Credit Photo: Paolo Comba - Photo Agency Calcio Femminile Italiano

Chi ama seguire lo sport sa benissimo quale sia l’emozione che ti tiene
incollato al divano per seguire in tv la partita della tua squadra del cuore.
Tale emozione si amplifica quando ci si trova sulle tribune di uno stadio o di
un palazzetto: le mani diventano fredde, un brivido ti corre lungo la schiena,
il battito del cuore accelera. L’entusiasmo per un gol, per l’ultimo punto
segnato, per la stoccata vincente, regala una sensazione di felicità
impagabile.
Da sempre partite e incontri hanno avuto bisogno di un giudice, di una figura
che facesse rispettare le regole, che stabilisse se la palla era dentro o fuori,
che decidesse se c’era un’irregolarità oppure no, stiamo parlando
dell’arbitro.
A chi ama il calcio come noi sarà capitato di “mandare a quel paese” il
direttore di gara per un fallo non visto, per un rigore non dato. Frasi del tipo:
“Tira fuori il cartellino!” Oppure “Ti servono un paio di occhiali?!” Sono solo
le espressioni più gentili che si sentono allo stadio. Purtroppo, sempre più
spesso si leggono nei comunicati della settimana, ammonizioni impartite a
dirigenti e giocatrici, a causa di espressioni irrispettose rivolte all’arbitro.
Il caso più clamoroso e recente è stata la multa di mille euro inflitta a una
società di serie B in seguito alla pessima condotta dei propri sostenitori che
dovrebbero essere in tribuna per incitare la propria squadra e non per
insultare la squadra avversaria, tantomeno la terna arbitrale.
Ci chiediamo quanta sia la passione di chi decide di diventare arbitro, quale
sia lo spirito che anima un ragazzo o una ragazza a scegliere di intraprendere
questo difficile ruolo, quale forza di volontà lo sostenga nel momento in cui
buona parte della tribuna ti epiteta con parole che non hanno nulla a che fare
con lo sport.
Abbiamo rivolto qualche domanda a Nabil Ghazy, della sezione di Schio che
ha diretto gare del campionato della Lega Dilettanti fino alla Serie D e che ha
recentemente messo da parte il fischietto.

Quali sono le motivazioni che spingono un ragazzo o una ragazza a scegliere
di diventare un arbitro di calcio ?
Devo ammettere che personalmente ho iniziato quasi per caso. In quel
periodo non esisteva più la squadra di calcio del mio paese e vidi una
locandina pubblicitaria della mia sezione. Chiesi informazioni a Daniele
Orsato e mi convinse a provare. Nonostante un certo scetticismo iniziale, fin
dalla prima lezione del corso arbitri, ho capito che era la strada giusta per
fare dello sport sano che implementava anche una bella dose di disciplina e
sicurezza, che risulta essere molto utile in età adolescenziale.

Quali sono le emozioni che si provano a scendere in campo per arbitrare una
partita importante? Come si riesce a mantenere l’equilibrio quando gli animi
delle due squadre si accendono ?
Credo che per qualsiasi arbitro, ogni partita risulti essere importante, poi
ovviamente qualche partita più di un’altra, ma sicuramente quella sana
emozione prima di una partita si prova per qualsiasi gara: paura,
insicurezza, ma anche tanta voglia di far bene.
L’equilibrio si mantiene restando il più possibile calmi, io personalmente
ripetevo nella mia testa che l’arbitro è l’unico partecipante che non vince
e non perde, mi aiutava a rimanere sereno e lucido e questo veniva
trasmesso anche ai contendenti.

Cosa ne pensi dello sviluppo del calcio femminile e come ti immagini il
prossimo futuro?
Lo sviluppo del calcio femminile è in forte crescita e lo si nota anche dalle
designazioni, considerando che vengono scelti arbitri di esperienza e di alto
livello. Negli ultimi anni si è alzato di molto sia il livello tecnico che atletico.
Le società stanno investendo molte risorse per il movimento femminile e
non credo manchi molto al raggiungimento della visibilità del calcio giocato
dai maschi.

Monica Lovato.