credit photo: Paolo Comba - photo agency Calcio Femminile Italiano

La maternità nel mondo del calcio è sempre stata un nervo scoperto. Fortunatamente le cose stanno lentamente cambiando anche se, di fatto, sono ancora molto lontane da mutamento radicale. Nel 2021 la FIFA ha diramato un documento importantissimo garantendo, a tutte coloro che scelgono di costruirsi una famiglia ancora da giocatrici, dei diritti fondamentali: l’indispensabile flessibilità degli orari lavorativi, così come permessi retribuiti e la possibilità di seguire figlie e figli anche in un orario che dovrebbe essere lavorativo per loro. Alex Morgan ha dato grande visibilità alla gravidanza, e porta con sé la figlia anche alle interviste, alle conferenze stampa. Anche le coppie che decidono di adottare, come Ali Krieger e la ormai ex moglie Ashlyn Harris, sono apparse nelle interviste insieme ai loro bambini.

Diverso è quando si tratta di concepire una figlia o un figlio con le nuove ‘tecniche’. Si tratta di decisioni che lasciano ancora perplesse molte persone, ragion per cui si sta cercando di dar loro sempre maggior visibilità perché diventino la normalità. Oltre alla conosciuta inseminazione artificiale (tecnica di cui hanno usufruito Lina Hurtig e la moglie per mettere al mondo la loro bambina) a partire dagli anni del Covid si è diffusa un’altra pratica, denominata social freezing. Il social freezing, come scrive Stacey Colino per il National Geographic, esiste fin dagli anni ’80 del secolo scorso, ma fino al 2012 è stato ritenuto una pratica sperimentale e controversa. La giornalista ha poi riportato le parole di Sandra Ann Carson, endocrinologa riproduttiva e ostetrica-ginecologa dell’Università di Yale, che ha spiegato brevemente come, congelando gli ovuli, questi manterranno la loro fertilità e la donna in questione potrà scegliere quando farne uso; dovrà però prima sottoporsi a un processo che potrebbe risultare doloroso, quindi questa scelta non viene fatta a cuor leggero.

La giocatrice delle Matildas Katrina Gorry, proprio durante il Covid, ha deciso di intraprendere questo percorso, come ha dichiarato in un articolo scritto da Charlie Calver nel 2022 per Vogue Australia: “Ci ho pensato tanto, nel corso degli ultimi due anni. Sapevo che il 2021 sarebbe stato un anno propizio e che avrei avuto tempo a sufficienza per prepararmi al meglio per la Coppa del Mondo del 2023”. La calciatrice si è accorta fin da subito dei cambiamenti che il suo corpo stava subendo con l’iniezione degli ormoni. Per riuscire a ritornare in campo al meglio, Gorry si è sottoposta a una lunga serie di sacrifici fisici: ad esempio, ha smesso di correre soltanto al settimo mese.

Questo tema è tornato a far parlare di sé in Italia: Alia Guagni si è espressa su questo percorso medico, comunicando di aver congelato i propri ovuli. Alia per chi segue il Calcio femminile non è una sconosciuta: difensore classe 1987, con le sue gesta sportive ha dato lustro al movimento calcistico femminile in Italia militando in squadre blasonate sia italiane  sia estere. La sua presenza è stata fondamentale anche in Nazionale, vestendo la maglia azzurra già nell’U19 per poi passare alla prima squadra. In ogni partita giocata in campo ha mostrato tutte le sue qualità di “difensore con la passione per il gol”, come lei stessa ama definirsi.

La calciatrice ha fatto sapere su Instagram di aver deciso di usufruire del procedimento di congelamento degli ovuli perché, ha spiegato, a 36 anni ha tanto amore da donare ma non si trova nella situazione migliore per poter avere un bambino al momento. Si tratta di una scelta coraggiosa e di cuore, fatta con la consapevolezza dell’impegno che diventare madre comporta, con ritmi che difficilmente si sposano con la vita frenetica di una sportiva di professione. Questo suo spaccato di vita è emblematico: spinge, infatti, a riflettere innanzitutto sull’importanza della condivisione. I social che fanno ormai parte della nostra vita vengono utilizzati in maniera talmente frequente che parlare anche di argomenti importanti (e delicati) come quello trattato puo’ essere di supporto e utile ad informare sulla tematica. C’è poi da pensare anche al desiderio di diventare madre, che per le donne negli ambienti lavorativi è ancora oggi non semplice ad ogni livello. Ancora troppo spesso si sente parlare di donne che rischiano il licenziamento perché hanno consapevolmente scelto di coniugare la propria occupazione con il loro essere madri. Nel mondo dello sport al femminile la situazione, come già detto in precedenza, è migliorata sensibilmente rispetto ad anni fa ma per raggiungere lo stesso livello di libertà degli sportivi uomini (proprio come avviene nel resto degli ambienti lavorativi), sono ancora tanti gli step da superare. La coraggiosa scelta di Alia è la sintesi di tutte queste situazioni, c’è da augurarsi che in un futuro prossimo non sarà più necessario trovarsi davanti ad un tale bivio.

Federica Pistis
Sono nata in provincia di Cagliari il 29/08/1992. Mi sono laureata in scienze dell'educazione e della formazione primaria e ora frequento la magistrale di pedagogia presso l'Unimarconi di Roma. La mia passione per il calcio è nata quando ho iniziato a seguire questo sport perchè mio fratello è un grande tifoso del Milan e io cercavo un punto d'incontro con lui. Ho iniziato a guardare le partite, e a comprenderne i meccanismi poi è arrivato quello femminile che mi ha conquistata al punto da sentire un po' mie anche le loro imprese.

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