Le Olimpiadi, si sa, sono una vera e propria fucina capace di far conoscere al mondo nuovi talenti che, seppur al loro debutto assoluto in competizioni internazionali, riescono a dimostrare di avere tutte le qualità per fare “il grande salto”; più concretamente, nel caso del calcio femminile come disciplina olimpica, si può già provare a fare qualche previsione considerando otto giovani atlete delle nazionali della Colombia, del Giappone e degli Stati Uniti nate tra il 2003 e il 2006 che hanno tutte le carte in regola per disputare ottime partite. Nel Giappone se ne contano ben quattro, e questa caratteristica fa sì che la nazionale di Futoshi Ikeda sia tra le più giovani del torneo.

In primo luogo, partiamo da quella forse più conosciuta, ovvero Linda Caicedo, colombiana nata il 22 febbraio del 2005 che attualmente milita nella Liga spagnola tra le file del Real Madrid.
In un’intervista rilasciata da Linda Caicedo allo stesso Real Madrid, in cui ha dialogato con la giovane giornalista Beatriz Pañeda, quest’ultima ha affermato che Linda è “d’ispirazione per tutte le bambine che desiderano arrivare ai suoi stessi livelli”, a cui la calciatrice ha prontamente risposto dicendo che non sa che consiglio dare loro per intraprendere la carriera in questo campo, in quanto per lei è stato tutto così veloce che a malapena se n’è resa conto, ma ha incoraggiato dicendo che “Adesso ci sono molte opportunità per noi donne, quindi che continuino a cercare di essere felici”, rimarcando quanto il calcio femminile stia appunto crescendo. Pañeda le ha poi chiesto di ricordare il suo debutto con la maglia del Real Madrid, e Caicedo ha raccontato delle sue sensazioni: nervi tesi misti a gioia, in un momento che aveva aspettato a lungo e “Nei quindici minuti che sono riuscita a giocare ho voluto trasmettere tutto quello che provavo, e a poco a poco ho acquistato fiducia in me stessa e nella squadra“; pur non avendo segnato al debutto, il goal di Caicedo è arrivato nella sua seconda partita con la maglia del Real, nella Copa de la Reina contro il Villarreal, e si è ripetuta in semifinale nella stessa competizione, sono le due reti “Che ricorderò sempre”, ha ammesso.
Linda Caicedo non si è soltanto distinta per le prestazioni al Real Madrid, perché ha avuto anche un grande impatto sulla nazionale: in particolare, nella vittoria della Colombia per 2 a 1 contro la Germania durante la Coppa del Mondo del 2023 c’è stata anche la sua firma sul goal che ha, di fatto, sbloccato la partita all’inizio della ripresa. Come ha anche evidenziato il suo allenatore in nazionale, Marsiglia, Linda è una giovane che ha ampi margini di miglioramento e che crescendo potrà dare ancora di più. Nel podcast di Alexi Lalas questi ha dichiarato di esser rimasto sorpreso dalla bellezza del goal di Caicedo nella nazionale che, secondo lui, era la vera Cenerentola del mondiale. “Il suo gioco di gambe e la sua velocità sono sensazionali, e la bravura che ha avuto nel passarsi il pallone sull’altro piede in uno spazio così tanto ristretto è stata semplicemente mostruosa“, ha dichiarato, sottolineando che questa dimostrazione di bravura sia avvenuta con una delle squadre più forti al mondo, secondo il Ranking FIFA. Caicedo ha, dunque, già lasciato il segno a livello internazionale e, pur essendo appena diciannovenne, ha già dato prova di cosa può fare nelle giuste condizioni. Visti questi precedenti, giocare alle Olimpiadi potrebbe aiutarla a trovare ancora più fiducia e a portare la Colombia in alto.

Nonostante il ruolo dell’attaccante sia sempre quello che, bene o male, viene inneggiano dalla stampa, è corretto nominare anche quelle calciatrici che danno il loro contributo nel mantenere saldo il risultato, ovvero coloro che giocano in difesa. Rimanendo nella nazionale colombiana, va segnalata Ángela Daniela Barón, nata il 18 settembre 2003. La sua storia è molto particolare: proprio come Catarina Macario, che tra Brasile e USA ha scelto gli Stati Uniti, Barón avrebbe potuto scegliere di giocare per gli Stati Uniti o per la Colombia, essendo nata negli Stati Uniti da padre statunitense e madre colombiana. Ha poi scelto di giocare con la Colombia e ha debuttato in una partita amichevole contro l’Ecuador nel 2021, venendo poi convocata anche per la Copa América Femenina. Ha giocato una sola partita in nazionale, ma potrebbe avere l’occasione di debuttare anche nel torneo a cinque cerchi.
Anche lei, come Linda Caicedo, ha rilasciato qualche intervista e, in una in particolare, la sua attenzione si è rivolta agli imminenti Giochi di Parigi 2024. Barón ha omaggiato la sua nazionale, dicendo che “La velocità del nostro gioco sta diventando difficile da gestire per le avversarie, e le giovani appena arrivate si sono inserite in un ambiente che ci sta aiutando a crescere“, un’affermazione che ripaga gli sforzi di Marsiglia e della nazionale colombiana nel coltivare le giovani del vivaio nazionale. In un’altra occasione, Alex Ortega Bastidas nelle sue interviste si è congratulato con lei per aver scelto di rappresentare la Colombia e anche lui ha poi virato l’intervista sull’importanza di trasmettere un messaggio di determinazione alle generazioni di bambine che vogliono formarsi per diventare professioniste in questo sport. Barón ha risposto affermando che devono “Continuare a lavorare, continuare a dare il meglio di loro” e che, “Anche quando qualcuno dice di no, che non possono farlo, devono invece continuare a lavorare, perché sicuramente raggiungeranno dei risultati importanti”, anche lei è un punto di riferimento, come Caicedo.
A differenza della compagna di squadra, Barón gioca nella massima serie del campionato colombiano dal 2023, e le sue presenze sono ben 18; ha anche trovato il goal in un’occasione. Prima di approdare in Colombia, Barón ha trascorso un anno all’Arizona, squadra dove ha giocato 12 partite sulle 18 totali di campionato, con un minutaggio convincente di ben 985 minuti totali, che rappresentano una media di 82 minuti a partita, segno che l’allenatrice credeva molto nelle sue potenzialità e la considerava una pedina centrale nel suo progetto; le 6 partite mancanti non l ha disputate per via della nazionale colombiana U-20, con cui era spesso in ritiro, e alla fine della stagione ha dunque scelto di passare al professionismo, lasciando gli Stati Uniti per andare in Colombia. Come riportato sul sito ufficiale della squadra statunitense, la partenza di questa giovane giocatrice ha da subito destato la reazione dell’allenatrice, Becca Moros, che la riteneva “Una brava atleta e persona.” Sarà forse la sua occasione per aiutare la squadra a superare il girone?

Spostando l’attenzione alla nazionale statunitense, fresca di cambio allenatore, c’è Korbin Albert, nata il 13 ottobre 2003. A scapito dello scandalo provocato da alcune sue attività sui social e dei tifosi contrariati, Emma Hayes ha scelto di darle fiducia. Indipendentemente dalla sua vita fuori dal campo, il talento di questa giovane atleta è indiscusso. Albert ha giocato nella Notre Dame University a South Band, in Indiana, con cui ha segnato 16 goal e ha raggiunto i quarti di finale del campionato. A novembre 2022 è stata inoltre nominata fra le tre migliori calciatrici a livello universitario che potessero competere per il MacHermann Trophy, che viene vinto dalla migliore calciatrice all’università. Nel 2021 figurava invece tra le riserve del Chicago Red Stars, formazione di NWSL.
A soli vent’anni, nel 2023, ha lasciato gli Stati Uniti per volare a Parigi e coprire il ruolo di centrocampista nel Paris-Saint Germain
, formazione che milita nella massima serie della Ligue 1 francese. A Parigi ha già disputato 24 partite e segnato un goal.
Non è nuova all’ambito internazionale. Con gli Stati Uniti ha già preso parte alla CONCACAF W Gold Cup di quest’anno, dove ha disputato una partita da titolare contro la Repubblica Dominicana, ma non ha ancora trovato il goal. Considerata la sua carriera universitaria e i progressi che sta facendo nel club, Hayes potrebbe aver fatto la scelta giusta.

Sempre negli Stati Uniti, c’è la promettente Jaedyn Shaw, nata il 20 novembre 2004. Come riportato sul sito ufficiale della nazionale americana, la giovane centrocampista offensiva, schierabile anche come attaccante, ha firmato il suo primo contratto da professionista nel 2022 con il San Diego Wave, ma la sua carriera nel mondo del calcio è cominciata quando era piccolissima: ha dato il suo primo calcio al pallone ad appena quattro anni. Ha anche giocato per un po’ a calcio a 5 prima di tornare a calpestare un prato nell’11 contro 11 una volta compiuti i 12 anni; in quel momento vestiva la maglia sia del Dallas sia del Solar Soccer Club. Il suo debutto in NWSL è avvenuto quando aveva 17 anni, e alla sua prima presenza ha subito trovato il goal. Il suo talento è stato misurato anche nelle successive partite con la nazionale, con cui ha poi debuttato a 18 anni e segnato la sua prima rete alla seconda presenza da titolare. Dopo aver giocato anche contro la Cina a fine 2023, la carriera di Shaw è letteralmente decollata: ha fatto la storia diventando la prima calciatrice nella storia della nazionale statunitense a segnare in cinque partite consecutive e ha vinto anche la Golden Ball della migliore giocatrice della Concacaf W Gold Cup 2024. Ha addirittura fatto la storia in un contesto ancora diverso, diventando la prima giocatrice di madre vietnamita e padre americano a giocare per la nazionale statunitense, qualcosa che la rende veramente orgogliosa, come ha dichiarato in un’intervista riportata sul sito ufficiale della nazionale.
In un’altra intervista, questa volta alla FIFA, Shaw si è espressa sulla situazione della sua squadra alle Olimpiadi: “Tutte le atlete che hanno giocato per questa nazionale prima di noi hanno mantenuto degli standard davvero alti”, ha cominciato “Questa cosa è andata avanti per generazioni, e la voglia di vincere fa parte del nostro DNA. Vogliamo essere la migliore squadra del mondo. Amo questa mentalità e voglio continuare ad averla“, mettendo subito in chiaro che lei e compagne tenteranno di dare filo da torcere alle avversarie. La FIFA evidenzia le sue capacità di stop e controllo, la sua qualità al momento di passare il pallone, la sua freddezza davanti alla porta. Shaw non viene apprezzata soltanto dagli ‘esterni’, visto che anche le sue compagne di squadra hanno grande stima di lei: Lindsey Horan, il capitano della nazionale, ne apprezza molto “il tocco e la visione di gioco”, mentre l’allenatore del San Diego Wave Casey Stoney ha ammesso che le capacità di Shaw di “girarsi, tenere la palla e servirla alle altre calciatrici è tra le migliori che io abbia visto.” Shaw ha inoltre dichiarato che gli anni trascorsi a giocare in un altro genere di calcio l’hanno aiutata moltissimo a migliorare nel gioco, visto che “Ero in difesa, quindi creavo il gioco e dovevo creare le situazioni che avrebbero portato al goal. Il futsal viene giocato in uno spazio davvero ristretto, devi essere molto sveglio e acuto quando devi giocare la palla e su come dovrai giocarla, quindi nel calcio a 11, con molto più spazio per giocare, sono arrivata già pronta.” Shaw ha poi un sogno nel cassetto: quello di vincere la medaglia d’oro per emulare il suo idolo, Neymar.

Il Giappone di Futoshi Ikeda è il più “verde” in termini di età tra le nazionali citate sopra. Toko Koga, in particolare, è la più giovane della sua rosa, nata il 6 gennaio 2006. Come Barón, anche lei gioca in difesa e attualmente milita nel campionato olandese tra le retrovie del Feyenoord, con cui ha disputato 10 partite senza segnare. Dopo aver giocato per il Fukushima, si è trasferita in Europa e ha firmato con la formazione olandese fino al 2026. Sul sito ufficiale del Feyenoord, al momento dell’acquisto della giovane giapponese Manon Melis, osservatrice della squadra femminile, ha focalizzato l’attenzione su di lei, dicendo che è una delle giapponesi più talentuose del momento, notandone già le capacità fin dalla prima osservazione. Nel Feyenoord, inoltre, gioca anche a centrocampo, posizione che, secondo vari giornalisti della testata giornalistica olandese 1908, permette a lei e alla squadra di creare un buon gioco e di sfruttarla in vari ruoli.
In nazionale maggiore, invece, ha già messo la sua firma nell’amichevole contro la Nuova Zelanda giocato a Murcia in preparazione ai Giochi olimpici, ritrovandosi sola davanti alla porta senza che nessuna calciatrice della squadra avversaria la marcasse. Si tratta di una ragazza che ha già preso parte a campionati internazionali, come la SheBelievesCup, giocando contro gli Stati Uniti e contro il Brasile, e ha anche disputato le partite di qualificazione alle Olimpiadi.

Aoba Fujino è la seconda atleta giapponese che potrebbe fare bene ai Giochi, una giovane attaccante nata il 27 gennaio 2004. Ha già destato l’interesse internazionale durante il Campionato del mondo del 2023 dopo la roboante vittoria del Giappone ai danni della Spagna nella fase a gironi, ragion per cui la FIFA le ha chiesto di rilasciare un’intervista. Fujino, ha dichiarato, non aveva mai preso parte a tornei di stampo internazionale prima del mondiale e, fino al momento dell’intervista, avvenuta il 30 luglio 2023, “L’atmosfera dello stadio mi ha davvero travolto”, dopo aver ammesso che la partita d’esordio “Mi ha reso molto nervosa. Ci è sempre stato detto che al debutto è molto importante fare bene, ma la tensione che avevo la definirei positiva.” Ha inoltre ammesso che Saki Kumagai si è dimostrata centrale per lei al momento di affrontare una partita importante come quella contro la Spagna: “Proprio lei ha sottolineato quanto sia importante il primo match in una competizione. Sentendolo dire da qualcuno che l’ha già fatto mi ha messo del tutto a mio agio. Quindi, a poche ore dall’inizio, abbiamo discusso su come giocare in quanto squadra supportando anche l’un l’altra.” Quando l’è stato chiesto come ha affrontato la seconda partita, dopo che nella prima aveva sfiorato il goal senza però far oltrepassare al pallone la linea di porta, Fujino ha risposto che “La cosa importante è che abbia vinto la mia squadra, perciò ho rialzato la testa e tentato di essere positiva per le partite successive. Non riuscivo comunque a ignorare gli errori da me commessi durante il match, e questo mi frustrava parecchio. In compenso, ciò mi ha permesso di arrivare contro la nazionale del Costa Rica ancora più determinata a lasciare il segno”, parole che, dette da una giovane atleta al suo debutto su un palco tutt’altro che facile, facevano già presagire che il miglioramento era dietro l’angolo. Infatti, al suo primo goal con la nazionale, Fujino si è sentita “Elettrizzata vedendo il pallone oltrepassare la linea di porta, soprattutto considerando le occasioni sprecate nella prima partita.” La bravura di Fujino risiede, secondo la FIFA, nel tiro: “Fin da quando ero piccola, ho dedicato ore e ore a esercitarmi per migliorare il mio tiro, con mio papà e altre persone lì con me per aiutarmi. Se giochi come attaccante, misuri la tua bravura in base al numero di goal”, ha detto. Nella sua squadra di club, nella prima divisione del campionato giapponese, Fujino ha segnato ben 24 reti in 51 partite, con una media che sfiora il goal ogni due partite, mentre nella nazionale giapponese ha già raggiunto quota 6 goal in 23 presenze, una media che potrebbe certamente migliorare, alla luce delle sue potenzialità e delle prestazioni che ha avuto nella squadra di club. Basti considerare che, con il suo goal al Costa Rica, Fujino è diventata la più giovane calciatrice giapponese, a 19 anni e 180 giorni, a segnare in un campionato del mondo considerando sia gli uomini sia le donne. Le premesse perché diventi centrale nella fase offensiva della sua squadra ci sono tutte, starà a Ikeda decidere se schierarla. Come riportato dal sito The Asian Game, Fujino potrebbe coprire diverse posizioni in campo, visto che, palla al piede, riuscirebbe sia a tagliare nell’area di rigore e calciare in porta, sia a crossarla in tutta facilità a una compagna di squadra; inoltre, riesce a giocare sia di destro sia di sinistro, ed è da sottolineare la sua freddezza sia da fuori area sia all’interno dell’area al momento del tiro. La sua precisione nei passaggi è del 74,9%.

Momoko Tanikawa, nata il 7 maggio 2005, è un’altra giovane atleta che ha ottime potenzialità. Acquistata a titolo definitivo dal Bayern Monaco nel 2024, la squadra tedesca ha scelto di cederla momentaneamente in prestito alla formazione svedese del Rosengård per permetterle di mettersi minuti preziosi nelle gambe ed esperienza prima di coinvolgerla direttamente nel progetto. Come riportato dal sito ufficiale della squadra bavarese, il prestito di Tanikawa è valido fino all’estate, vale a dire fino al termine del torneo olimpico. Tanikawa ha passato una settimana in ritiro con il Bayern Monaco nell’estate del 2023, dove ha potuto conoscere la squadra; partecipare a questo ritiro le ha facilitato la scelta, in quanto aveva ricevuto altre offerte, e alla fine ha optato di firmare il contratto con le tedesche. Il direttore tecnico del Bayern Monaco, Francisco De Sá Fardilha, ha subito speso buone parole per lei: “Momoko Tanikawa è una delle migliori giovani calciatrici del mondo: è già una pedina centrale nella nazionale giapponese, una delle squadre più forti al mondo. Dal punto di vista tecnico, Momoko è molto versatile e riesce a giocare bene con entrambi i piedi, sa già come comportarsi di fronte a delle top player ed è molto flessibile nella sua posizione. Pur essendo una centrocampista offensiva, potrebbe giocare anche in qualsiasi altra posizione d’attacco, addirittura come centravanti”, ha detto durante la prima conferenza stampa dopo l’acquisto della giovane. L’allenatore Alex Straus si è collegato a quanto detto da De Sá Fardilha: “Siamo entusiasti per aver acquistato Momoko Tanikawa, la tenevamo d’occhio da tempo. Si è allenata con noi per una settimana, la scorsa estate, e ha cancellato ogni dubbio. Si tratta di una delle migliori giovani calciatrici del panorama mondiale, e sarà nostro compito aiutarla a crescere“, ha detto.
La sua prima convocazione in nazionale è stata opera di Futoshi Ikeda, infatti ha debuttato nel 2024 e ha già preso parte a 3 partite, senza però trovare la rete. Al termine dell’estate, Tanikawa tornerà al Bayern Monaco e potrà misurarsi con squadre di club del calibro del Werder Brema o dell’Eintracht. Prima di tutto, però, potrebbe avere la grande occasione di misurarsi a livello internazionale a queste Olimpiadi.

L’ultima atleta che va a chiudere la carrellata è Maika Hamano, nata il 9 maggio 2004 in forza al Chelsea, formazione che ha da sempre lottato sia in Champions sia per il titolo in Premier League. Il palcoscenico che ha già dovuto calcare con quest’importante squadre di club nel 2023 le ha dato l’occasione di giocare 6 partite e segnare 2 goal; la squadra londinese l’ha ceduta in prestito alla svedese Hammarby per darle l’opportunità di crescere, e anche lì Hamano ha fatto bene: nelle 17 presenze totali ha totalizzato ben 7 reti.
In nazionale maggiore dal 2022, ha giocato 11 partite e segnato 3 goal, partecipando anche alla Coppa del Mondo del 2023. Non è nuova al panorama internazionale, ma quella di Parigi sarà la sua prima Olimpiade in assoluto. Anche lei, addirittura prima del campionato del mondo, ha attirato su di sé l’attenzione dei riflettori della FIFA, che ha voluto intervistarla già nel 2022, quando aveva appena diciotto anni. In quel momento faceva ancora parte della formazione titolare del mondiale U-20, con cui avrebbe di lì a poco disputato la semifinale contro il Brasile. Hamano è stata determinante nella partita contro la Francia che, fino a poco meno di un quarto d’ora dal termine dei supplementari, era in vantaggio: “Sono entrata quando mancavano soltanto dieci minuti alla fine dei supplementari e la Francia era in vantaggio. A essere sincera, pensavo al peggio, ma Fujino è riuscita a pareggiare, e in quel momento ho capito che la fortuna era dalla nostra parte”, ha detto alla FIFA, che ha poi evidenziato quanto Hamano fosse apprezzata, visto che veniva considerata da molti osservatori una di quelle calciatrici da tenere d’occhio. “Due delle mie reti sono arrivate su calcio di rigore, quindi non ho segnato molti goal decisivi in movimento. Se ne avessi segnato uno contro la Francia, non saremmo state costrette ad arrivare ai rigori, e questo significa che posso e devo ancora migliorare”, ha dichiarato. Dalle sue parole emergono subito la sua grinta, la sua determinazione e il suo desiderio di migliorarsi costantemente per aiutare la sua squadra a trionfare. Come ha ammesso successivamente, il suo scopo era giocare per la nazionale maggiore una volta finito il campionato del mondo, cosa che è successa proprio nello stesso anno: “Poi, a lungo termine, il mio obiettivo è quello di diventare la migliore calciatrice del mondo ed essere d’ispirazione per le persone.”

Ilaria Cocino
Nata a Torino nel 1998, si appassiona al calcio e all'atmosfera magica degli stadi fin da ragazzina. Laureata in Traduzione presso l'Università degli Studi di Torino, attualmente è traduttrice freelance dall'inglese e dallo spagnolo e si occupa anche di editoria. Da sempre affascinata dal mondo del giornalismo sportivo, prova a coniugare la sua passione per il calcio femminile con quella per le lingue per immergersi anche in quello internazionale.