Se lo scorso anno, tutte le squadre partecipanti all’Arnold Clark Cup erano europee e in corsa a quelli che sarebbero stati gli Europei femminili piu’ memorabili per gli Inglesi, quest’anno la Repubblica di Corea, porta il sapore mondiale all’interno della competizione.
Non si parla molto della Corea in Europa, anche se gemme come Ji So-yun, sette anni in forza al Chelsea e rientrata in Corea a fine stagione scorsa, Geum-min e Park Ye-eun hanno esperienza della WSL.
Nel pre-partita con la piu’ temuta di tutte, l’Inghilterra, riesco a prendere un caffe’ con Matt Ross, allenatore in seconda delle Coreane che mi racconta come “l’Arnold Clark Cup e’ un torneo importantissimo per la nostra preparazione al Mondiale. In passato abbiamo fatto fatica col formato del Torneo, con partite e poi 2 giorni di riposo e nuovamente partite. Per noi e’ importante avere la possibilità di confrontarci con avversarie di fama mondiale, ma anche rifinire la nostra strategia di recupero ed essere pronti fisicamente e mentalmente per la prossima partita che avremo fra 3 giorni. Quello che ritengo il nostro svantaggio e’ che, nella Repubblica della Corea, il campionato e’ finito a novembre e, a parte le giocatrici impegnate con la WSL, le altre atlete non sono nella forma fisica che richiede una competizione internazionale. Questo ha ovviamente un impatto a livello tattico del modo in cui giocheremo le partite in questo torneo, dato che non potremmo contare sulla nostra aggressività di attacco. Per noi questo torneo rappresenta una preparazione ideale al formato del Mondiale, soprattutto per le giovani giocatrici che si troveranno a giocare 3 partite in 6 giorni”.
Sembra che la Repubblica della Corea possa veramente essere la sorpresa del Torneo “Potrebbe essere che alcune squadre che ci hanno studiato, usando le ultime nostre partite contro per esempio, la Jamaica o la Nuova Zelanda, si sorprendano. Noi vogliamo essere versatili: anche se abbiamo una tattica aggressiva in attacco, a volte potremmo anche essere aggressivi in difesa e contrattaccare”.
Al di la’ di Ji (So-yun in forza al Chelsea per 7 anni ed ora rientrata in Corea), Matt dice che occorre avere un occhio di riguardo per le tre attaccanti: Son Hwa-yeon, Choe Yu-ri e Kang Chae-rim: “hanno il potenziale per far parte di qualsiasi club di punta in Europa: sono veloci, dinamiche, con un ottimo controllo palla e creative nel fare gol… Spero che questo torneo le aiuti ad avere piu’ fiducia in se’ stesse e a credere che loro fanno parte dell’élite del calcio. Come allenatori noi continuiamo a dirglielo, ma sono loro che devono crederci per prime”.
Matt Ross conferma la peculiarità della Lega nella Repubblica della Corea: il campionato femminile e’ semi-professionistico a 8 squadre e nessuna squadra viene retrocessa. “Anche se le calciatrici sono competitive e hanno voglia di vincere, dobbiamo insegnar loro come gestire la partita in maniera strategica (game management). L’essere a rischio di retrocessione crea un certo tipo di pressione sull’allenatore, le giocatrici, i tifosi e nell’ambiente che queste giocatrici non sono abituate a provare. Noi, come allenatori stranieri (Collin Bell – Allenatore e’ Inglese mentre Matt Ross e’ Australiano) stiamo lavorando con gli allenatori dei club per cercare di cambiare la mentalità e renderla piu’ competitiva, ma e’ difficile. Contiamo molto sull’aiuto delle giocatrici che giocano nella WSL e che portano una visione diversa del calcio, così come in opportunita’ come questo torneo. Per noi non ci sono amichevoli, per noi la partita con l’Inghilterra di oggi e’ come giocare la prima partita del Mondiale: questa e’ la mentalità che Collin Bell ha portato e che vogliamo portare in tutte le nostre giocatrici Nazionali, così che la possano portare ai loro club quando rientrano”. Interessante questa visione dato che sia nel calcio maschile (la proposta della Superlega che coinvolgeva anche qualche squadra di Serie A) che in quello femminile (Emma Hayes – CT Chelsea di recente ha dichiarato che la WSL dovrebbe essere a circuito chiuso per essere piu’ competitiva ed evitare squadre yo-yo) ritorna spesso l’avere un numero chiuso di squadre, un po’ come nell’NFL americana.
Matt racconta come nella Repubblica della Corea, il numero delle giocatrici e’ molto basso: si contano circa 1500 giocatrici tra giovanili, amatoriali e semi-professioniste, in un Paese che ha 16 milioni di abitanti. “Non ci sono molte squadre a livello giovanili e se sei una giocatrice, anche se non eccellente, e’ facile riuscire ad entrare in una squadra universitaria e da li’ in uno degli 8 club semi-professionistici che hanno una rosa di 25 giocatrici che vengono pagate molto bene. Tutto questo e’ veramente caratteristico della Repubblica della Corea. Le calciatrici nazionali, come Ji, ex bandiera del Chelsea, e Cho (So-hyun in forza al Tottenham ma attualmente infortunata) vengono riconosciute, cosi’ come vengo riconosciuto io o il CT Bell, ma nulla di piu’. Le nostre partite Nazionali hanno circa 1000 spettatori in casa, mentre quelle della controparte maschile fanno sempre il tutto esaurito. Le partite dei club femminili, vengono giocate il lunedì sera alle 6, che non e’ l’orario ed il giorno migliore per far crescere il movimento. Infatti, le partite con piu’ spettatori, hanno al massimo 200 persone. Credo che sia fondamentale per noi fare bene alla Coppa del Mondo questa estate, così da alzare il profilo della nostra Nazionale e fare in modo di avere piu’ visibilità anche in Patria, così da far crescere il calcio femminile come merita, anche nella Repubblica della Corea”.
Per Matt, che ha allenato calcio femminile in Europa (Germania e Svezia), Cina e ora Repubblica della Corea, e’ importante che le calciatrici siano “viste” nel Mondo e che ne venga riconosciuto il valore tecnico e tattico. Un mister, anche se in seconda, che ha veramente a cuore il futuro delle proprie atlete e che affrontera’ per primo la temutissima detentrice dell’Arnold Clark Cup 2022 e dell’Europeo.