Nelle settimane scorse Simona Sodini si è concessa ai microfoni di Eva Callipo lasciando qualche battuta alla testata piemontese Ideaweb. L’ex punta di Milan, Torino, Inter, Cuneo e Juventus, tra le altre, ha parlato aperto la chiacchierata sulla sua carriera:
“Ho iniziato a giocare a calcio all’età di cinque anni, nella mia amata Sassari, i campi da gioco erano i cortili dei palazzi del mio quartiere e dell’oratorio, naturalmente ero l’unica bambina. Ed è proprio in uno di questi cortili che un tecnico dell’allora Women Sassari poi divenuta Torres mi vede giocare e così in seguito vengo tesserata per la società. Da quel momento ha inizio la mia carriera: il mio primo esordio con la maglia azzurra avviene a 14 anni con l’Under 18, a 18 anni invece indosso la maglia della Nazionale maggiore. Sono felice e contenta della mia carriera e aggiungo anche soddisfatta di quanto mi abbia dato il calcio. Dovessi tornare indietro non cambierei nulla, anzi non nascondo però che se potessi ringiovanire di dieci anni mi piacerebbe vivere il calcio femminile di oggi con le accortezze e soprattutto per la visibilità e l’immagine mediatica, purtroppo non presenti in passato. Mi ritengo di affermare che noi giocatrici appartenenti alla ‘vecchia’ generazione siamo state non solo delle autentiche combattenti spinte da una enorme passione bensì anche le artefici di un percorso calcistico culminato all’ottenimento ad oggi, anche se per ora solo in serie A, dello status di professioniste”.
L’ex calciatrice sarda, madre di Thomas e Nicholas, ha lasciato poi qualche battuta anche in merito al tema delle ‘mamme calciatrici’:
“L’Associazione Italiani Calciatori grazie anche ad il supporto di Katia Serra è riuscita a far approvare dal Parlamento una legge che consentisse alle giocatrici di percepire una somma legata alla maternità, di questo ne ho potuto usufruire per Nicholas. Per quanto riguarda invece il primo figlio, nella stagione 2015/2016 ero tesserata per il Cuneo Calcio Femminile e ritengo di essere stata fortunata. Ho avuto una società professionale e seria che mi ha aiutato ma soprattutto “aspettato” e purtroppo, non sempre ciò accade. Dopo la nascita di Thomas avvenuta ad aprile, a giugno mi sono messa subito al lavoro con l’intento di recuperare al meglio la condizione fisica per riprendere la preparazione ad agosto con la squadra. Ci tengo a ringraziare l’allora presidente Eva Callipo e la dirigente, purtroppo prematuramente scomparsa, Alessandra Witzel per l’essere sempre state presenti e per il loro sostegno”.
La chiusura è invece legata al professionismo
“Si tratta sicuramente una svolta importante finalmente le giocatrici della Serie A sono diventate professioniste anche se lo sono e lo siamo sempre state con la testa, per la passione e i sacrifici fatti ma era giusto venisse ufficialmente riconosciuto. Un passo fondamentale per il calcio femminile e deve essere il punto di partenza per una ulteriore crescita dell’intero movimento”.