Durante l’evento Women4Football, abbiamo intervistato la calciatrice della Juventus Barbara Bonansea sottoponendole quesiti inerenti allo sviluppo scientifico del calcio femminile.
Ciao Barbara. Crescita e sviluppo dello sport femminile. A tuo avviso, soprattutto nell’alto livello di prestazione, ci deve essere una consapevolezza delle differenze tra uomo e donna?
“Beh sicuramente, la prestazione fisica dovrebbe essere basata sullo specifico, non solo su uomo e donna, ma anche sulle diversità atletiche delle giocatrici. Nel calcio sicuramente, dovrebbe esserci della specificità “.
Per quanto riguarda la preparazione atletica, incide sulla prevenzione di alcune tipologie di infortuni più tipici della donna?
“Sì. Cioè, credo che avere una buona base atletica, ma anche muscolare, potrebbe aiutare. Ma credo che, nel mondo del calcio femminile, come abbiamo visto e si parlerà , c’è un’incidenza di infortuni maggiore, soprattutto sul legamento crociato. Questo non so specificamente, scientificamente se attraverso diversi tipi di allenamento si potrebbe ridurre la percentuale. Credo che sia anche “posturalmente”, una cosa diversa tra uomo e donna, e che incida molto su questo in futuro“.
Hai vissuto in prima persona una situazione simile, o puoi raccontare di situazioni delle tue compagne?
“Io no per fortuna. Però sì, sicuramente ho delle compagne che hanno avuto infortuni al crociato, e purtroppo c’è un’alta percentuale nel calcio femminile di questo infortunio. Però alla fine io sono una giocatrice, non ti posso dire scientificamente come migliorare questa problematica, però è sicuramente una problematica, all’interno del calcio femminile, aumentare il numero di partite non è forse la cosa migliore che possa capitare“.
Un’ultima domanda. Per quanto riguarda il sistema sportivo, negli ultimi anni, troppo spesso, il sistema ha pensato di trasferire le conoscenze sviluppate e legate in ambito maschile a quello femminile. Secondo te, è stato giusto? Cosa ne pensi?
“Beh sicuramente il professionismo, che c’è ormai da tanti anni nel calcio maschile, trasferirlo anche al calcio femminile, quindi anche agli addetti ai lavori, è un bene. Però, sicuramente facciamo lo stesso sport, ma comunque siamo diverse, un uomo e una donna sono diversi. Quindi, non credo sia sbagliato, ma credo che comunque ci serva della specificità , assolutissimamente“.