L’autrice inizia il libro ripercorrendo la sua carriera, dagli esordi ai traguardi della nazionale. Una volta “appesi gli scarpini al chiodo” però non ha smesso di occuparsi di calcio, anzi. Nel libro sono raccontante anche le sue esperienze da allenatrice, legate anche al calcio maschile.
“Lo sport può cambiare la vita e ora, nel nostro paese, è arrivato il tempo del calcio femminile”.
Il testo ha come punto di partenza la storia personale di Carolina Morace ma allo stesso tempo vuole essere una riflessione generale sul tema del calcio femminile. L’Italia sembra essersi svegliata solo a seguito dell’ultimo mondiale di Francia, tuttavia non si possono trascurare le generazioni precedenti ed i traguardi da loro raggiunti. Fu proprio lei, ad esempio, a segnare con la maglia nove della nazionale italiana quattro gol a Wembley contro l’Inghilterra: era il 18 agosto 1990. Un’impresa del genere non è mai stata ripetuta, che si parli di calcio maschile o femminile. La Gazzetta dello Sport, tra i principali quotidiani di calcio in Italia, quasi non diede risonanza all’evento, dedicandoci solo poche righe nelle pagine interne.
“Sono stata la supercampionessa di uno sport superminimizzato.”
La carriera della Morace con la maglia azzurra inizia nel 1978, da lì colleziona 153 presenze arricchite da 105 reti. In due occasioni lei e le compagne sfiorano la vittoria degli Europei, nel 1993 e poi nel 1997 il sogno s’infrange in finale. A livello nazionale invece ha vinto 12 scudetti e per altrettante volte è stata capocannoniere della serie A, impressionante la striscia di 11 vittorie consecutive. Entra perciò di diritto tra le migliori calciatrici di sempre, riconosciuta anche a livello internazionale. Nel 1995 vince il titolo di miglior calciatrice al mondo e in seguito viene nominata dalla FIFA ambasciatrice del calcio femminile.