Photo Credit: Emanuele Colombo - PhotoAgency Calcio Femminile Italiano

Un dare e ricevere, come chi sta su un palcoscenico e mette a disposizione la propria voce davanti a diversi spettatori pronti ad accoglierne le sfumature.
Un urlo al goal, un pianto per una vittoria od un risultato in difetto, la rabbia dopo aver preso un palo, una traversa, quando si è sotto col punteggio, la speranza di potersi rialzare quando la prestazione sembra non rispecchiare il potenziale di squadra.
Per questo e tanto altro viene da chiedersi: quanto contano le emozioni nel calcio?

Da questo momento le prospettive da poter scindere sono ben due: quella di chi è protagonista sul rettangolo verde e quella di chi siede sugli spalti a guardare.
Il momentaneo invito è questo, quindi: provare a chiudere gli occhi, pensare di avere una casacca aderente al proprio corpo, tacchetti ben saldi e scarpe ben legate, la testa alla partita, concentrazione alle stelle e la voglia di fare bene…anche! È tutto lì: come chi ama il teatro e non vede l’ora di entrare in scena.
Ed ora l’ultimo abbraccio di gruppo, un personalissimo e fantasioso “uno per tutti e tutti per uno” poco prima dell’entrata in campo.
L’orgoglio c’è, tutto e pronto. Si attende solo il fischio dell’arbitro… è il momento: via!

Una corsa continua tra dribbling, passaggi rasoterra e non, diagonali, costruzioni, cambi, sudore, stanchezza, un movimento perenne che sposa a pieno le linee guida preparate in precedenza. Va bene, va male, ma è il percorso a fare la differenza, un percorso che coinvolge chi guarda, per amore della propria squadra così tanto tifata.

Ed ora è questa la prospettiva (la seconda) che rimane: i commenti “di spinta” a quella calciatrice in procinto di finalizzazione, quella smorfia dopo una mossa non andata secondo le speranze, quella perenne ansia condivisa, fino a 90 minuti ed oltre.
E mentre a scambiarsi la palla sono loro (gruppi di ragazze, calciatrici, professioniste che danno tutto per ciò che amano, con dedizione, impegno e fatica) tra le curve vi è uno scambio d’amore e di passione che viaggia sulla stessa lunghezza d’onda tra chi gioca e chi impiega i propri occhi e la propria interiorità per viversi un frangente di gioia e di amarezza (che non dipende solo dal finale!).
Giù il tuffo su sintetico o naturale dato da una eventuale esultanza, su, invece, un tuffo al cuore, minuto dopo minuto.

Come chi aspetta quel concerto del proprio beniamino da una vita, così è il calcio. Uno scambio universale e continuo che qualcosa dentro la smuove eccome, e non c’è classifica né categoria che tenga: quel qualcosa si può semplicemente chiamare emozione!

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