Un giorno storico, per il movimento calcistico femminile italiano. E’ ufficiale il passaggio al professionismo. La delibera di giugno 2020 in cui si era scritto che nel 1 luglio 2022 si sarebbe arrivati al professionismo, oggi è diventata certezza con l’approvazione di tutte le NOIF. Una data epocale che Tuttomercatoweb.com ha deciso di affrontare con una figura di riferimento del calcio femminile come Katia Serra, oggi opinionista Rai a 90° Minuto, al seguito dell’Under 21 e anche delle ragazze di Milena Bertolini ma con un passato da calciatrice di spicco in Italia. “E’ un passaggio atteso, dovevamo aspettare il momento giusto. Non era in discussione ma serve per dare tutele a giocatrici e a chi allena, a chi lavora in questo movimento. E’ questo il grande risultato raggiunto: in questo modo le giocatrici a livello di tutele hanno le stesse dei giocatori, lo stesso vale per i tecnici. E anche le società ora hanno un patrimonio economico e da qui i trasferimenti avverranno a titolo oneroso immagino. Se ti coltivi un talento in casa, col tempo, adesso avrai un patrimonio”.
Un passaggio importante: il calcio femminile è un lavoro.
“Ora maturi la pensione, il calcio non è più un hobby. Altrimenti arrivi nel post carriera, come me, e ti versi i contributi da sola… E’ un passo enorme ed epocale. E poi anche l’Inail: se hai un infortunio sei coperto e non lo sei più da piccole assicurazioni. E il conteggio della pensione sarà calcolato anche su eventuali gravi infortuni patiti in carriera. Ora le giocatrici verranno coperte dai club e nel conteggio della pensione ci saranno anche gli infortuni gravi come sussidio mensile eventuale”.
Cambierà qualcosa anche sugli ingaggi?
“Un sistema prima di generare ingaggi alti deve trovare sostenibilità, lo step adesso è creare le fondamenta. Se sei bambina e hai talento devi investire sul tuo futuro da calciatrice: prima il sistema non ti metteva nelle condizioni di crederci e tra lavoro e calcio, sceglievi il lavoro. Non c’erano condizioni di base… Qualcuna come me è stata folle ma oltre a questa sana e positiva follia, c’erano le condizioni personali per farlo”.
Tra le novità per la prossima stsgione, seppur il discorso sia slegato dalla rivoluzione sui contratti, c’è anche il nuovo formato per la Serie A: sarà a 10 squadre.
“Una Serie A a 10 squadre con andata, ritorno, poule Scudetto e retrocessione significa che aumenta il numero delle partite e saranno anche più combattute. Darà più incertezza alle partite e un campionato per essere interessante deve essere sempre più incerto”.
Torniamo al capitolo professionismo. Potrà essere allargato anche alla B italiana?
“Oggi ci sono i presupposti solo per la Serie A. Però pensate a una cosa: è il primo sport professionistico della storia in Italia. In futuro si spera ci siano per allargare ma è un futuro di medio-lungo periodo”.
Che ne pensa degli oltre novantamila al Camp Nou per il Barça femminile?
“La Catalogna fa storia a parte, un record pazzesco… Però è un luogo a parte, trascina masse che non vengono trascinate altrove. Allo Stadium ci furono quarantamila persone contro la Fiorentina, diciottomila in Champions contro il Chelsea. Il problema principale sono le strutture per costruire numeri importanti: riguarda tutto il calcio, prima arrivano le strutture nel mondo calcio e prima sarà facile aiutare il calcio femminile”.
Credit Photo: Andrea Amato