Nei giorni scorsi Carolina Morace, intervistata dall’Agenzia Giornalistica Italia, ha rilasciato qualche dichiarazione parlando del momento del calcio femminile. Questo un estratto delle parole della stessa Morace che ha aperto sull’ipotesi del professionismo in Serie B:
“Dobbiamo prima risolvere altri problemi il professionismo ha raddoppiato le spese per le società che già sono in crisi per quanto riguarda il calcio maschile. Per cui noi del calcio femminile, dobbiamo riuscire ad essere una risorsa per le società. Le idee vanno bene e possono sopperire agli investimenti, ma in primis, c’è un problema di sostenibilità. Le società hanno speso il doppio. E allora, innanzitutto bisognerà trovare un Main sponsor per il campionato che ridistribuisca soldi alle società, altrimenti è tutto più difficile. Serve anche più visibilità al mondo del calcio femminile altrimenti gli investitori non entrano e questo è uno dei problemi più grandi. Quindi, prima di pensare al professionismo nella serie B, e non è che non ci si vuole pensare sia chiaro, ci sono dei problemi abbastanza grandi da affrontare in serie A. Bisogna lavorare sodo“.
Sul binomio lavoro-sport vissuto in particolare nelle categorie “minori” invece la Morace sottolinea: “Un problema che avevano anche quelle della mia generazione che non era professionista tutte andavamo all’università, a scuola, al lavoro. C’era anche chi lavorava in fabbrica e poi alla sera andava a fare gli allenamenti. Certo che c’è tanto sacrificio, e che non puoi dare il massimo! Un conto è allenarsi di giorno e avere tutte le strutture a portata di mano, e possibilmente di qualità come la sala per la fisioterapia, la sala massaggi, quella video. Cose che servono per poter essere al meglio della condizione fisica e per migliorare i rendimenti. Ed è sicuramente ancora così complicato, soprattutto per le calciatrici non professioniste. Lo sforzo è notevole“.