Dopo quasi 18 anni d’azzurro Sara Gama si appresta a dire addio alla Nazionale. Un viaggio straordinario durato la bellezza di 6467 giorni. Dall’esordio con l’Ucraina nel 2007 alla passerella di domani contro l’Irlanda, in cui indosserà la fascia al braccio per l’ultima volta, raggiungendo le 140 presenze in azzurro. Nel mezzo la partecipazione a un Mondiale e a quattro Europei, che diventano cinque considerando quello disputato e vinto nel 2008, sempre da capitana e da mvp del torneo, con la selezione Under 19. Un tempo infinito per una giocatrice infinita, simbolo della rinascita del calcio femminile italiano e protagonista di imprese – in campo e fuori – che hanno fatto la storia di questo sport.
“Ho cercato di vivere questi giorni con il sorriso – ha dichiarato in conferenza stampa – e cerco di godermi ogni momento. Ora sto pensando solo a quello che dovrò fare in campo, perché come dice il Ct il cammino che deve portarci ad Euro 2025 passa anche dal match di domani”. Al Viola Park si chiuderà il cerchio della sua inimitabile carriera con la maglia dell’Italia. Saluterà i tifosi affrontando la squadra alla quale nel 2007 segnò il primo dei suoi sette gol azzurri. The last dance a pochi chilometri da Coverciano, che “considero casa mia” ammette con un pizzico di emozione. “Qui ho passato gran parte della mia vita e ho condiviso momenti bellissimi con le persone che mi hanno accompagnato in tutti questi anni. Lascio la Nazionale dopo un ottimo percorso in Nations League, in cui abbiamo dimostrato le nostre vere potenzialità. Le mie compagne dovranno cercare di fare il meglio per portare l’Italia più in alto possibile, perché hanno tutti gli strumenti per farlo”.
Ha ricevuto e continua a ricevere messaggi e attestati di stima, rimanendo piacevolmente colpita dalle parole usate dalle persone “che mi sono sempre state vicino”. Ha scelto lei di interrompere questa lunga luna di miele azzurra, in accordo con Andrea Soncin, che ha ringraziato Sara per la sua leadeship – dimostrata anche nelle prime uscite del nuovo corso – e per il rapporto di stima e rispetto che si è creato tra di loro. “Credo che sia importante cercare di guidare la mia vita – ha aggiunto la numero 3 – abbiamo concluso un percorso positivo e ora il gruppo è sereno e ha fiducia nei propri mezzi. Lascio nel momento giusto, in una situazione che ritengo all’altezza di quello che ho sempre sperato e provato a raggiungere indossando questi colori. Decidere per me è importante e sono riuscita a farlo serenamente. Ho dato tutto e posso dire di essermi tolta delle belle soddisfazioni”.
Impossibile darle torto: negli ultimi anni lo sviluppo del movimento è infatti passato dai piedi, dalla testa e dal coraggio della 34enne di Trieste. Celebre il suo discorso di fronte al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione delle celebrazioni per i 120 anni della Figc, in cui rimarcò l’orgoglio e i sacrifici compiuti da più generazioni di giocatrici per vedere riconosciuti i propri diritti e di un gruppo di ragazze, presenti con lei al Quirinale, che di lì a poco avrebbe fatto innamorare milioni di italiani, raggiungendo – dopo venti anni di assenza dalla competizione – i quarti di finale del Mondiale. Quello fu l’evento che cambiò la percezione sul movimento e che portò – il 1° luglio 2022 – all’introduzione del professionismo.
Un percorso costellato di successi, anche a livello individuale, in cui ha superato difficoltà e pregiudizi diventando un esempio per le colleghe e per le tantissime bambine che hanno scelto il calcio e che vedono in lei un modello da seguire. “Ho sempre cercato di dare l’esempio, di ispirare le più giovani e mi auguro che in tante abbiano preso spunto dai miei comportamenti – ha concluso – le nuove generazioni di giocatrici avranno nuove sfide di fronte a loro. Dal mio punto di vista spero che in futuro tutte le bambine abbiano la possibilità di accedere facilmente al gioco del calcio. Per raggiungere l’obiettivo bisognerà lavorare in modo capillare sul territorio, fare investimenti e migliorare le infrastrutture per facilitare l’accesso alla disciplina. Se riusciamo a fare questo ulteriore step da qui a 20 anni ci troveremo sicuramente in una situazione molto migliore di come l’abbiamo trovata”.