionato. Ho fatto molto come giocatrice e come allenatrice e se fossi stata uomo, come minimo, anche senza panchina oggi sarei almeno commentatrice di Sky”. 

E’ stato appena riconfermato alla Federazione, ma una chiamata o un messaggino da Tavecchio non sono mai arrivati?
“Sono consapevole di essere stimata dal presidente Tavecchio, tra l’altro l’unico che ha fatto qualcosa per il calcio femminile. Certo, se ci fosse stata una influenza maggiore di qualcuno che conosce meglio il settore sarebbe stato diverso. Aprire le porte delle società maschili alla realtà femminile è stata una strada giusta. Ma si doveva fare qualcosa anche per la Nazionale. Sta andando male, il divario con le altre formazioni si sta ampliando. Hanno ancora le mie relazioni in sede, di quando la allenavo, dove avvisato che il gap era in crescita. Bisogna dare strumenti in più nel marketing e nella comunicazione, oltre a un sostegno maggiore. C’è chi dice: se il femminile non vince nulla non si può dargli di più. Ma il rugby maschile cosa ha vinto? Eppure hanno avviato un progetto serio, pur continuando a non avere risultati”. 

Sembra che di sassolini Carolina Morace ne abbia parecchi da levare.
“Guarda, basti pensare che nella Hall of Fame sono stata la prima ad essere inserita, poi Patrizia Panico e Melania Gabbiadini. Ma vi invito ad andare a vedere chi era Elisabetta Vignotto. Il fatto che lei non sia presente grida vendetta. Sarebbe dovuta entrare prima di me. E’ stato come cancellare Gigi Riva dal calcio italiano. Personalmente, ad essere la prima, mi sono sentita imbarazzata e infatti l’ho contattata”. 

La Nazionale femminile italiana, guidata da Antonio Cabrini, non sta andando molto bene. Ha perso 3-0 contro la Corea del Nord, 4-1 dal Belgio e 6-0 dalla Svizzera. E anche le altre selezioni, guidate da uomini, non brillano. Ma come mai così poche donne sulle panchine azzurre?
“Ti dico solo che io nella mia carriera sono sempre stata abituata a basarmi sui risultati. Ma finché di questi non si tiene conto e vengono indicati allenatori uomini che non hanno dimostrato molto non si andrà lontano. Ma se una mamma non vede un futuro per la figlia, perché mai dovrebbe incoraggiarla a scegliere il calcio?”.

Camilla Labate, Res Roma: “Giocare nel migliore dei modi per il bene della squadra”

Classe ’99, talentuosa attaccante della Res Roma e della Nazionale Under 17, Camilla Labate da diversi anni veste la maglia giallorossa ed ora si accinge a guidare da capitano la Res Roma nel torneo Arco di Trento.  Nonostante la giovane età il suo palmares vanta due scudetti Primavera, 4 titoli regionali e diverse presenze in Serie A.

Sta per iniziare il torneo Arco di Trento: quali sono i vostri obbiettivi? E i tuoi personali?
“Il nostro obbiettivo comune è sicuramente la vittoria! Abbiamo voglia di riscattarci dalla sconfitta in finale dello scorso anno. Il mio obiettivo? Giocare nel migliore dei modi per il bene della squadra e, quindi, poter fare un bel torneo.”

Per la prima volta indosserai la fascia di capitano: cosa rappresenta questa opportunità per te?
“Portare la fascia da capitano rappresenta per me un grande onore: mi sento molto vicina a questa società che, ormai, è diventata per me una realtà stupenda e diversa da tutte le altre del mondo calcistico femminile.”

Come giudichi il tuo percorso fatto finora con la Prima Squadra?
“Credo che stia facendo un buon percorso basato soprattutto su una crescita personale e calcistica, infatti, grazie all’aiuto delle mie compagne e di mister Fabio Melillo, sto crescendo in un nuovo ruolo che si sta rivelando bellissimo ai miei occhi.”

Tra le veterane, quale rappresenta per te un punto di riferimento?
“Un mio punto di riferimento e soprattutto di ispirazione è Arianna Caruso che, nonostante l’età, la ritengo un’atleta completa e perfetta, sia a livello mentale che a livello calcistico.”

Domenica scorsa c’è stata la prima gara del campionato Primavera vinta allo scadere. Come giudichi la vostra prova?
“Credo che l’ansia della prima partita abbia un po’ pregiudicato il nostro atteggiamento in campo nel primo tempo; nella ripresa, grazie alle parole del mister e alla nostra voglia di vincere la partita, siamo riuscite a fare meglio e a dimostrarci convinte fino alla fine, e infatti abbiamo trovato il gol vittoria al novantatreesimo, ed è stata una gioia infinita.”

Quali sono i tuoi sogni e le tue ambizioni future?
“Il mio sogno è di poter continuare a fare ciò che amo: giocare a calcio. Mi auguro di poter indossare sempre la maglia giallorossa a livello professionale e non più dilettantistico”

Sandro Mencucci: Calcio femminile discriminato. Berna-Inter…

Il presidente della Fiorentina Women, Sandro Mencucci, ospite di Radio Toscana ha parlato in una intervista presso gli studi della radio della situazione della squadra femminile, non prima di aver parlato anche del maschile e di due gioielli viola. Riportiamo qui di seguito quanto detto e riportato sul sito http://www.firenzeviola.it/.
“Chiesa andava a scuola con mia figlia ed è un’emozione unica vederlo giocare in maglia viola, per me e per chi tifa Fiorentina. Lui e Bernardeschi sono due perni della squadra.

Le voci sull’Inter?
Non meritano neanche replica, loro non si discutono. Il loro valore può anche aumentare, non importa, perché loro hanno un grande attaccamento alla maglia. E’ normale che un calciatore debba pensare anche alla propria carriera e salire di livello ma è anche giusto che ci sia riconoscenza per chi ti ha lanciato nel calcio e formato come calciatore. E loro hanno dimostrato di essere uomini.

La Fiorentina Women’s?
Bisogna combattere le discriminazioni nel calcio perché le nostre calciatrici quando smetteranno di giocare non avranno un euro di contributo versato. Non è ancora stato pensato al fondo di solidarietà e se un club fallisse senza averle pagate, non vedrebbero un euro. Inoltre c’è un tetto ai salari, quello della Lega Dilettanti, che è di 24 mila euro annui lordi. Dobbiamo pensare a come cambiare questo sistema.

Stadio nuovo?
So che è uno dei più bei progetti d’Europa anche perché rappresenterà Firenze.

Della Valle distaccati da Firenze e Fiorentina?
Li conosco da 15 anni, amano Firenze e la Fiorentina, poi se c’è una annata che va meno bene..può succedere”.

Impegno esterno per la Federazione Sammarinese

Tre settimane di pausa per prendere una boccata d’ossigeno ma soprattutto per ricaricare le batterie in vista del rush finale di stagione.
Con la salvezza ormai in cassaforte, la Federazione Sammarinese si tuffa nelle ultime nove giornate di campionato con l’obiettivo di confermare i progressi fatti e di continuare a scalare posizioni per chiudere la prima avventura in serie B nella colonna di sinistra della classifica.

Al momento sono diciassette i punti di vantaggio sull’ultimo posto. Un margine più che rassicurante per vivere senza patemi l’ultima parte della stagione ed andare a caccia dei tre contro tutte le avversarie, a partire già da domenica prossima quando la squadra di Fabio Baschetti renderà visita all’Udinese. Una sfida tra neopromosse nella quale le biancazzurre vorranno riscattare il ko patito all’andata quando le friulane si imposero 1-0 con un gol di Blarzino.

Quando mancano nove giornate alla fine del campionato, resta ancora aperta la corsa salvezza, con il Pescara ultimo a meno cinque dal Gordige e a meno sei dalla Virtus Padova. Sono queste con ogni probabilità le tre squadre che cercheranno di evitare l’ultima posizione. Entusiasmante anche il braccio di ferro per il primo posto che vale la promozione in serie A.
Il Vittorio Veneto, che domenica giocherà in trasferta contro la Virtus Padova, guida con due punti di vantaggio sul Sassuolo che riceverà la matricola Arezzo. Un duello che si annuncia entusiasmante, con lo scontro diretto già disputato.
Saranno, pertanto, le altre compagini che dovranno affrontare le due contendenti al trono a fungere da ago della bilancia del campionato. Tra queste anche la Federazione Sammarinese che domenica 19 marzo riceverà all’Ezio Conti di Dogana il Sassuolo.

Maria Piovani e la sua avventura al Levante: Mozzafiato esordire contro il Valencia!

Cresciuta come mediano e poi plasmatasi in questa parentesi iberica come difensore centrale. Maria Piovani, classe 1997, chi se la scorda?! Lunga la sua trafila tra le giovanili dei pluridecorati Milan e Monza, successivamente importante l’avventura a Meda, vetrina di partenza per l’esperienza spagnola.
Adesso a Valencia, in forza al Levante, sta sempre più affermandosi come puro libero di vera qualità italiana, una scuola dal tacchetto facile sempre più apprezzata e ricercata nella Liga.
Una pedina “Made in Italy” che certo “La Giovane Italia” non si poteva far scappare.

Come mai questa scelta di andare in Spagna?
“E’ stata una opzione inaspettata per tutti, anche per me. Ma quando una società come il Levante, importante club della Liga, con sede a Valencia, trova un interesse nei tuoi confronti è difficile dire di no. Impossibile concretamente resistere.”

Per una giocatrice non ancora ventenne, quanto è difficile lasciare casa e partire all’estero?
“All’inizio è stato difficile, non semplice lo ammetto: stare lontano da casa, dalla famiglia e dagli amici e conoscenze, devi affrontare il mondo con le tue stesse mani, ma sono contenta di essere riuscita a superare tutte le difficoltà con estrema tranquillità.”

Cosa ti ha sorpreso del Levante? Cosa della Liga?
“Anche se la società è grandissima, nessuna giocatrice viene trascurata, ma soprattutto mi ha sorpreso l’attenzione verso il calcio femminile, che purtroppo in Italia è assente. Un’organizzazione ammirevole ed inusuale.
La Liga, invece, è come si suole dire “Loca”, tradotto letteralmente dal castellano “Pazza”. In qualsiasi partita può succedere di tutto, niente è scontato. Né per il Barcelona, né per l’Espanyol.”

La squadra più emozionante da affrontare?
“Sicuramente il Valencia, nel derby cittadino, molto sentito da tutti i sostenitori di ambo le fazioni chiamate in causa.
Pensate che è anche la partita in cui ho esordito e che non dimenticherò mai… Mi rimarrà dentro!”

Come tutti gli happy ending… Tornerai in Italia?
“Si, penso di tornare in Italia, anche se il Levante mi ha chiesto di rimanere e la “Città del Riso” è un posto stupendo.
Adesso, l’obbiettivo è concludere nel miglior modo il campionato, dato che ci stiamo giocando il titolo.
Al termine della corrente stagione, però, spero di trovare una società che possa accogliermi e dove possa giocare, esprimendo al massimo le mie qualità.”

Fase Elite dell’Europeo: dal 15 marzo raduno a Roma, il 25 l’esordio con la Germania

Inizia il cammino della Nazionale Under 17 Femminile verso la Fase Elite del Campionato Europeo, che dal 25 al 30 marzo vedrà le Azzurrine opposte a Germania, Polonia e alle padrone di casa dell’Inghilterra. E’ un girone molto impegnativo quello che attende la squadra guidata da Rita Guarino, a cominciare dall’esordio di sabato 25 marzo (ore 14 locali, le 15 italiane) al ‘Keys Park Stadium’ di Cannock contro la Germania campione in carica e vincitrice di 5 delle 9 edizioni dell’Europeo sin qui disputate.

Sarà sempre il Keys Park Stadium di Cannock ad ospitare lunedì 27 marzo (ore 14 locali, le 15 italiane) il secondo incontro con la Polonia, mentre giovedì 30 marzo (ore 14 locali, le 15 italiane) l’Italia affronterà l’Inghilterra sul campo del Centro Tecnico Nazionale di Burton upon Trent. Accederanno alla Fase Finale, in programma dal 2 al 14 maggio in Repubblica Ceca, le sei vincitrici dei gironi e la miglior seconda classificata:

Le 19 Azzurrine convocate per la seconda fase dell’Europeo si raduneranno mercoledì 15 marzo al Centro di Preparazione Olimpica Giulio Onesti all’Acqua Acetosa, dove si alleneranno per una settimana per poi partire giovedì 23 marzo alla volta dell’Inghilterra.

L’elenco delle convocate

Portieri: Roberta Aprile (Pink Sport Time), Gloria Ciccioli (Jesina), Camilla Forcinella (Verona);
Difensori: Elena Crespi (Inter Milano), Maria Luisa Filangeri (Nebrodi), Sofia Meneghini (Verona), Nadine Nischler (Norimberga), Vanessa Panzeri (Como), Chiara Ripamonti (Inter Milano);
Centrocampisti: Bianca Bardin (Vicenza), Giada Greggi (Res Roma), Elena Nichele (Verona), Maddalena Porcarelli (Jesina), Martina Tomaselli (Trento Clarentia);
Attaccanti: Sara Baldi (Mozzanica), Asia Bragonzi (Inter Milano), Federica Cafferata (Ligorna 1922), Elisa Polli (Jesina), Angelica Soffia (Verona).
Staff – Tecnico: Rita Guarino; Vice allenatore: Massimo Migliorini; Segretario: Daniela Censini; Preparatore atletico: Franco Olivieri; Preparatore dei portieri: Cristiano Viotti; Medici: Piergiorgio Drogo e Lorenzo Proietti; Fisioterapista: Daniele Frosoni; Video Analista: Marco Mannucci; Nutrizionista: Natale Gentile; Tutor scolastici: Tiziana Caliandro e Monica Tamburri.

Le gare delle Azzurrine
25 marzo – ITALIA-Germania (Cannock)
27 marzo – Polonia-ITALIA (Cannock)
30 marzo – Inghilterra-ITALIA (Burton upon Trent)

DA NON PERDERE...