Intervista a Veronica Talarico giocatrice e partecipante ai tornei Ladysoccer.
Veronica Talarico, partiamo dalla tua passione per il calcio femminile: racconta ai lettori come ti sei avvicinata a questo sport.
Mi sono avvicinata al calcio da quando ho avuto la possibilità di correre dietro ad un pallone. Da piccola giocavo con mio padre, poi è arrivato mio fratello e ho il ricordo di ore passate con loro al parco ed in spiaggia. Mia madre ha sempre voluto che continuassi con il karate, ma io credo che quando una cosa ti abita, anche se rimane nascosta per scelta propria o per scelta imposta dalla vita, prima o poi ti raggiunge e si fa sentire.. così è stato per me. Anni fa mio padre mi ha anche portato di nascosto a provare degli allenamenti con una squadra maschile, più grande d’età. Ricordo di aver imparato là ad usare entrambi i piedi per giocare.
Dopo una parentesi sportiva passata sui campi da tennis, tramite una compagna di classe del liceo sono venuta a conoscenza dell’esistenza della squadra in cui gioco tutt’ora, non lontano da casa mia. Un incidente più di 8 anni fa poi mi ha costretta a fermarmi per quasi un anno. Mi hanno riferito che mia madre vedendomi stesa nel letto di ospedale, con il ginocchio sinistro gonfio, si sia preoccupata immediatamente che non potessi più giocare a calcio. Ora lei è a suo modo coinvolta, quando viene a vederci è tra le tifose più rumorose ed è famosa per il cibo post partita che prepara appositamente per la mia squadra: dal tiramisù alle polpette di riso, alle frittelle. Al di là di tutto comunque, quello per il calcio è un amore che non ha bisogno di troppe parole per essere compreso.
Dico sempre che quando smetterò di sentire l’adrenalina addosso e nello stomaco prima di qualsiasi partita, vorrà dire che dovrò smettere di giocare. Per ora mi voglio godere il viaggio.
Quanto volte al mese giochi a calcio?… la tua posizione in campo?
Gioco spessissimo! Tra i due allenamenti con la mia squadra e i due allenamenti con la squadra dei bambini che alleno, più le varie partite nel weekend o i recuperi infrasettimanali, direi che senza esagerare tocco il pallone almeno 10 ore alla settimana. Più eventuali partitelle a 5 organizzate tra amici.
Il mio ruolo è centrocampista centrale, mi piace permettere alle mie compagne di segnare, mi piace rendermi utile alla squadra, creare spazi e gioco. O almeno è quello che vorrei dare. Per farlo c’è bisogno di lucidità di pensiero e visione, quindi quando non mi sento in partita e non rendo come vorrei so immediatamente il perché.
Quale è il tuo credo calcistico? Mi riferisco al modello di gioco che preferisci.
In linea generale preferisco una squadra che si espone, che osa, che non retrocede troppo nella propria metà campo. Qualcuno diceva che “la miglior difesa è l’attacco”.. una cosa del genere. Vale anche per le persone. Finché uno non ha il coraggio di esporsi, non si può rendere conto del proprio valore e dei propri limiti. E’ troppo facile rintanarsi e magari aspettare che l’altro sbagli per attaccare. Non è così che mi rapporto alla vita e alle cose. Preferisco provarci, rischiare anche di sbagliare, ma sapere che la responsabilità è mia e cercare di fare meglio la volta dopo. Poi parlare di modello di gioco nel calcio a 7 è diverso, perché allora posso anche aggiungere che mi piacciono i fraseggi palla a terra, gli uno-due negli spazi stretti ma anche i cambi di gioco con lanci lunghi ma puntuali che spiazzano le marcature avversarie. A 5 invece è tutto più dinamico e se gioco con compagne di squadra il cui livello tecnico è alto è ancora più divertente.
Aggiungo solo che mi piace da matti e mi carica parecchio il senso che trasmette Al Pacino in questo film, in un discorso che fa alla sua squadra: “La vostra vita è tutta lì, in questo consiste. E’ in quei 10 centimetri davanti alla faccia!”
Un tuo giudizio ai tornei organizzati da Lady Soccer?
Devo dire di conoscere Lady Soccer da poco, ma in qualche modo mi sento coinvolta e nel mio piccolo sento di voler davvero contribuire alla sua diffusione e conoscenza. Le buone cause meritano impegno, dedizione, costanza e Noemi questo lo sta dimostrando. Trasmette entusiasmo che attira ulteriore entusiasmo. Ritengo importante il fatto che si possano e si riescano a creare situazioni e movimenti che valorizzino qualcosa che altrimenti rimarrebbe silente e più vissuto e relegato nelle microrealtà. Le occasioni dei tornei creano sicuramente incontri, confronti e la circolazione di un senso che scaturisce da vite diverse che condividono una stessa passione. Si creano collegamenti e contatti tra luoghi, tra persone e anche tra idee ed è una cosa che va protetta e implementata maggiormente. Quello che ho vissuto fino ad oggi tramite Lady Soccer penso sia solo un assaggio!
Parliamo del movimento calcio femminile in Italia. Sono sempre più numerose le squadre maschili che si stanno avvicinando al movimento calcistico femminile, credi che il loro supporto e i loro investimenti siano importanti per far fare il definitivo passo in avanti al movimento femminile in Italia?
Assolutamente sì. Credo che si siano mosse un po’ le acque dall’uscita infelice e irrispettosa di ormai 3 anni fa del presidente della Lega Nazionale Dilettanti Belloli quando durante un’occasione federale ufficiale si è espresso dicendo: “Basta! Non si può sempre parlare di dare soldi a queste quattro lesbiche”. Si parlava appunto della possibilità di avere dei finanziamenti a disposizione della Figc per lo sviluppo del calcio femminile. Non dico quindi nulla di nuovo se parlo di discriminazione e di sottovalutazione. Ci vorrebbe una maggiore sensibilizzazione verso tutto il movimento e devo dire che, per quanto io non ami affatto il mondo di una società come la Juventus e tutto il conseguente potere che sembra possedere nell’ambito calcistico, alcuni meriti per il movimento e l’attenzione di quest’anno che ha attirato verso l’ambito calcistico femminile bisogna riconoscerglieli. Credo comunque che il passaparola e le piccole iniziative non bastino e che servano aiuti concreti e dai piani alti e che hanno maggiore visibilità. Aumentando gli investimenti, aumentano anche le strumentazioni e le condizioni di allenamento, dunque la qualità di gioco e di conseguenza la visibilità, la considerazione e il rispetto. Il calcio femminile potrebbe portare una ventata di ossigeno in uno sport che spesso è sovraffollato di discorsi che con lo sport di per sé non c’entrano niente. Spero davvero che il calcio e le donne non siano più visti come rari e possibili conviventi, ma come una realtà.
Manda un saluto a tutti i tifosi italiani di calcio femminile.
Ciao! Supportate e alimentate.
Vi ricordiamo che Ladysoccer organizza il suo primo Torneo di 24 ore di Calcio Femminile a 7: potete trovare tutte le informazioni qui.