Dopo 6 mesi di attesa, è finalmente ritornata la Serie A femminile, primo campionato in Italia a ripartire. La crisi economica conseguente al Covid 19 ha mandato k.o. molte società economicamente parlando e gli sponsor sono stati fondamentali per evitare che la situazione si aggravasse ulteriormente. Gaia Brunelli, giornalista di Sky Sport ed Il Sole 24 Ore, ha espresso una sua analisi proprio sul quotidiano economico sull’importanza degli sponsor nel calcio femminile.

“Sarà la Serie A femminile il primo campionato di calcio 2020/2021 a ripartire in Italia.  Sarà il campionato del rilancio per un movimento che ha vissuto un’evoluzione repentina anche e soprattutto grazie all’avvento delle società professionistiche maschili e al Mondiale di Francia 2019 dove la nostra Nazionale è riuscita ad arrivare fino ai quarti di finale” afferma la giornalista ex Sportitalia.

Ingente è stata la cifra data dalla Federazione ai club per mettere in atto tutti i protocolli sanitari: “Per far fronte alla situazione legata al Covid19, poi, ogni società ha ricevuto un contributo economico da parte della Federazione che in questo momento va assolutamente investito in sanità. Prima del propagarsi del virus, l’idea era quella di vincolare i contributi al miglioramento delle infrastrutture, aspetto che la Federazione si propone comunque di verificare in prospettiva futura. Oggi c’è da pensare alla salute e a riprendere la corsa verso un movimento che non ha nessuna intenzione di fermarsi. Anzi. Questa crescita esponenziale sta trovando basi solide nelle sponsorizzazioni dei singoli club.”

All’estero è una pratica già in uso, ma anche qui in Italia i top club stanno iniziando a riservare uno sponsor solamente per la formazione femminile: “Le ragazze della Juventus già dallo scorso anno hanno potuto aggiungere sulla maglia uno sponsor dedicato unicamente al femminile. Da quest’anno anche il Milan ha differenziato i prodotti – maschile e femminile – e sulla divisa delle rossonere ci sarà uno sponsor diverso. C’è da dire che in entrambi i casi si tratta di partner già presenti nelle rispettive società, ma che comunque hanno scelto di investire portando introiti interamente nelle squadre femminili che potranno essere rinforzate per lottare anche in Europa, dove al momento il divario è ancora ampio.”

Il solo fatto di differenziare lo sponsor sulla maglia”, continua la Brunelli, “dà l’esatta percezione dell’interesse che ruota intorno a questo sport in continua ascesa. Aprirsi a nuovi mercati attraverso nuovi partner, ingrandisce il network e crea nuovi interessi intorno al calcio femminile che, anche se il colore della maglia è lo stesso, rappresenta per ovvi motivi altri valori rispetto al calcio maschile.”

Concludendo: “Può diventare positivo per provare a personalizzare ancora di più il calcio delle donne allargando così il brand dei club. È chiaro che questo discorso si può fare con le società femminili affiliate a quelle maschili. E attualmente nel campionato esistono anche altre realtà che non hanno alle spalle brand già consolidati, ma una soluzione potrebbe essere quella di dare un “naming sponsor”, esattamente come accade nella Formula 1 ad esempio, o nel basket. Insomma tutto si muove molto in fretta e di opportunità iniziano a essercene davvero tante. Basta saperle cogliere. È la regola del gioco per poter approdare al professionismo, previsto per la stagione 2021/2022.”