In chiusura di questo 2019 il Governo presieduto da Giuseppe Conte ha inserito un provvedimento di poche righe nella legge di bilancio. Tale norma annuncia l’inizio del processo che porterà il professionismo nel calcio femminile italiano. La firma di questo provvedimento, voluto anche dal ministro dello sport Vincenzo Spadafora, è dei parlamentari Susy Matrisciano (M5S) e Tommaso Nannicini (PD). Il passaggio non sarà di breve durata ma intanto il primo step è stato compiuto
L’INIZIO DI UNA NUOVA ERA
L’esperienza mondiale dell’estate scorsa è stata di vitale importanza per lo sviluppo del calcio femminile. Secondo alcune stime, almeno 24,9 milioni di italiani hanno seguito uno dei match in cui l’Italia è scesa in campo nella competizione. Sono stati realizzati picchi di share per le partite talmente alti da surclassare persino programmi di vecchia data. Era inevitabile che qualcosa dovesse scattare negli ambienti della Federcalcio e nella Lega. Entrambe hanno avuto contatti costanti con il ministero dello sport che ha sua volta chiesto l’introduzione della norma nella legge di bilancio
Le parole di Sara Gama, secondo le quali l’Italia fosse l’unica nazionale tra le prime otto del mondo a non possedere calciatrici professioniste, sono state piuttosto eloquenti. e chissà che proprio il capitano della Juventus non abbia accelerato l’avvio del processo di cambiamento. Certo, non sarà una cosa breve. Il Governo ha intenzione di introdurre il professionismo in maniera graduale con diversi step che si alterneranno da qui al 2022. Per dare vita a questo cambiamento, il Premier Conte ha concesso un finanziamento iniziale di venti milioni di euro per tutto il triennio sopracitato
Non saranno soltanto le calciatrici a divenire professioniste. Il decreto legge prevede che anche atlete di sport come il basket, la pallavolo, il rugby e altri, diventano professioniste. Le sportive dovranno avere dei contratti equi, ben retribuiti e che garantiscano loro i diritti fondamentali. Bisognerà attendere e vedere come si attuerà questo cambiamento ma intanto siamo finalmente giunti ad un punto di svolta. Nel giro di qualche anno l’Italia non sarà più l’unica nazionale dilettante tra le prime otto del mondo.