Photo Credit: Paolo Comba - Photo Agency Calcio Femminile Italiano

Siamo soliti, erroneamente, porci ancora di fronte alla parola “calcio” dividendo in automatico le attrici e gli attori protagonisti: si parla, infatti, di “calcio femminile” contrapposto, per l’appunto, a quello maschile, più conosciuto e sicuramente più seguito per via della sua radicalità nella vita quotidiana del pubblico medio italiano.
Se si parla di “Juventus”, spesso si pensa a Del Piero, a Trezeguet, a Baggio, a Platini; dalla nascita della Juventus Women, però, “Juventus” è anche diventata sinonimo di Gama, Girelli, Bonansea, Rosucci e Salvai, per citarne alcune. La percezione del calcio, a passo di lumaca, sta cambiando, e le bambine, così come i bambini, possono finalmente avere una fonte d’ispirazione a cui fare riferimento.

La Juventus, da sempre in prima linea per permettere alla sua costola femminile di crescere e di diventare di spicco, ha avviato, all’inizio di quest’anno, un progetto molto importante e innovativo che intende focalizzarsi prettamente sulla parola “calcio”, incanalando tutto ciò che riguarda il “maschile” e il “femminile” in un’unica, importantissima parola onnicomprensiva, segno che non ci sono differenze tra un bambino e una bambina, tra una donna e un uomo. Una filosofia tutta nuova e speciale, dove a contare sono solo il terreno di gioco, il pallone, la divisione in squadre, gli scarpini ai piedi e non chi li indossa.

A tal proposito, da febbraio è stata introdotta l’attività di calcio misto presso l’Allianz Training Center di Vinovo. Può sembrare una scelta bizzarra, oppure fonte di sospetto e di scetticismo, ma la realtà va ben al di là di ciò che potrebbe essere visto come un “contentino” al movimento in rosa, spesso relegato a essere il fanalino di coda e, purtroppo, bersaglio di commenti del tutto inadeguati e sessisti: l’obiettivo è, infatti, quello di aiutare le bambine e i bambini delle giovanili bianconere ad allenarsi e a crescere insieme sia dal punto di vista tecnico, sia da quello tattico, andando a creare un ambiente sereno in cui non esistono “bambine” e “bambini”, ma esistono “calciatrici e calciatori professionisti” che possono condividere lo stesso obiettivo e provare a raggiungerlo inieme, migliorando anche le proprie qualità.

Collaborazione, amicizia, rispetto e condivisione della stessa passione e dello stesso obiettivo: sono questi i principali motori che muovono le ragazzine e i ragazzini coinvolti nel progetto, in grado di migliorarsi individualmente e di mettersi in gioco in un ambiente inclusivo e sano, in cui il genere non è motivo di divisioni ed è, anzi, la forza che aiuta il gruppo a crescere come professioniste, professionisti e, soprattutto, persone.
La Società è fermamente convinta che quest’approccio permetterà, in futuro, di formare calciatrici e calciatori che si rispettano l’un l’altra e che, soprattutto, riescono a collaborare nel perseguire lo stesso obiettivo, eliminando ogni discriminazione.

«Siamo molto contenti di essere riusciti ad avviare questo progetto all’interno del nostro club, fin da subito abbiamo ricevuto grande disponibilità da parte del settore maschile cosa non scontata per un progetto sperimentale di questo tipo. L’attività di calcio misto ci permette di portare avanti l’idea che sia molto importante in un settore giovanile avere un approccio tailor made ovvero attenzionando quelle che sono le necessità e bisogni delle singole giocatrici, quindi offrire loro contesto e stimoli adeguati. I risultati di questa attività si vedranno nel lungo periodo ma per adesso possiamo ritenerci soddisfatti della disponibilità e professionalità messa in campo da tutte le componenti e dalla risposta di ragazzi e ragazze: c’è molto coinvolgimento e partecipazione. Ad oggi le tesserate coinvolte sono 6 e vanno dall’annata 2012 alla 2017», ha commentato Carola Coppo, Head of Women Academy, un discorso in cui è stato precisato che anche la “controparte maschile” della Juventus ha accettato questa proposta con interesse e che, contrariamente alle previsioni, condivide lo stesso ideale di inclusione.

«Crediamo che questa iniziativa possa rappresentare per i ragazzi un’ulteriore occasione di crescita e apprendimento, non solo dal punto di vista tecnico, ma anche personale. È un momento di confronto stimolante, che, come stiamo vedendo, sta avendo risposte positive in termini di partecipazione e di osservazione reciproca delle attitudini e dell’approccio all’allenamento», ha poi aggiunto Michele Sbravati, Youth Football Director di Juventus.

Come tutti gli esperimenti e tutte le proposte che coinvolgono direttamente esseri umani, sarà il tempo a decretare i frutti di quanto seminato dal Club. Nel frattempo, quello che si può dire è che l’ideale perseguito da questo progetto è nobile e, soprattutto, una base che, col tempo, potrebbe diventare un solido appoggio per costruire squadre forti, compatte e che perseguono, prima di tutto, lo stesso obiettivo: scendere in campo rispettando qualsiasi avversario.

Ilaria Cocino
Nata a Torino nel 1998, si appassiona al calcio e all'atmosfera magica degli stadi fin da ragazzina. Laureata in Traduzione presso l'Università degli Studi di Torino, attualmente è traduttrice freelance dall'inglese e dallo spagnolo e si occupa anche di editoria. Da sempre affascinata dal mondo del giornalismo sportivo, prova a coniugare la sua passione per il calcio femminile con quella per le lingue per immergersi anche in quello internazionale.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here