“No!! Ancora!!” E scende la lacrimuccia, più di rabbia che di dolore.
Sei un portiere, devi volare tra i pali, atterrare, respingere tiri… E ti infortuni alla spalla. Pensi: “Può capitare”.
Poi ti infortuni una seconda volta, proprio nel momento migliore della tua carriera. E lì… Già… Lì ti crolla il mondo addosso. È un tiro mancino del destino: se non sei mentalmente forte, ti butti giù e prendi gol, perché quel tiro non è un comodo passaggio rasoterra, ma è un missile terra-aria destinato all’incrocio dei pali.
Nel singolo “Hotel California” dell’omonimo album, il verso “But you can never leave” ci predispone a uno degli assoli chitarristici più celebri nella storia della musica. Ecco, il secondo infortunio alla spalla per Francesca Durante è un po’ come se si rompesse la corda della chitarra a Joe Walsh, durante un bending, nel bel mezzo del suo assolo.
Francesca è nata a Genova nel 1997 ed è il portiere dell’Inter Femminile. I suoi trascorsi calcistici l’hanno vista indossare la maglia dell’Hellas Verona e, prima ancora, della Fiorentina: il periodo in viola è stato molto prolifico per la sua carriera perché, tra vittorie in Campionato, Coppa Italia e Supercoppa, ha impreziosito il proprio palmarès dei più importanti trofei nazionali.
Da piccola giocava anche a tennis, ma per fortuna nostra e di tutto il movimento, tra l’incontro domenicale di tennis e quello di calcio sceglieva sempre il secondo. Ci dispiace per gli amanti del tennis, ma Francesca ce l’abbiamo noi.
Per caratteristiche fisiche è ben predisposta a ricoprire il ruolo del portiere, ma lei si distingue per capacità e talento: nonostante sia alta, è veloce nel distendersi a terra per parare i tiri bassi, riuscendo a coprire tutto lo specchio della porta e ad arrivare sui palloni più angolati.
La sua importanza nello schieramento si denota anche a livello tattico. Non si stacca mai dalla difesa, creando un tutt’uno con essa: questo le consente di essere sempre tempestiva nelle uscite, dove riesce ad intervenire in seconda battuta sulle avversarie sfuggite alle marcature delle compagne, anticipandole e battendole sul tempo, fungendo quasi da difensore aggiuntivo o da una sorta di libero. Sfrutta rapidità di gambe e coraggio sia nelle uscite basse che sulle palle alte, sia per bloccare il pallone tra le braccia che per allontanarlo di pugno. Quando avanza centralmente incontro alle attaccanti intente a calciare, aumenta il volume del proprio corpo per ridurre spazio e direzionalità al tiro. Quando esce lateralmente, non perde mai il proprio palo come punto di riferimento.
I suoi rinvii lunghi da fondo campo, alla ricerca delle punte, sono potenti, ben calibrati e precisi. Tra i pali spicca in elevazione per stacco da terra ed esplosività: da applausi la parata in volo plastico allo scoccare del 37′ minuto del primo tempo contro la Roma. Da segnalare anche la prontezza di riflessi nei tiri dalla breve distanza.
 
Quella del “bending” è una tecnica che permette di innalzare l’intonazione di una nota, forzando fisicamente la corda della chitarra verso l’alto. Nello spartito del campo, il colpo di reni di un portiere in tuffo, che altera la direzione di un tiro deviandolo verso l’alto o l’esterno della porta, non è forse un “bending” del pallone?
Francesca, il lavoro di tuo padre ha portato te e la tua Famiglia a cambiare spesso città e a ricominciare nuove avventure. La tua forza d’animo ti ha permesso di adattarti sempre alle nuove realtà anche nel corso della tua carriera ed è stata il motore del tuo costante rendimento: un rendimento che ti ha portato a rappresentarci in nazionale e ad essere inserita nella top 11 del Gran Galà del Calcio AIC. Hai sempre dato tutta te stessa, lasciando parte di te ovunque tu sia stata: a maggior ragione, quando scendi in campo e l’arbitro fischia l’inizio del match, sembra di sentire quel leggendario “But you can never leave”. E lì… Già… Lì comincia quello splendido assolo… Il tuo.
 
Vi aspettiamo la prossima settimana su Calcio Femminile Italiano per scoprire un altro mito della nostra Serie A!