In questi giorni il calcio femminile italiano ha avuto dei risultati importanti sul campo e fuori: basti pensare alle vittorie di Juve e Roma nell’andata del secondo turno di Champions (anche se c’è l’maro in bocca del match perso dalla Fiorentina contro il Wolfsburg) o al fatto che la sfida della sesta giornata di Serie A tra la Vecchia Signora e la Lupa si giocherà all’Allianz Stadium il 13 ottobre.
A far da contraltare però c’è una notizia che è diventata di dominio pubblico: le vicissitudini del Pomigliano Calcio Femminile. La bomba l’ha sganciata la FIFPro, nel quale venivano raccontate le situazioni all’interno del club fondato nel 2019 da Raffaele Pipola, grazie all’acquisizione del titolo sportivo della Virtus Napoli, vincendo nel 2020 il Girone D di Serie C e l’anno dopo ha ottenuto la promozione al massimo campionato, categoria in cui è rimasto fino al 2024, anno in cui trova la retrocessione e poi la fine della sua storia. La società campana, secondo quanto riportato da FIFPro, avrebbe falsificato i contratti delle giocatrici, assistenza medica lontana dal concetto di professionismo, ma soprattutto le continue vessazioni sessuali da parte di alcuni dirigenti della società pomiglianese. Una situazione di cui l’Assocalciatori ne è al corrente, supportando le ex tesserate del Pomigliano nel recupero degli stipendi non pagati.
Una vicenda che ci dà due riflessioni. Il primo è che il movimento rischia di essere danneggiato da gente che deve stare lontana dal mondo del pallone. Sì, lo sappiamo che questa frase è già stata detta e ridetta tante volte, ma tanto si pensa che tutti i dirigenti (non facciamo alcuna distinzione di genere, sia chiaro) siano degli incompetenti, minando quelle persone che invece credono tantissimo nel femminile, permettendo a certi ambigui soggetti, ancora oggi, di far quello che vogliono senza alcun problema. Il secondo è che il Pomigliano ha messo in mezzo due valori: il rispetto e la dignità nei confronti di queste ragazze che ci mettono anima e cuore per il calcio che hanno portato a questi due concetti di essere totalmente distrutti.
Inoltre, ci sono una serie di domande che dobbiamo porci: perché la FIGC non se n’è mai accorti di tutto questo? Ma soprattutto, perché la presidente della Divisione Serie A Federica Cappelletti, non prova ad esprimere una parola a riguardo e di sostegno alle ex tesserate del Pomigliano? E le istituzioni locali dov’erano?
La verità è che, forse, il carbone dev’essere coperto e fatto passare sottovoce: come non ricordare la mancate iscrizione del Cosenza in C dove aveva vinto tutto nel campionato calabro-basilicatese di Eccellenza, dove si è fatto tanto rumore e poi si è tornati al silenzio, ma non possiamo scordare che Recanatese (Eccellenza Marche), Ascoli o Pescara (Eccellenza Abruzzo), non abbiano presentato domanda a partecipare alla terza serie nazionale, sebbene anche loro avessero trionfato nei rispettivi tornei regionali (o nel caso dell’Ascoli che aveva diritto all’iscrizione essendo stata finalista in Coppa Italia Eccellenza).
Ecco, è proprio questo il punto: il silenzio e far finta di niente. Perché devono passare solo ed esclusivamente le belle notizie. Per carità, è una cosa positiva e non fa che solo piacere, ma se non si affrontano e si scartano le mele marcie, allora il calcio femminile italiano non crescerà mai. E rischiamo di ritrovarci altri casi come quello del Pomigliano.