L’inizio degli europei ha riservato molte sorprese, dalla vittoria dell’Italia all’Islanda che ferma il Portogallo. E una rivelazione e’ arrivata anche dalla tv, dove gli spettatori del “Grande Match” su Rai 1 hanno potuto scoprire Katia Serra, un’ex giocatrice che parla con competenza di calcio fra mostri sacri come Arrigo Sacchi e Marco Tardelli.
Non era scontato, anche perche’ per le donne in Italia il calcio e’ un tabu’ e farsi prendere sul serio e’ ancora piu’ difficile quando si e’ carine, bionde e con gli occhi chiari. “Il mondo del pallone resta un ambiente fortemente maschilista”, spiega all’Agi la 43enne bolognese, ex calciatrice di serie A in Italia e Spagna, ricordando le “occhiatine o battute inopportune” che ha dovuto subire gia’ quando partecipo’ a “Pomeriggio mondiali” durante Brasile 2014.
“Non e’ stato affatto facile”, spiega Katia, “sono 5 anni che lavoro in Rai e fin quando mi sono occupata di calcio femminile non ho incontrato nessun ostacolo, ma nel momento in cui ho cominciato a commentare il calcio maschile ho riscontrato numerose avversita’”.
“Il grande match” ha ricevuto diverse critiche sui giornali perche’ nello sforzo di unire l’intrattenimento all’analisi tecnica, avrebbe banalizzato la parte sportiva. Ma di certo, accanto a ex calciatori come Federico Balzaretti, a giornalisti come Ivan Zazzaroni e alla squadra di Raisport, Katia Serra non ha sfigurato con la sua precisione e acutezza nei commenti tecnici. Del resto la “Candreva del calcio femminile” (l’accostamento e’ suo) ha la competenza acquisita sul campo in 30 anni di carriera: 25 presenze in nazionale e un gol, 316 presenze e 70 gol in Serie A, la conquista di una Coppa Uefa, tre Coppe Italia, tre Supercoppe italiane, un Oscar del calcio come migliore calciatrice nel 2007.
Ora Katia e’ riuscita ad approdare e a farsi valere anche in tv. Moderna, decisa e preparatissima su ogni argomento che riguarda il calcio, spera di fare da apripista a tutte quelle donne che vogliono far carriera come commentatrici dei programmi sportivi in tv. “Spero che il mio esempio sia trainante, conosco moltissime donne competenti a cui non viene data la possibilita’ di poterlo dimostrare, in questo ambiente non e’ semplice imporsi o riuscire a farsi scivolare addosso, occhiatine o battute inopportune”.
Alla base del divario tra uomo e donna spiega Katia “c’e’ il fatto che il calcio per gli atleti maschi rappresenta un lavoro e una volta lasciato il campo possono comunque restare nel mondo del pallone riciclandosi o come allenatori o come commentatori, la donna purtroppo non puo’ mantenersi solo giocando a pallone e sia durante il corso della carriera sportiva sia dopo deve dedicarsi ad un lavoro che le permetta di vivere”. L’esempio della Serra potrebbe fare scuola e chissa’ che un giorno anche in Italia non si possa assistere a una partita di cartello commentata un duo Caressa-Bergomi al femminile.