Il processo del ritorno ai vertici europei del calcio italiano, sia femminile che maschile, è stato avviato e procede a gonfie vele grazie anche a figure come Michele Uva, vice presidente della Uefa e storico dirigente sportivo italiano. Nonostante ciò, molti addetti ai lavori del nostro movimento credono che le dichiarazioni a favore della promozione del calcio femminile siano tutto fumo e niente arrosto e, per svicolarsi e contrastare queste critiche, Uva è intervenuto alla webinar della BCF Academy, scuola calcio del Bologna.
Inizia affrontando il tema degli aiuti economici: “Come Uefa abbiamo investito 55 milioni di euro sul calcio femminile: vogliamo far arrivare a 2,5 milioni il numero delle tesserate, riformare la Champions e le competizione per le nazionali. Poi, abbiamo aumentato i contributi per ogni Federazione ma bisogna attendere perché quello che oggi investiamo vedrà i propri frutti fra 4-5 anni. Una cosa posso dirla: questo periodo non ci farà togliere un solo euro al movimento femminile anche se la pandemia darà un impatto economico su tutti.”
Poi passa all’Europeo ed alla finale di UWCL del 2022: ”L’Europeo che doveva essere nel 2021 sarà spostato al 2022, una volta slittato quello maschile, e si svolgerà in Inghilterra con la finale a Wembley e la gara inaugurale a Manchester. E confermo che la finale di Champions del 2022 sarà a Torino”
Infine chiude l’argomento con il tema cruciale dell’introduzione del professionismo nel calcio femminile: “Ho scritto anche un libro sul calcio femminile, si chiama “Campionesse”. La via del professionismo è l’unico accesso per farlo crescere: a un certo livello e intera giornata al calcio non è corretto da un punto di vista sociale e umano che un uomo sia professionista e la donna no. Non dico lo stesso stipendio ma professioniste sì, quindi con tutele sanitarie, essere aiutate nel post carriera. Questa è la via ma ho paura che qualcuno stia tirando i remi in barca”.