Com’è sviluppato il calcio femminile nel territorio italiano? In che categorie si trovano le squadre femminile del Club Professionistici di Serie A e B maschile? Si sono organizzate tutte allo stesso modo?
Che importanza gli danno e le vedono come un futuro Asset su cui costruire le fondamenta del Club?
Queste sono le domande che al giorno d’oggi circondano il mondo del calcio femminile italiano. Con il trascorrere del tempo si sta constatando sempre di più come questo movimento ha una notevole importanza dal punto vista sia sociale che sportivo. L’obiettivo di questa rubrica vuol essere di provare a rispondere alle domande dell’incipit e coinvolgere voi, lettori, in questo lungo viaggio per l’Italia calcistica. L’appuntamento avrà cadenza settimanale così avrete il tempo di inoltrare alla redazione le vostre considerazioni ed eventuali curiosità.
Per poter iniziare questo percorso bisogna vare le giuste base di partenza.
Innanzitutto, bisogna fare un po’ di storia: nel 2015 la F.I.G.C. ha deciso di lanciare l’integrazione tra il professionismo maschile con l’attività calcistica femminile. Per dare una svolta decisa al movimento del calcio femminile, la F.I.G.C. lo ha inserito tra i criteri (economico-finanziari; infrastrutturali; sportivi-organizzativi) necessari per ottenere la Licenza Nazionale per partecipare ai Campionati Professionistici Maschili.
Le norme introdotte furono: “’impegno a tesserare almeno ulteriori 20 calciatrici Under 12, rispetto alla stagione precedente, all’interno del proprio settore giovanile”, poi dalla stagione 2017/2018 si è aggiunta un nuova norma “le società dovranno partecipare al Campionato Giovanissime con almeno una squadra di calcio femminile (fermo restando il tesseramento di almeno 40 calciatrici Under 12), e dalla stagione sportiva 2019/2020, dovranno partecipare al Campionato Allieve con almeno una squadra di calcio femminile (fermo restando il tesseramento di almeno 40 calciatrici Under 12 e la partecipazione al Campionato Giovanissime con almeno una squadra di calcio femminile)”. In alternativa all’obbligo di tesserare 20 giovani calciatrici per la categoria Under 12, la F.I.G.C. dà la possibilità alle società di Serie A e B maschile di acquisire “il titolo sportivo, ovvero partecipazioni di controllo, di una società di calcio femminile affiliata alla F.I.G.C. partecipante ai Campionati di Serie A o di Serie B” o, terza possibilità, se il club “conclude accordi di licenza, per l’utilizzo della denominazione, del marchio e dei segni distintivi, validi per la stagione sportiva 2016/2017 con società di calcio femminile affiliata alla F.I.G.C. partecipante ai Campionati di Serie A o di Serie B, con sede nella stessa provincia”.
L’obiettivo di queste norme vincolati per i Club Professionistici di Serie A e B Maschile hanno avuto pregio di aumentare negli anni in maniera esponenziale la visibilità del calcio femminile. Un esempio significativo è l’incremento di audience che ha raggiunto il match del 25 marzo tra Juventus e Fiorentina che è stato seguito da 342.628 spettatori medi, superando così il precedente record d’ascolti appartenente a Juventus-Milan del 17 febbraio, con 135 mila spettatori medi.
Dopo questa breve introduzione delle principali norme che riguardano il calcio femminile italiano possiamo partire. Le valigie sono pronte, l’interesse è alto e la voglia di provare a rispondere a quelle domande è tanta. Quindi Buon Viaggio a tutti.
Ci vediamo alla prossima e prima tappa.