Madelen Janogy, nuovo acquisto della Fiorentina Femminile ha raccontato ai microfoni di SVT Sport la propria esperienza con la malattia mentale.
Proprio a causa di questa aveva rescisso il suo contratto con il Wolfsburg. Ancora ad oggi soffrire di una malattia mentale viene spesso visto come uno stigma, un tabù, qualcosa da non dire pubblicamente e che andrebbe normalizzato, così come nessuno si stupisce più delle malattie che colpiscono il fisico.
E’ necessario parlare di queste problematiche in modo che le persone possano riconoscersi nelle testimonianze di chi vive giornalmente questo tipo di esperienza.
Proprio a causa di questa aveva rescisso il suo contratto con il Wolfsburg. Ancora ad oggi soffrire di una malattia mentale viene spesso visto come uno stigma, un tabù, qualcosa da non dire pubblicamente e che andrebbe normalizzato, così come nessuno si stupisce più delle malattie che colpiscono il fisico.
E’ necessario parlare di queste problematiche in modo che le persone possano riconoscersi nelle testimonianze di chi vive giornalmente questo tipo di esperienza.
La Janogy stessa, infatti, si è detta meravigliata per aver scoperto in quel momento, come le persone si interessassero a come si sentiva e come in tanti le abbiano confidato di vivere la medesima situazione.
Lavorando su se stessa si è trovata a chiedersi come mai non abbia fatto nulla per evitare di cadere, come mai fosse così inconsapevole di aver bisogno di aiuto:
Lavorando su se stessa si è trovata a chiedersi come mai non abbia fatto nulla per evitare di cadere, come mai fosse così inconsapevole di aver bisogno di aiuto:
“La mia prima reazione quando tantissime persone si sono avvicinate alla mia storia è stata: ‘Come può essere ancora un tabù?’ Quando così tante persone si interessavano alla mia storia e altre si trovavano addirittura nella mia stessa situazione. È stata davvero una cosa che mi ha colpito quando è uscita. Ho lavorato tanto per “accettare” la mia situazione. Quando sono caduta, non mi importava di niente, si trattava di me. Non mi sentivo bene. La domanda è: perché non ho fatto nulla prima di schiantarmi? Forse avevo bisogno di avere un modello per ispirarmi”.
Il consiglio che a questo punto si sente di dare, forte del proprio vissuto, è di riuscire ad ammettere che essere deboli, chiedere aiuti non è una vergogna. Al contrario, è necessario ammettere a sé stessi in primis, che non sempre si è forti.
“Penso che sia molto importante, accettare dove ti trovi e avere il coraggio di ammettere che potresti non essere così forte. E non c’è niente di male a chiedere aiuto. Non avevo idea di quando avrei giocato di nuovo a calcio, ma ero abbastanza calma al riguardo”