Photo Credit: Nicolò Ottina - Photo Agency Calcio Femminile Italiano

La musica e il calcio sono due mondi che, a volte, riescono a coniugarsi. Uno dei poteri più universali che accomuna la musica e lo sport è trasmettere un messaggio raggiungendo un vasto pubblico, come solo una canzone o una partita in televisione possono fare. Quando il messaggio è di solidarietà e beneficenza, inoltre, la canzone diventa quasi un inno nei confronti della speranza verso il cambiamento, com’è successo con un capolavoro come Imagine di John Lennon, un inno contro le guerre, alla stregua di Heal the World dell’altrettanto compianto Michael Jackson.

Il sound drammatico delle due canzoni citate poc’anzi viene completamente capovolto nel pezzo che alcune calciatrici della Juventus Women hanno scelto di scrivere, incidere e caricare su Spotify e le maggiori piattaforme digitali per arrivare all’orecchio e alle cuffie del maggior numero di persone. In Calci a un pallone, musica e calcio s’incontrano e danno vita a una combinazione speciale che vuole trasmettere un messaggio di solidarietà. Barbara Bonansea, Cristiana Girelli e Martina Rosucci hanno inciso questa canzone per beneficenza, dedicandola alle bambine dello Sri Lanka, da sempre in condizioni di vita precarie e nella speranza di costruirsi un futuro migliore.

Le tre calciatrici della Juventus Women hanno dedicato un inno alla loro passione, il calcio, che dà loro “un senso di libertà“, ma anche molto di più. La canzone, dal ritmo allegro e che non calca in nessun caso la malinconia dei testi di Lennon e Jackson, ricorda molto le sigle composte in occasione dei Mondiali o degli Europei di calcio, incentrate appunto sulla collettività a cui solo il calcio riesce a dare vita, e sulle emozioni che questo sport riesce a trasmettere anche a chi non lo vive di persona sul campo: “è un’emozione intensa, una sfida anche contro te stessa. Non è solo un gioco, su pensa, è una passione innata“, una passione che si deve assecondare e portare avanti a qualsiasi costo, perché si tratta di “inseguire una speranza, fare tanti bagni di sudore, non si può però vivere senza, perché tutto parte dal tuo cuore.

Le parole del testo, declinate appositamente al femminile per rimarcare l’importanza di credere nel movimento calcistico in rosa, ripercorrono in modo autobiografico le sensazioni provate da buona parte delle calciatrici professioniste, spesso obbligate a giocare insieme ai maschi e a sentirsi in difetto rispetto a loro: “Una bambina che corre tra i maschi può dimostrare che anche lei sa segnare“, un tema emerso spesso nel frangente di confrontare due mondi a tutti gli effetti opposti, ma complementari, quali il calcio femminile e quello maschile, due facce della stessa medaglia che, però, la Fortuna ha scelto di premiare volgendo la propria attenzione (quasi) sempre e solo verso il maschile.

L’aspetto della condivisione e dell’amicizia, nonché del divertimento (si tratta sempre e comunque di questo, un gioco che si può vincere o, in altri casi, perdere), vengono citate verso la fine della canzone, dove la bambina che all’inizio deve immergersi in quel mondo chiamato ‘calcio’ ha finalmente trovato la sua strada: “Ci divertiamo, noi tutte insieme, indivisibili, sempre più“, tra compagne ci si aiuta, ci si diverte, ci si confronta e ci si trova di fronte a momenti difficili, che solo stando insieme si possono superare. Il calcio, in fondo, somiglia molto alla vita stessa, perché dare “Calci a un pallone, è la mia vita, sai“, e oltre a regalare belle esperienze “Lo stadio è la mia casa, il campo da gioco è il prato dei ricordi“, ricordi che solo la vita che vivi traccia dentro di te.

L’ultimo, emblematico verso dell’ultima strofa, è il vero cuore pulsante che ha permesso alle calciatrici di inseguire il loro sogno e di arrivare a coronarlo: “Forza, non mollare mai!“, un augurio che andrebbe reiterato in tutti i campi di calcio, in tutte le scuole, in tutte le situazioni difficili che troppe persone si trovano ad affrontare giorno dopo giorno. Sono solo parole ma, come diceva il professor Keating nella pellicola L’attimo fuggente, “Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino: […] la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore, sono queste le cose che ci tengono in vita“, e una canzone può alleviare, anche solo per un secondo, il dolore e la tristezza.

Ilaria Cocino
Nata a Torino nel 1998, si appassiona al calcio e all'atmosfera magica degli stadi fin da ragazzina. Laureata in Traduzione presso l'Università degli Studi di Torino, attualmente è traduttrice freelance dall'inglese e dallo spagnolo e si occupa anche di editoria. Da sempre affascinata dal mondo del giornalismo sportivo, prova a coniugare la sua passione per il calcio femminile con quella per le lingue per immergersi anche in quello internazionale.

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