Sabato 25 settembre si sarebbe dovuti tornare in campo con la Serie A femminile, per l’atteso scontro al vertice tra l’ Inter e la Roma, ma in un comunicato la società nero-azzurro avvisava : “All’interno del gruppo squadra dell’Inter infatti sono state riscontrate alcune positività al Covid. Per questa ragione la partita che si sarebbe dovuta giocare a Milano è stata rinviata a data da destinarsi”.
Questo è soltanto un caso sportivo riscontratosi ultimamente, e nessuno vuole puntare il dito su queste scelte, ma potrebbe essere il primo di una serie di rinvii e per questo è lecito chiedersi se tutto questo ha ancora un senso?
Certamente il protocollo della Figc parla chiaro, e se la scelta fatta è stata presa con la valutazione medica del personale preposto, nessuno potrà sindacare tale scelta.
Ma occorre fare una valutazione: se dopo appena tre giornate, si inizia a rinviare le gare di serie A, cosa accadrà entro fine anno? Quante altre società cadranno in queste regole assurde di quarantenare l’intera squadra e non poter dare seguito all’incontro senza i soggetti “non” contaminati?
In un momento sicuramente ancora di pandemia a causa Covid-19, fino alla fine dell’anno per le regole mondiali, i vaccini sembrano avere la meglio sulla malattia. Inoltre il governo persiste nella campagna di vaccinazione in modo assiduo e costante con un continuo aumento dei vaccinati, anche in virtù dell’obbligo del “green pass” per tutti i lavoratori.
Non sarebbe opportuno ampliare a tutto il campo normativo, dei così detti lavoratori, al mondo del calcio? E se già persiste tale regola, non scritta dalla Figc, per l’uso del certificato verde per tutti gli addetti del GRUPPO 1 (calciatrici, allenatori, massaggiatori, medici e staff di squadra) oltre ché effettuare lo “testing” che evidenzia la positività?
Certamente potrà capitare che nel gruppo di una società sportiva, di qualsiasi sport di squadra, possa insorgere qualche focolaio di covid-19, ma a mio avviso le società possiedono una rosa capiente di giocatori e giocatrici (oltre a quelle di primavera utilizzabili senza problemi) e pertanto si potrebbe isolare l’atleta positivo o anche il gruppo di contagiati (e fargli fare l’opportuna quarantena) senza alterare il programma di gara.
Se aimè la società avesse riscontrato un numero così elevato, ma pare che con molti vaccinati non sia più così, che non porterebbero in campo undici calciatrici allora la gara sarà “persa a tavolino”, così come si è sempre fatto nelle categorie minori.
Se, ripeto, si promuove questa scelta di rinvio, per giusta causa o meno, in tutti gli sport dove si stanno per riattivare i vari campionati (dai dilettanti ai professionisti) per un caso che potrebbe essere a livello medico gestito in modo pratico e veloce senza alterare e creare disagio a tutto il resto delle società sportive, a mio avviso, sarebbe molto meglio.
Anche perché, nel caso specifico del Calcio Femminile, i molteplici impegni per le qualificazioni ai Mondiali ed i Campionati Europei in Inghilterra della nostra Nazionale che già portano notevoli difficoltà di calendario, se ancora iniziano questi spostamenti, le gare verranno sempre più ravvicinate: creando rose affaticate ed atlete che renderanno poco o saranno causa di infortuni.
Nella speranza che la Figc, o gli organi preposti, verifichino tali misure e prendano provvedimenti in merito a questo caso ci godiamo gli incontri, che per ora, non sono ancora soggetti a tale forme di contaminazione.