La francese Stephanie Frappart entra nella storia del calcio : (per adesso in ambito maschile) ad essere la prima arbitro donna di una partita di Champions League.
La 37enne Direttrice di gara è stata designata per la partita tra Juve e Dinamo Kiev che è stata disputata all’ Allianz Stadium di Torino. La Frappart ha già stabilito altri ‘record’: prima donna ad arbitrare in campionato francese, ha diretto la finale di Super Coppa europea nel 2019 e lo scorso ottobre ha esordito in Europa League.
Ma è solo l’inizio poiché anche per il match di Europa League tra Gent e Slovan Liberec l’Uefa ha scelto un arbitro donna.
E’ l’ucraina Kateryna Monzul, coadiuvata ben da due assistenti donna, ovvero dalle connazionali Oleksandra Ardasheva e Maryna Striletska.
La Monzul aveva già debuttato nel mondo del calcio maschile arbitrando San Marino-Gibilterra di Nations League.
Sta forse cambiando l’aria nel mondo arbitrale del calcio ?
La Sezione Arbitri di Genova con il motto: “Fischia l’inizio di una nuova sfida” ha annunciato l’inizio (a Gennaio 2021) di un nuovo corso, completamente gratuito, per le ragazze che vorranno mettersi in gioco per una carriera in forte crescita. Nonostante i fischietti rosa, tesserate all’Aia, siano poco meno di 1.800 questo grande obbiettivo è certamente una realtà Nazionale.
Maria Marotta (arbitro italiano candidata a salire di livello): “Avremo un arbitro di sesso femminile in A, quando lo si meriterà” – annuncia – ma la strada è corta e presto le cose cambieranno , mentre Silvia Tea Spinelli (ex arbitro nella commissione designatrice) recita: “È questo il vero progresso, la normalità”; dunque i presupposti ci sono ed anche se soltanto agli inizi, noi, staremo a vedere!
In Inghilterra a scrivere la storia è stata Jawahir Roble, la somala di 26 anni, che arrivata in terra straniera scampando agli eccidi di massa: ad oggi è uno degli arbitri più apprezzati al mondo.
JJ, per gli amici, ha una storia che assomiglia a quella di un romanzo. Jawanir aveva soltanto 10 anni quando i suoi genitori riuscirono a scappare da un paese sconvolto da guerra civile e pulizie etniche e in modo molto avventuroso riuscirono ad arrivare fino a Londra. Nessuno di loro parlava inglese: ottennero tutti lo status di rifugiati politici. E fu l’inizio di una vita quasi normale. Il luogo dove arrivarono fu in un certo modo simbolico: Wembley, la culla del calcio, a poche centinaia di metri di distanza dallo stadio della nazionale dei Lions.
A tratti drammatico ma che mette in gioco speranza e forza, anche con tanti elementi di riflessione, per tutte le donne che come lei hanno superato disparità raziali.
Una donna che ormai ha conquistato a tutti gli effetti il suo status di cittadina britannica: ha il passaporto del Regno Unito anche se ha mantenuto la sua radice somala e la sua identità musulmana.
La storia della ragazzina Somala è un vero e un lungo viaggio di speranza e la nostra speranza è che nel mondo del fischietto rosa vi siano sempre più donne che si mettano in gioco come JJ.