Festa del paese, serata afosa di fine luglio, stavo passeggiando tra uno stand di libri e palchi adibiti a balli anni ’60 perso nei miei pensieri, quando una palla mi arriva precisa sul mio piede destro dove, al volo, la ricaccio al mittente fermandomi ad osservare la “contesa” di essa. Rimasi li per alcuni minuti, incantato da quanta grinta, corsa, colpi, intesi come scontri di gioco anche al limite (naturalmente innocui) ma dovuti a forte vigoria nella competizione, che otto ragazzini di età dai sette agli undici anni stavano mettendo in scena.
Notai in particolare che c’era un “GATTUSO” li in mezzo, correva senza paura incontro alla palla, procedeva con sicurezza allo scontro col possessore avversario, molte volte cadeva, anche rovinosamente e con ammirazione vidi che si rialzava senza batter ciglio e con sempre focus sul pallone avanzava di nuovo per imbattersi senza remore sulla palla, sull’avversario o sul tirare in porta non appena vi era l’occasione. Faceva tutto questo con grande spirito, grande fierezza e soprattutto grandissimo coraggio e stanne pur certo, anche se da distante, mi accorsi dal linguaggio del corpo, dall’espressione del suo viso e dal linguaggio non verbale in generale che c’era lì in mezzo il GATTUSO PER ECCELLENZA, per i pochi che magari non sanno di cosa parlo dicendo GATTUSO (ex giocatore instancabile, un guerriero), parlo come di un modo di fare, un atteggiamento, un’ abitudine vincente, cioè quella di non demordere mai, di cadere, rialzarsi,senza lamentarsi , (quella sera ci sono state da altri componenti) e grinta continua, proprio appunto come l’ex calciatore.
È questo GATTUSO, che con una punta di ORGOGLIO, mista a malinconia, vorrei (RI)trovare in ogni bambino della scuola calcio, in ogni adolescente che cresce, ma anche in ogni adulto che si forma, istruttore, mister o genitore che sia, diventando successivamente, IL VERO VALORE AGGIUNTO in questo ancora MAGICO mondo chiamato sport giovanile.
Ebbene, quella MENTALITÀ, quell’ atteggiamento fantastico l’altra sera la NOTAI nitida, chiara…. in una BAMBINA, la più piccola del gruppetto, come età e prestanza fisica ovviamente. I miei occhi li si sono INCOLLATI, in quell’esile corpicino, unica femmina al cospetto dei maschietti e ci vidi un inno al coraggio, un inno alla libertà d’espressione, un inno alla spensieratezza. Sono dell’idea che ci sia un grande terreno fertile nelle bambine che vogliano approcciarsi in questo meraviglioso sport, ma sono altresí convinto che lavorare in primis sull’emozione, sulle proprie convinzioni e sul sogno da coltivare sia FONDAMENTALE per abbattere i fantasmi di oggi che si materializzano nei giovani in ALIBI e GIUSTIFICAZIONI ESTERNE per i fallimenti, zero responsabilità ma solo colpevoli da trovare e soprattutto POCA FIDUCIA NEI PROPRI MEZZI abbinata a scarsa autostima, (ma il frutto di tutto ciò non deriva da loro colpe ,solamente).
Io credo, invece, che ci sia ancora TANTISSIMO DA trasmettere e noi operatori del settore abbiamo una GRANDE RESPONSABILITÀ e se vogliamo un MOVIMENTO CALCISTICO MIGLIORE, sano e futuribile, insomma un VERO cambiamento, i primi a CAMBIARE DOVREMMO essere noi, non con le parole, non con dei fatti tanto per fare, ma partendo dagli ESEMPI. Esempi di coerenza, esempi di onestà nei valori da perseguire ed esempi di PASSIONE, AMORE PER QUELLO CHE OGNUNO FA, quindi saper trasmettere EMOZIONI.
Ringrazio quella bambina, perché mi ha dato conferma ulteriore CHE il calcio che emoziona NON HA sesso e non ha padroni ma ha alimentato in me una profonda riflessione: insegnare la tecnica e la tattica siamo forse dei campioni, anche solo aprendo un libro di esercitazioni…ma SIAMO CAPACI, invece, DI COGLIERE E mantenere VIVO, nel TEMPO, il GATTUSO che è dentro i nostri ragazzi/e?
E in quel caso, il libro consigliato quale potrebbe essere?
Il libro del “cuore loro” , ne sono convinto.
Buona emozione a tutti… Buona lettura!