La Liguria è una regione che, dal punto di vista maschile, ha lasciato un’impronta nel calcio italiano, e sta cercando di emergere, tra le numerose difficoltà, anche a livello femminile: infatti, anche per questa stagione il Comitato Regionale LND ligure è riuscito a creare un campionato di Eccellenza, che sarà costituito da nove squadre, ma ovviamente non basta, perché le potenzialità ci sono.
Per questo ci siamo rivolti a Debora Storti, la quale ricopre il ruolo di Responsabile Femminile della LND Liguria.
Debora le va di presentarsi ai nostri lettori?
«Mi chiamo Debora Storti, sono nata a Carrara il 13 maggio 1974, cresciuta a Livorno, trasferita a Genova per lavoro dove ho vissuto per 20 anni. Vengo dal mondo della pallavolo, sport che ho praticato per più di quindici anni. Nel 1998 termina la mia carriera sotto rete ed inizia quella amatoriale, sempre da giocatrice, nel calcio femminile ligure con la UISP, dove ricopro per un breve periodo anche l’incarico di delegata provinciale a Genova. Proprio tramite il calcio amatoriale, nel 2015 poco prima del TDR che verrà poi disputato a Milano Expo, mi viene proposto l’attuale incarico in LND di responsabile regionale per il calcio femminile in Liguria».
Quanto è importante per una regione come la Liguria avere il calcio femminile?
«Culturalmente e socialmente è molto importante, così come lo è per tutto il nostro paese: il calcio femminile ha per le donne una valenza sociale, di aggregazione e di affermazione in uno sport che, per tradizione, in Italia spesso è stato vissuto, e lo è ancora troppo, come un’esclusiva per soli uomini. Dalla scorsa estate ha assunto anche una valenza professionale, c’è ancora molto da fare, ma questo potrà creare nuove prospettive lavorative in tutto l’ambiente calcistico, sia sui terreni di gioco che fuori (tecnici, dirigenti, arbitri, preparatrici atletiche, fisioterapiste, commentatrici tv, giornaliste…)».
Il torneo di Eccellenza di quest’anno vedrà ai nastri di partenza nove squadre. Si ritiene soddisfatta delle iscrizioni arrivate?
«Questa stagione vede ai nastri di partenza nove società, tre delle quali di nuova formazione: questo è un buon segnale, perché significa che comunque sul nostro territorio non mancano iniziative e voglia di nuove sfide. L’obiettivo sarebbe quello di tornare ad un campionato di quattordici-quindici squadre come anni fa, con la differenza rispetto ad allora che adesso molte di queste società sotto hanno anche dei settori giovanili».
Come si sta muovendo il Comitato LND Liguria per rendere interessante il torneo femminile di Eccellenza?
«Per rendere interessante il campionato di Eccellenza, ci sarà intanto l’antipasto della Coppa Italia regionale che vedrà interessate tutte e nove le protagoniste: ci sarà una fase a gironi, a seguire semifinali e finale che darà la possibilità alla squadra vincente di accedere poi in primavera alla fase Interregionale».
Lo scorso anno il Sanremo Ladies ha vinto l’Eccellenza Liguria, ma purtroppo ha dovuto rinunciare alla Serie C. Dal suo punto di vista, si poteva evitare questa fine?
«La differenza fra un campionato di Eccellenza ed uno di Serie C è evidente, sia a livello economico che strutturale per organigramma e rosa delle calciatrici, bisogna farsi trovare pronti ad approcciare anche un livello tecnico decisamente una spanna sopra a quello di un campionato regionale. Non entro nei meriti della gestione del Sanremo Ladies, hanno tentato fino all’ultimo di salvare il salvabile, prima di alzare bandiera bianca. Gran parte delle loro tesserate si sono comunque ridistribuite sul territorio in altre società, evitando così almeno di disperderne il potenziale».
Poi, come se non bastasse, c’è stata anche la situazione Sampdoria, dove solo a pochi giorni dalla partenza della Serie A è arrivato, per il momento, il lieto fine.
«Se la Samp femminile non fosse riuscita a partecipare al campionato di serie A sarebbe stata una sconfitta per tutto il movimento. Probabilmente la proprietà non si aspettava una reazione di dissenso e disappunto sia da parte dei propri tifosi, ma anche a livello nazionale da parte di chi segue il calcio femminile con sempre più coinvolgimento, social compresi. Adesso le ragazze sono chiamate all’ennesima impresa, non sarà un’annata facile per ovvi motivi, ma non molleranno fino all’ultimo, come fatto in occasione della meritata salvezza ottenuta lo scorso anno».
Spostiamoci a livello giovanile: che direzione sta prendendo il Comitato LND Liguria in questo senso? E la scuola può rappresentare un aiuto per dare slancio al calcio femminile?
«Sviluppo dei settori giovanili e scuola sono due cose che si devono necessariamente interfacciare ed andare di pari passo. Le scuole sono il bacino di utenza dove andare a reperire i numeri per sviluppare le attività giovanili. Io credo che in particolare modo nelle bambine in età scolastica primaria, il giocare a calcio potrebbe permettere loro uno sviluppo e crescita dell’autostima, affermandosi in uno sport, come dicevamo prima, culturalmente prerogativa dei ragazzi, soprattutto secondo ancora la mentalità di tanti genitori. Ad ogni modo i numeri sono in crescita rispetto a prima, da ormai tre-quattro anni in Liguria abbiamo attività di Under 10 e Under 12 disputate interamente da squadre femminili, ed ogni stagione si affacciano con curiosità, ma anche con interesse, nuove realtà fino a quel momento improntate solo sull’attività maschile».
Un punto molto importante sono anche le infrastrutture. La LND Liguria come si sta interfacciando su questo argomento?
«In Liguria, sotto la guida del nostro presidente dott. Ivaldi e la sinergia con le componenti istituzionali del territorio, si sta facendo da diversi anni un lavoro importante per le infrastrutture: rifacimento o realizzazione di nuovi campi da gioco, spogliatoi, illuminazione. E l’impiantistica di qualità incentiva le famiglie a portare i propri ragazzi con più serenità nelle strutture sportive delle società».
Il calcio femminile italiano sta avendo un periodo di difficoltà. Cosa deve fare il movimento per riaccendersi ancora?
«Il movimento sta vivendo una fase di stallo, inutile nascondersi, e di incertezze: non esiste un’unica soluzione, ma servirebbe forse più sinergia fra vertici e base, più confronto fra chi conosce le difficoltà quotidiane di una società dilettantistica a tirare su in settore giovanile femminile rispetto all’appeal che invece può avere una società prof, con una minore difficoltà nel fare avvicinare le bambine al calcio. Concludendo, in questo momento il nostro movimento ha grandi potenzialità: bisogna trovare chi ci creda e con pazienza non pretenda risultati a breve termine».
Che sogni vorrebbe realizzare per il calcio femminile ligure?
«Beh, se si parla di sogni, allora mi sbilancio: quando ho assunto questo incarico di responsabile, ogni comitato regionale gestiva sia le Rappresentative Under 23 che quella Under 15. Insieme al selezionatore regionale Ugo Maggi (ancora in carica), ai vari staff che ci hanno affiancato ed ai gruppi di calciatrici che si sono susseguite di anno in anno, abbiamo ottenuto ottimi risultati a livello nazionale sia con la Rappresentativa Under 15 (fino a quando è rimasta in carico alla LND, prima di passare al SGS), che con quella Under 23. Risultati di rilevanza, soprattutto se contestualizzati al numero di praticanti nella nostra regione. La scorsa stagione abbiamo chiuso al terzo posto nel TDR disputato in Piemonte, perdendo in semifinale con la Lombardia poi vincitrice del trofeo; nell’edizione precedente, prima del blocco forzato per tre stagioni causa Covid, abbiamo perso la finale contro il Piemonte, quelle precedenti abbiamo sempre raggiunto almeno i quarti di finale. Insomma, restare sempre là con le corazzate ti fa venire voglia di sognare e di osare: “E se vincessimo un torneo delle Regioni?”. Buona stagione a tutte le ragazze, ai tecnici, ai mister e ai tifosi!».
La Redazione di Calcio Femminile Italiano ringrazia il Comitato Regionale LND Liguria e Debora Storti per la disponibilità.