La Serie A Femminile, proposta in chiaro sui canali della La7, ha evidenziato come i narratori prescelti compiono, nel racconto del calcio femminile, i soliti errori di paragone con i maschi.
Spiace constatare che questo modo operandi, dal punto di vista ovviamente televisivo, impedisca di fatto l’evoluzione del movimento femminile, specialmente ad un pubblico nuovo.
Il nuovo programma condotto da Francesca Brienza, con la partecipazione di Antonio Cabrini nel ruolo di opinionista, che include pre-partita e post-partita nonostante l’attenzione mediatica nei riguardi del calcio femminile sia notevolmente cresciuta dal 2018 in poi, non valorizza al meglio le sue protagoniste.
Il tentativo di mettere in buona luce il movimento, infatti, avviene erroneamente a discapito di un altro movimento, ossia quello del calcio maschile, anziché aiutare calcio maschile e calcio femminile ad andare a braccetto, come opportuno sarebbe.
E dire che lo speciale di La7 sembrava essere partito bene, con Francesca Brienza che aveva messo inizialmente in chiaro proprio questo punto: “Il calcio maschile e quello femminile sono due cose diverse, non si può fare un paragone con il calcio maschile”.
Dichiarazione corretta, che poneva le basi per un modo nuovo di parlare di calcio femminile in tv, che, però, è stata subito dopo smentita al termine di un servizio con le dichiarazioni pre-partita di alcune calciatrici, la conduttrice ha ceduto a tempo di record alla tentazione dei paragoni: “ Almeno per quanto riguarda le risposte, uno a zero per le donne!”.
Solo nel calcio, esiste ancora questo continuo parallelismo tra la sezione maschile e quella femminile.
Se andiamo a evidenziare la telecronaca di Empoli-Roma, curata da Laura Gobbetti e Martina Angelini, non è stata che un mero racconto dei fatti e nulla di più!
Anche in questo caso, solo nel calcio femminile viene sottolineato quello che, di fatto, è sottinteso, considerato che le calciatrici sono atlete come tutte le altre.
Il calcio in rosa sconta l’ignoranza dei pregiudizi e di certi luoghi comuni, di conseguenza, dietro certe sottolineature enfatiche, ovviamente, c’è una buona fede di fondo e la volontà di fare solo del bene alle ragazze.
Ci auguriamo che questa ottima iniziativa di fare conoscere il calcio femminile in chiaro, di commentare con il giusto entusiasmo ed il giusto equilibrio, siano con il proseguo del campionato sempre più evidenti. E che il calcio femminile italiano non debba sempre avere dei paragoni: il calcio italiano ha due realtà, una maschile ed una femminile, ed entrambe meritano lo stesso peso e la stessa misura mediatica.