Credit Photo: Emanuele Colombo - Photo Agency Calcio Femminile Italiano

Gli occhi emozionati, la maglia numero 9 della Nazionale tra le mani da donare al Museo del Calcio, e un posto nella storia del calcio italiano. Difficilmente Valentina Giacinti dimenticherà il pomeriggio vissuto sul palco dell’Auditorium del Centro Tecnico Federale di Coverciano: l’attaccante della Roma e della Nazionale è diventata la quarta calciatrice in attività a entrare nella Hall of Fame dopo Sara Gama, Barbara Bonansea e Cristiana Girelli, in un elenco di cui fanno parte anche Carolina Morace, Patrizia Panico, Melania Gabbiadini, Elisabetta Vignotto, Milena Bertolini e Antonella Carta.

Valentina ha 30 anni, ma gioca in Serie A da quando ne aveva 15. Ha vissuto la crescita del movimento femminile, che lei ha scandito a suon di gol e di titoli di capocannoniere: regina dei bomber prima con il Mozzanica, poi con il Brescia, infine con il Milan. Con altri gol ha trascinato la Roma alla conquista degli ultimi due scudetti, e lo stesso ha fatto con la Nazionale, con cui ha esordito nel marzo del 2015. Tra i ricordi azzurri, Giacinti ne sceglie uno: “Il gol realizzato al Mondiale del 2019 contro la Cina è stato il più emozionante”, le sue parole sul palco di Coverciano.

“Entrare nella Hall of Fame mi riempie di orgoglio e penso sia la più grande gratificazione a livello personale, perché vuol dire entrare nei ricordi di tutti i tifosi azzurri – le parole di Giacinti -. Ero una bambina quando per la prima volta ho visto alla tv una partita della Nazionale; ho visto soprattutto quell’attaccante con il 9 sulla schiena, Bobo Vieri. Nemmeno ricordo contro chi giocava, ricordo solo lui e il 9 e proprio da quel giorno ho sempre sognato di essere l’attaccante numero 9 della Nazionale: ho lavorato tanto per essere qui e voglio dire una cosa alle nuove generazioni, sognate e non smettete mai di farlo, ci saranno momenti no, momenti difficili da superare ma continuate a lavorare e sognare, prima o poi i vostri sogni si avvereranno. Adesso ho un sogno ed è quello di vedere quella bambina guardare una partita della nazionale femminile e dire ‘io voglio essere come lei'”.