“C’era una volta una bambina che amava dare calci ad un pallone” se dovessimo raccontare una fiaba, una di quelle moderne che possa far sentire comprese le bambine di oggi, potrebbe iniziare in questo modo. E’ l’incipit della storia di vita di tante campionesse che hanno portato e (portano ancora) lustro sia in campionato che in Nazionale. Affermarsi in uno sport che in Italia, per quanto il movimento femminile stia crescendo a piccoli passi, è perlopiù appannaggio maschile rende il percorso delle giovani calciatrici più difficile di quello dei coetanei uomini perché tra gli ostacoli da combattere c’è anche una buona dose di pregiudizio ancora troppo radicato. Solo da qualche anno la Serie A ha raggiunto il professionismo, che significa veder riconosciuto alle atlete di poter vivere della propria passione, di farne un vero e proprio lavoro senza dover pensare necessariamente ad un piano B che permetta un effettivo sostentamento. Le serie cosiddette ‘minori’ vengono considerate dilettantistiche e vivono non poche difficoltà ad avere un proprio riflettore acceso nella scena italiana, nonostante siano composte da giocatrici valide e meritevoli di grande attenzione.

Dalle serie cadette, più precisamente dalla serie C, proviene anche Nadine Nischler al suo primo anno al Como Women. Il sogno di diventare una calciatrice professionista ha spinto la centrocampista altoatesina classe 2000 a lasciare la sua Naturno a quattordici anni e a trasferirsi a Norimberga (Germania) dove è rimasta per quattro anni conciliando la propria passione con lo studio. Al suo ritorno in Italia, spinta dall’urgenza di trovare un lavoro fisso, il calcio è diventato quella valvola di sfogo che le permetteva di spezzare la routine lavorativa. Il suo talento, così cristallino, era tanto evidente da renderla capocannoniera nelle due stagioni trascorse al Meran Women (girone B di serie C) con cui l’anno scorso ha vinto il campionato (si parla di 38 reti nel 2022-2023 e di 42 nel 2023-2024).

In una sua intervista rilasciata in esclusiva a Calcio Femminile Italiano durante il suo secondo anno al Meran, alla domanda sul suo andare a segno cosi frequentemente e su un’ipotetica offerta da una società professionistica, rispondeva sottolineando l’importanza che ha per lei il gioco di squadra e di sentirsi pronta per una sfida di quel genere.
Penso di aver fatto un ulteriore passo avanti negli ultimi anni e sono anche contenta di poter aiutare la mia squadra con i miei gol, così come loro aiutano me a segnarli. Il calcio per me è uno sport di squadra, in cui si possono raggiungere gli obiettivi solo insieme. Per quanto riguarda la domanda: se potessi aiutare anche i club professionistici, direi che mi sento pronta per la sfida. Mi piacerebbe molto avere questa possibilità e sfruttarla al meglio”.

Mai parole furono più profetiche perché in quella stessa estate la telefonata dalla Serie A è arrivata davvero. Il Como Women, con una squadra in tutta in divenire e l’intenzione di diventare una delle leader del Campionato italiano, ha scelto di puntare su Nischler. L’invito al provino è arrivato dal DS del Como Miro Keci, ed è andato bene: alla prima giornata di campionato, il Como giocava contro il Milan, è arrivato anche il primo gol. Il suo impatto con la serie maggiore è stato tale che ha raggiunto i 6 gol in undici giornate, cifra record per una centrocampista offensiva (solo Alexia Putellas ne ha fatti di più, 8 per essere precisi). Ormai nome imprescindibile nella rosa del Como che, a quanto si dice ha esteso il contratto della centrocampista sino al 2028 con una clausola di 100K per chiunque la voglia nella propria squadra, l’alto livello delle partite della numero 7 in campionato ha convinto a tal punto gli addetti ai lavori, che è arrivata anche quella convocazione in Nazionale che è il sogno di ogni bambina che gioca a calcio. Il 2 dicembre Nadine Nischler vestirà per la prima volta la maglia della Nazionale maggiore allenata da Andrea Soncin per l’amichevole che le azzurre giocheranno in Germania, come coronamento di un 2024 ricco di soddisfazioni e di conquiste importanti che, chi segue e ama il calcio femminile ne è certo, non è che l’inizio.

Federica Pistis
Sono nata in provincia di Cagliari il 29/08/1992. Mi sono laureata in scienze dell'educazione e della formazione primaria e ora frequento la magistrale di pedagogia presso l'Unimarconi di Roma. La mia passione per il calcio è nata quando ho iniziato a seguire questo sport perchè mio fratello è un grande tifoso del Milan e io cercavo un punto d'incontro con lui. Ho iniziato a guardare le partite, e a comprenderne i meccanismi poi è arrivato quello femminile che mi ha conquistata al punto da sentire un po' mie anche le loro imprese.

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