Spesso siamo noi stessi a porci inconsciamente dei limiti, soprattutto quando un obiettivo sembra difficile da raggiungere. Se osserviamo un fuoco d’artificio, notiamo come da una piccola scintilla, accesa da un qualunque punto disperso sulla Terra, possa scaturire uno spettacolo grandioso in alto nel cielo, visibile da più città, ma dal cui suono dobbiamo tenere al riparo i nostri amici a quattro zampe stringendoli a noi. Eppure il fuoco d’artificio non è altro che un conglomerato di polvere pirica utilizzata a fini ludici, dai risultati spettacolari, certo, ma è pur sempre e solo polvere, grigia come quella che copre un vecchio album di fotografie ritrovato dopo tanti anni in soffitta. La polvere su quel vecchio album di ricordi nasconde ma non cancella il colore della sua copertina. Anche il suo contenuto sembra avere la stessa luminosità di un tempo, riportandoci alla mente quelle emozioni di situazioni vissute nel passato e finite in coda a innumerevoli altri pensieri più recenti che il corso della vita ha portato con sé e riposto nella nostra memoria.
Pensiamo quindi all’emozione che ha vissuto Cristiana Girelli poco prima di partire per i mondiali australiani nel ritrovare una sua vecchia foto del ’94, bambina, con la scintilla negli occhi e con indosso la maglia della nazionale maschile vicecampione del mondo negli Stati Uniti, con la posa di chi si appresta a battere un maledetto calcio di rigore risultato nefasto a Baresi, Massaro e Baggio, quando arrivare a giocare un mondiale era solo un sogno nato nella farmacia del padre tra povere confezioni di Zigulì prese a pallonate, ed oggi si accorge essere pura e meritata realtà.
Cristiana Girelli è quell’attaccante letale sotto porta che agisce in maniera funzionale alla buona riuscita di un’azione offensiva, servendo assist, talvolta con tocchi di fino, quando non ha spazio per concludere a rete. La tecnica di cui è dotata le permette di calciare indistintamente con destro e sinistro ed è abile sulle palle alte, non solo al momento di segnare, ma anche per ricevere i rinvii del portiere.
Dialoga bene con i reparti arretrati e si muove incontro al pallone fino alla metà campo per farlo suo: lì, interpreta egregiamente la parte della centrocampista nell’impostare un lancio lungo o un pallone filtrante verso le compagne in corsa sulle corsie esterne per mandarle al cross o al tiro. In qualunque zona del campo si trovi, è scaltra nell’uno contro uno e mantiene lucidità e capacità tattica intuendo quando, per pressione ed organizzazione avversaria, non è il caso di rivolgere la giocata in avanti, ma conviene accontentarsi di un appoggio alle retrovie ed avviare un tipo di azione differente per non perdere il possesso palla e subire un contropiede.
Nel corso del match mette grande impegno anche a livello atletico: in fase di costruzione dal basso da parte della squadra avversaria, cerca sempre il miglior posizionamento per disturbare la manovra ed andare in pressing sulla portatrice di palla o sulla ricevente.
 
Nella vita siamo noi a scegliere se rendere una foto a colori o in bianco e nero. In una foto, invece, è quanto vissuto nell’attimo dello scatto che ci porta a vederla in un modo o nell’altro. Come Cristiana Girelli abbia visto quella foto del ’94 non importa, perché per lei anche bianco e nero sono colori: sono i colori che, insieme all’azzurro, si è cucita addosso fino a sfondare il tetto dei 100 gol con la maglia della Juventus e vincere per due volte consecutive il titolo di capocannoniere della Serie A, fino a diventare la prima calciatrice nei 55 anni di storia della nazionale femminile ad aver segnato in due edizioni consecutive della competizione iridata. Da te, Cristiana, impariamo che ogni nostro limite è in realtà un traguardo, non da raggiungere ma da superare: la scintilla negli occhi di quella bambina ha acceso la tua carriera e dato vita allo spettacolo pirotecnico dei tuoi gol, che a loro volta hanno dato prestigio a tutto il movimento e attirato lo sguardo di nuovi spettatori, portandoti a frantumare ogni limite e a raggiungere nuovi record…