“Carolina Morace, la “Special One” come coach d’eccezione, insieme al tecnico portoghese Josè Mourinho, in occasione della partita evento allo stadio Atzeca di Città del Messico tra il Legends Team FIFA ed una rappresentativa locale di All Star, alla presenza di autentici fuoriclasse, vincitori in carriera del prestigioso Pallone d’Oro, come Ronaldinho, Luis Figo e Fabio Cannavaro. Tra le stelle in campo anche campioni del calibro di Eto’o, Boban, Seedorf, Albertini, Puyol. Oltre all’ex capitano azzurro Cannavaro, c’erano anche Ciro Ferrara e l’ex nerazzurro “Spillo” Altobelli.
Per la Morace, quindi, un incarico davvero prestigioso, del resto la sua carriera è ineguagliabile: nativa di Venezia, da calciatrice è scesa in campo con l’Italia ben 153 volte, segnando in totale 105 reti, partecipando a sei Campionati d’Europa, nel 1991 ha partecipato anche al primo Campionato del Mondo che si è svolto in Cina. Detiene un record assoluto, in campo maschile nessuno ci è mai riuscito, quello di aver segnato con la maglia della Nazionale ben 4 gol nel mitico stadio di Wembley contro l’Inghilterra. Ha realizzato oltre 500 gol in serie A, vincendo 11 volte la classifica dei capocannonieri, vincendo ben 13 scudetti. Nel 2014 è la prima donna ad essere inserita nella Hall of Fame del calcio italiano. Già ambasciatrice Fifa del calcio femminile nel mondo, la sua riconosciuta fama internazionale rappresenta un importante rilancio di immagine per il nostro calcio. Meriterebbe di rientrare in Italia nello staff azzurro, come guida ideale anche della Nazionale Under 21. Ma non è da escludere un clamoroso ritorno in serie B o in Lega Pro. La sua carriera in panchina iniziò nella stagione 1999 proprio in campo maschile: l’allora patron della Viterbese, l’eccentrico Luciano Gaucci, la ingaggiò alla guida della sua squadra in serie C1. Successivamente è stata alla guida della nazionali femminili di Italia e Canada. Attualmente è coach in Australia.
L’evento della FIFA è stato anche un esempio di fair play dello sport.
“Lo sport è un grandissimo vettore d’integrazione. L’obiettivo di questo evento era proprio quello di richiamare l’attenzione sul grande ruolo sociale dello sport e il suo grande valore culturale ed educativo. Lo sport unisce non solo chi lo pratica, ma anche i tifosi che, esultando per la vittoria di una squadra o di un campione, hanno la possibilità di relazionarsi e rafforzare legami di amicizia. Lo sport è avvincente proprio perché è anche espressione di condivisione: è un collante che unisce popoli e razze di tutti i continenti, aprendo la mente al confronto ed al dialogo. Oggigiorno l’intercultura nello sport è una risposta educativa all’attuale società multiculturale e multietnica”.
Le potenzialità dello sport sono una risorsa importante dentro e fuori il rettangolo di gioco.
“Sport è sinonimo di impegno, grande voglia di mettersi alla prova, superare i propri limiti, realizzare i propri sogni e i propri obiettivi. Sport è passione. Passione che si alimenta con l’impegno, lo spirito di sacrificio, la lealtà, l’onestà, l’amicizia, il rispetto, la tolleranza, l’accoglienza, la maturità nell’affrontare le prove della vita. Il mondo dello sport è un terreno idoneo allo sviluppo di valori fondamentali a scuola, nello sport e nella vita. Ma essere sportivi significa saper accettare una sconfitta e da essa ripartire con maggiore forza e tanta determinazione. È inutile sentirsi superiore agli altri solo perché si pensa di giocare meglio o segnare di più: in una squadra si vince e si perde tutti insieme. Perché prima degli scudetti vengono i valori. Dentro e fuori il campo. Lo sport è anche una forma di riscatto sociale: molti ragazzi, nati e cresciuti in un contesto difficile e pericoloso, sono riusciti a stare lontano dai pericoli della strada e a diventare così persone splendide, praticando con passione una qualsiasi disciplina sportiva. Facendo nostre le regole della competizione, infatti, ci abituiamo a formare un sistema di regole che ci detteranno come comportarci correttamente nella vita di tutti i giorni”.