La Saudi Women’s Premier League è uno dei campionati più giovani, avendo preso il via nella passata stagione, e avendo appena concluso la seconda edizione. Un campionato molto interessante, al netto di quello che è un cambiamento culturale che si vuole portare nella società araba. Per il momento, l’accusa di pinkwashing può rimanere, ma va detto come effettivamente la Federazione abbia fatto tanto per cercare di creare un movimento calcistico femminile, con tanto di settore giovanile. Ma com’è andata la stagione?

CLASSIFICA 2024 VS CLASSIFICA 2023

L’Al Nassr ha vinto il campionato per la seconda stagione consecutiva, con due punti in più rispetto alla passata edizione. Il dato invece che dà un segnale sulla crescita del movimento, sono i 24 gol in meno all’arrivo. Migliorata però la difesa, che ha incassato 7 reti in meno nel confronto con la passata edizione.

Se per il primo posto non c’è mai stata lotta, e le ultime due posizioni sono state occupate stabilmente da Easter Flames (4 punti in meno rispetto al 2022-23) e Al-Riyadh, che chiude ultimo con un solo punto, peggior attacco e peggior difesa, retrocedendo dunque in seconda divisione, il centroclassifica è stato molto serrato.

Al secondo posto infatti, si sono alternate diverse squadre, tra cui l’Al Hilal (2° un anno fa), calato però repentinamente – totalizzando 12 punti in meno rispetto allo scorso campionato -, l’Al-Shabab, l’Al Qadisiyah (cresciuto nella seconda parte di stagione con l’arrivo, tra le altre, di Ajara Njoya), l’Al Ittihad e l’Al-Ahli.

Quest’ultimo, alla lunga distanza, è venuto fuori, guadagnando la seconda posizione. Tra l’altro, le Biancoverdi sono state l’unica squadra capace di battere la capolista in campionato (seppur a titolo deciso), e di eliminarla nei Quarti di Coppa ai supplementari. Proprio in Coppa la squadra ha poi conquistato il titolo nella finale vinta 3-2 con l’Al-Shabab. Sempre in SAFF Cup, terzo posto per l’Al Qadisiyah.

È stato dunque un campionato più combattuto del previsto, seppur le lotte principali fossero già delineate dopo i primi turni. Ci sono molti aspetti da migliorare, ma quantomeno a livello di intrattenimento, non si può certo dire che non sia un discreto campionato.

È UN PROBLEMA DI SOLDI?

La paura che il calcio arabo fa a quello europeo, riguarda sicuramente il discorso economico, specialmente in un mondo in cui i guadagni delle calciatrici – per molte ragioni, principalmente dovute al business e agli incassi che generano i club femminili – sono nettamente inferiori a quelli del calcio maschile. Quindi i soldi arabi potrebbero rappresentare una grande tentazione per buona parte delle giocatrici.

Ma per il momento, l’Arabia Saudita non intende giocare sporco. Tanto che i soldi dei premi di Coppa sono in linea con le competizioni europee femminili. Alla vincitrice sono andati 750mila riyal (con il cambio attuale circa 187mila euro), alla seconda classificata 500mila riyal (circa 125mila euro), e alla terza classificata, 200mila riyal (50mila euro). Cifre che rispecchiano comunque quelle dei campionati europei. Nel 2020, la vittoria della WSL garantiva 100mila£ (circa 117mila euro) ad esempio. Va detto che, per essere un campionato giovane e al secondo anno di attività, nonché la prima stagione con un broadcaster ufficiale anche al di fuori della nazione di riferimento, sono comunque soldi invitanti.

LA QUESTIONE STADI

La questione stadi della Saudi Women’s Premier League è diversa dall’Europa, sempre per un fattore culturale. In Arabia Saudita, l’interesse per il calcio si è fatto strada soprattutto nell’ultimo decennio. Quindi non c’è stato un discorso relativo a “stadi di Serie A” e “stadi di Serie B”. Vuol dire che le donne giocano già nei grandi impianti del calcio maschile, a differenza di altri Paesi dove le squadre femminili sono relegati ad utilizzare impianti “minori”.

LA MENTALITÀ

Il discorso relativo alla mentalità è già di per sé complesso, con una salda unità tra religione e Stato nell’Islam. Ci limitiamo a constatare che, quantomeno nei commenti sui social (come ad esempio nei commenti dei video del canale YouTube dell’Al Ittihad), molti account tendono a commentare riportando parole della religione, con riferimento a Dio. Un modo velato per dire che il calcio femminile è peccato.

LE GIOCATRICI CHE SI SONO MESSE IN LUCE

Buona parte delle giocatrici che si è messa in mostra, appartiene a nazioni straniere. Ricordiamo la nigeriana Ashleigh Plumptre e la britannica Leighanne Robe (entrambe dell’Al Ittihad), la nigeriana Rita Chikwelu (Al-Shabab), la tanzaniana Clara Luvanga e la francese Aminata Diallo (Al Nassr), la colombiana Elizabeth Carabalí e la camerunense Ajara Njoya (Al Qadisiyah), e su tutte la miglior marcatrice del torneo, la marocchina Ibtissam Jraïdi dell’Al-Ahli.

Sono proprio le calciatrici straniere a fare la voce grossa del campionato, occupando tutte le prime 20 posizioni della classifica marcatrici. Guida Jraïdi con 17, segue Altuve con 14, poi Boussaha 12, Luvanga e Salihi 11, Kabakaba 10, Plumptre 8, Owusu e Kasonga 7, Kusi e Kaabachi 6, Mustafa e Wyne 5, e a quota 4 Amani, Jbarah, Iskandar, Aouni, Dabda, Addo, Robe e Trafalão (quest’ultima da sola ha segnato il 50% dei gol dell’Al-Riyadh).

Le calciatrici arabe si sono messe più in luce in qualità di assistwomen, classifica vinta comunque da Luvanga con 7 passaggi decisivi. In questa speciale classificazione, troviamo ben 5 calciatrici arabe, tra cui Al Bandari Mobarak (classe 2001 dell’Al-Shabab), a quota 6 assist, e quindi in seconda posizione. L’Al-Shabab trova presenza anche con Fatimah Mansour, classe 2007, 4 assist, e Noura Ibrahim, classe ’98, 3 assist. Le altre due giocatrici presenti sono la classe ’92 dell’Al Nassr Sara Al-Hamad e la classe ’05 Moluk Al-Hawsawi dell’Al-Ahli, entrambe a quota 4.

I PORTIERI

Discorso diverso sui portieri, che hanno alternato grandi prestazioni ad errori grossolani. Chi si è distinta in positivo è sicuramente Sara Khalid dell’Al Nassr, che chiude l’anno con 8 clean-sheet, al pari dell’americana Harris dell’Al Qadisiyah. Bene anche Mona Abdulrahman dell’Al-Shabab, che ha mantenuto la rete inviolata in ben 6 occasioni. In questa classifica si distingue anche Rawand Kassab, giordana classe 2003 dell’Al-Ahli. Un altro dei portieri distintosi in positivo, seppur senza clean-sheet, la nigeriana classe 1987 Tochukwu Oluehi delle Eastern Flames.

CONCLUSIONE E RIFLESSIONI SPARSE

La stagione 2024 della Saudi Women’s Premier League giunge così alla conclusione, regalando comunque degli argomenti di cui parlare. Sicuramente ci sarà tanta strada da percorrere, soprattutto a livello culturale, e bisogna considerare molte implicazioni a livello politico. Sarà una strada impervia, ricca di difficoltà e pregiudizi. Per una volta, però, vorremmo provare ad essere quantomeno ottimisti.

Il campionato ci ha regalato qualche partita di livello, o comunque emozionante nel suo risvolto, come Al-Ahli-Al-Shabab 0-1 (giornata 1), Al Hilal-Al Nassr 3-4 (giornata 4), Al Hilal-Al Ittihad 3-2 (giornata 5), Al Nassr-Al Qadisiyah 1-0 (giornata 6), Eastern Flames-Al-Riyadh 1-1 (giornata 9), Al Ittihad-Al-Shabab 2-3 (giornata 10), Al Ittihad-Al-Ahli 2-4 (giornata 13) e Al Nassr-Al Ittihad 1-0 (giornata 14). A queste va unita anche l’eliminazione dell’Al Nassr ai supplementari ai Quarti di SAFF Cup (4-3).

Aggiungiamo, seppur qualche errore individuale di troppo abbia effettivamente condizionato lo spettacolo, la finale di Coppa (Al-Shabab-Al-Ahli 2-3), il 5-3 con cui lo stesso Al-Ahli ha battuto l’Al Nassr nella 12a giornata, le due semifinali di Coppa.

Il calcio arabo per il momento non rappresenta una minaccia particolare per il calcio europeo e americano, e comunque resta uno dei quei campionati tenuto sostanzialmente in piedi dalle straniere di qualità. È comunque un torneo interessante che può offrire diversi spunti per il futuro, e non si esclude che tra un paio di stagioni, le calciatrici arabe non vengano tentate dall’avventura in un campionato europeo. Tra queste si spera di vedere Seba Tawfiq, centrocampista di prospettiva classe 2005 dell’Al Ittihad, cresciuta in Canada e poi definitivamente messasi in luce in Saudi Premier League, con una piccola parentesi nella Nazionale di Futsal. Lei è una di quelle giocatrici arabe che può farsi portatrice di una generazione pioniera.

Ma non vanno dimenticate le calciatrici sopracitate. Il campionato arabo femminile è un torneo interessante, il cui livello crescerà ulteriormente in futuro. L’importante è non farsi prendere dalla fretta, sviluppare le scuole calcio e i settori giovanili, e nel giro di un decennio anche la Nazionale araba potrà diventare una formazione da non sottovalutare. Il potenziale c’è, bisognerà svilupparlo con pazienza.