La domanda potrà essere provocatoria, potrà essere vista o letta come una scelta femminista, ma è chiaramente una presa di posizione che prima o poi si dovrà affrontare. Ormai tutti conoscono la dura presa di posizione, della nostra Commissaria Tecnica della Nazionale, circa la militanza in campionato di Serie A femminile di solo “due” allenatrici su dodici. Alla partenza del campionato di quest’anno erano “quattro” (un terzo della compagine tecnica maschile), e come sempre, quando i risultati agli inizi non sono positivi, a pagare è sempre l’allenatore: come è accaduto per Manuela Tesse del Pomigliano e Carolina Morace per la Lazio.
Non condivido chi dice che la scelta dell’allenatore uomo sia migliore di quella dell’allenatrice donna. A mio parere è una sciocchezza: chi si esprime così non è mai entrato in uno spogliatoio, vede il calcio in televisione senza capire le dinamiche del campo e soprattutto della vita fuori e dentro lo spogliatoio. Il valore aggiunto che porta una compagine femminile all’interno del gruppo, è fondamentale, crea una forma diversa di aggregazione e capisce anche meglio lo stress e le dinamiche femminili sul quadrante di gioco.
Gli uomini e le donne, ahimè, non hanno le stesse necessità, pertanto credo che come succede per i maschi (che tra loro riescono a capire il temperamento dell’uomo) la stessa ed identica cosa valga per le donne che hanno le loro necessarie esigenze. Forse a questa giusta provocazione di Milena si dovrebbe aggiungere una altra domanda: “quando vedremo una donna allenare una squadra di serie A maschile?” Ecco a questa risposta mi piacerebbe capire ed avere una risposta. Perché un buon tecnico donna, preparato e tecnico alla pari di un uomo, non potrebbe dirigere una grande società maschile? All’estero, come sempre, le visioni sono sempre più allargate su questa cultura sportiva e sulle pari opportunità.
In Italia siamo ancora un po’ indietro, ma la speranza, almeno la mia e credo per tutto il movimento, è che un giorno tali discriminazioni non siano più ammesse e le donne sia considerate non solo alla pari maschile ma anche di più; come nella vita di tutti i giorni.
Credit Photo: Bruno Fontanarosa