Al ‘San Vito-Gigi Marulla’ di Cosenza arriva la selezione che in virtù del ranking FIFA (ottava posizione, l’Italia è quattordicesima) e dei risultati ottenuti negli ultimi anni è la grande favorita del Gruppo 1 della Lega A delle qualificazioni a EURO 2025. I Paesi Bassi di Andries Jonker, arrivato sulla panchina Oranje nel 2022 dopo una lunga esperienza da secondo di Luis Van Gaal al Barcellona e Felix Magath al Bayern Monaco, hanno conquistato le Finals di Nations League dopo aver vinto il proprio girone davanti all’Inghilterra, beffata in virtù di una peggior differenza reti. Hanno poi chiuso il percorso nella competizione UEFA al quarto posto, perdendo la semifinale con la Spagna e la finale di consolazione con la Germania. Prima dell’arrivo del tecnico nato ad Amsterdam, le olandesi si sono laureate campionesse d’Europa nel 2017 e sono arrivate seconde nel Mondiale del 2019 (battendo 2-0 le Azzurre nei quarti di finale).
Nella rosa tante calciatrici protagoniste nei club più forti del continente: i difensori Dominique Janssen (Wolfsburg) e Caitlin Dijkstra (Manchester City), le centrocampiste Sherida Spitse (Ajax), Daniëlle van de Donk (Lione), Jackie Groenen (Paris Saint-Germain) e le più giovani Damaris Egurrola (Lione) e Victoria Pelova (Arsenal). Non è stata invece convocata a causa di nuovo infortunio la stella Vivienne Miedema, 115 presenze e 95 reti in Nazionale, 4 reti nei 3 confronti disputati con l’Italia. Senza l’attaccante dell’Arsenal, Jonker in fase offensiva farà affidamento sulla juventina Lineth Beerensteyn, bomber di Nations League (6 reti in 8 gare) e sul talento della ventenne del Barcellona Esmee Brugts, che ha già realizzato 8 centri in maglia arancione.
I PRECEDENTI. A Cosenza andrà in scena la diciassettesima sfida tra le due squadre. I precedenti sono favorevoli all’Italia, che si è imposta in nove occasioni contro le quattro olandesi. Le Azzurre sono tornate a vincere nell’ultimo confronto del 2021, a Ferrara in amichevole (rigore trasformato da Cristiana Girelli) dopo 16 anni nei quali avevano raccolto 1 pareggio e 5 ko.
Alla Nazionale olandese è legata una delle più grandi delusioni della storia della Nazionale Femminile: 27 novembre 2014, Stadio ‘Bentegodi’ di Verona, gara di ritorno del play off per accedere alla Coppa del Mondo Femminile FIFA 2015, destinazione Canada. Serve l’ultimo slancio per coronare una rincorsa lunga 15 anni, tanto era passato dall’ultima apparizione (la seconda in 3 edizioni) al Mondiale, edizione 1999 negli Usa.
Dopo 15 anni, dunque, quel pomeriggio di Verona sembra essere il momento giusto: all’andata, a L’Aja, l’Italia è stata raggiunta nella ripresa (1-1) dopo il vantaggio di Melania Gabbiadini; la FIGC sta lavorando allo sviluppo del movimento che porterà all’ingresso dei club professionisti, la squadra è un mix tra giovani più che ventenni (Laura Giuliani e Cecilia Salvai ‘93, Martina Rosucci ’92, Cristiana Girelli ’90 e Sara Gama ’89) e una generazione più matura di trentenni (Patrizia Panico ’75 unica superstite del Mondiale ‘99, Roberta D’Adda ‘81, Paola Brumana ’82, Alessia Tuttino ‘83, Elisa Camporese ‘84, Raffaella Manieri ‘86, Marta Carissimi ‘87); in panchina era arrivato due anni prima Antonio Cabrini, proprio con l’obiettivo di far tornare tra le grandi la Nazionale Femminile. Nulla è lasciato al caso: in tribuna con il neoeletto presidente federale Carlo Tavecchio c’è anche il Ct della Nazionale maschile Antonio Conte per spingere le Azzurre oltre l’ostacolo insieme ai 5000 spettatori presenti al Bentegodi, che all’esterno accoglie anche il ‘Vivo Azzurro Village’ per i tifosi.
Ma nessuno aveva fatto i conti con una generazione di olandesi destinata da quel giorno a entrare tra le grandi e con l’astro nascente Vivianne Miedema, diciottenne tutto talento che quattro mesi prima aveva guidato le Oranje alla conquista dell’Europeo Under 19 diventando il capocannoniere del torneo per poi trasferirsi al Bayern Monaco. Miedema, dopo aver siglato l’1-1 all’andata, nel primo tempo va a segno 2 volte, mettendo fine ai sogni di gloria di un movimento che avrebbe dovuto aspettare altri 4 anni, 20 in totale, per riannodare il filo con il successo effimero di Boston (27 giugno, 2-0 al Messico che non bastò a passare il turno, ndr) e tornare a un Mondiale.