“Fare coming out nel calcio femminile è molto più facile, tuttavia sono convinta che ci siano anche calciatori omosessuali. Siccome però essi non si fanno avanti a differenza delle donne, l’omosessualità viene associata più nei confronti delle calciatrici. È molto più facile additare e accusare una calciatrice che intaccare un movimento come quello maschile”. È schietta e diretta Olga Viggiano, giocatrice della Pistoiese quando risponde alla domanda sul tema dell’omosessualità. “la stessa cosa avviene nei confronti dei ragazzi nell’ambito della danza. La figura del ballerino si associa spesso all’omosessualità. Essendo poi il calcio uno sport considerato maschile, una donna che lo pratica, a prescindere dal suo orientamento, viene mascolinizzata”. Classe 2001 e di proprietà della Fiorentina, la calciatrice è un fiume in piena nel corso del nostro lungo colloquio telefonico. Non solo di calcio, ma l’atleta si esprime su diversi temi in ambito socio-culturale rendendo quest’intervista molto particolare:
Come ti sei avvicinata al calcio?
È successo alla scuola elementare quando facevo le lezioni di ginnastica. Ogni settimana veniva un istruttore di una disciplina diversa e un giorno venne l’allenatore della Rondinella che all’epoca disputava le gare al Gino Bozzi (attuale stadio della Fiorentina Femminile ndr). Mi vide e mi disse che ero portata al gioco del calcio. Mi chiese se volevo partecipare ad uno dei loro campus estivi e andai con loro una settimana. Mi appassionai talmente tanto che obbligai i miei genitori a lasciami lì per tutta l’estate. A settembre mi sono iscritta alla società, giocando assieme ai ragazzi, e da allora non ho più smesso.
Come mai hai scelto la Pistoiese e come ti stai trovando?
La scelta è dipesa molto dal tecnico Mario Nicoli. Lui mi aveva già allenato nel 2014/2015 nelle Giovanissime della Florentia. Conoscevo anche altre ragazze ed era l’unica società che mi garantiva quella sicurezza necessaria per giocare. Con la Pistoiese ho trovato equilibrio tra calcio e studio. C’è un bellissimo gruppo che è la nostra forza. Peccato che alcune ragazze sono andate via per varie motivazioni. Venendo dalla Fiorentina il passaggio in Serie C è stato abbastanza traumatico. Cambiano aspetti, obiettivi e situazioni. Ci ho messo un po’ ad ambientarmi ma ora sto bene.
Nel calcio femminile ci sono ancora molte discriminazioni, ti è mai capitato di esserne vittima?
In famiglia ho avuto qualche diverbio con i miei genitori quando ho firmato con la Fiorentina. Dicevano che avrei dovuto riflettere di più visti i tanti impegni ma infine non mi hanno mai fatto mancare il loro sostegno. Quando ero a scuola media molte volte i miei compagni mi hanno presa in giro. Dicevano che il calcio femminile non avrebbe portato da nessuna parte e che non era uno sport. Era brutto doverli sentire ma sono sempre andata avanti per la mia strada. Alle superiori nessuno ha mai detto nulla al riguardo. C’è da dire che da quando sono entrata nel calcio femminile fino ad oggi alcune cose sono cambiate dal punto di vista culturale. Il mondiale in Francia è stato un grande exploit. Non è una novità che il nostro paese sia indietro sotto molti punti vista. Credo che qui ci sia una visione diversa delle donne e non è un problema che si limita solo al calcio. La mia speranza è che le generazioni che verranno dopo di me vivano un calcio diverso con molte meno discriminazioni e più possibilità di scelta. La strada però è ancora lunga.
Durante il periodo alla Fiorentina eri allenata da Claudio Ricci, come ti sei trovata con lui?
È il tecnico con cui mi sono trovata meglio nei miei undici anni di carriera. È un professionista sotto tutti gli aspetti. Dopo le sedute di allenamento si intratteneva ogni volta con una calciatrice diversa per aiutarle a perfezionarsi. Io, per esempio, non calciavo bene di sinistro e lui si è spesso dedicato a me assieme ad Alice Tanturli. Svolgevamo programmi specifici per migliorare le nostre lacune. Era molto puntiglioso anche nella preparazione delle partite dandoci consigli tattici e inviandoci video delle avversarie. Le sue sessioni erano coinvolgenti e diverse l’una dall’altra, cosa che ci permetteva di apprezzarle di più. Non ho nulla di negativo da dire su di lui. Per il breve tempo che sono stata sotto la sua gestione sono cresciuta tantissimo.
E come ti trovi con il tecnico Mario Nicoli?
Anche con lui mi trovo molto bene ma, come già detto, è un rapporto che va al di fuori del campo conoscendoci da diverso tempo. Fu lui a volermi fortemente alla Florentia, quindi il nostro rapporto nasce da lì. Ha dei pregi e dei difetti come tutti gli allenatori certo, ma mentirei se dicessi che mi troverei male con lui.
Qual è il ricordo più bello del tuo periodo alla Fiorentina?
Il goal dell’ex contro la Florentia allo scadere. In realtà tutto il periodo trascorso a Firenze lo vedo come il più bello della mia carriera. Eravamo un gruppo bellissimo, molto unito. Dispiace veramente tanto non essere riuscite a completare la stagione a causa del Covid.
Qual è il tuo desiderio più grande come calciatrice?
Non mi pongo obiettivi o desideri precisi: voglio scendere in campo ogni volta dando il massimo vedendo poi dove riuscirò ad arrivare. L’importante è che quando mi ritirerò possa guardarmi allo specchio e dire a me stessa: “hai dato tutto”. Spero di riuscirci.
Come affronti la quotidianità?
Ci alleniamo tre volte a settimana per un paio d’ore al giorno, e poi c’è ovviamente la domenica che è il match day. Cerco di portare in Serie C quello che ho appreso a Firenze, come fare stretching dopo gli allenamenti o una sessione solitaria nel post gara qualora non abbia giocato. Cose che solitamente non sono richieste in Serie C ma che faccio di mia spontanea volontà.
Chi è Olga Viggiano fuori dal campo?
Sono una persona che ha sempre cercato di portare avanti il calcio e lo studio. Ho fatto il liceo classico e sono attualmente iscritta a medicina all’università. Nonostante mi abbiano presa in Campania faccio lezioni a distanza e questo mi ha consentito di rimanere in Toscana. Fuori dal campo sono una studiosa ed è così da sempre. Non mi pento di niente, rifarei tutto dall’inizio; studiare è importantissimo. Nel calcio ho trovato le amicizie che coltivo tutt’ora. Mazzoni, Lulli, Demarchi, sono quelle sorelle che mi porto avanti da tanto tempo.
Cosa ne pensi dell’avvento del professionismo?
Lo ritengo importante su due livelli collegati tra loro. Dal punto di vista culturale può evidenziare come il calcio femminile possa darti tanto. Parlando in ambito lavorativo è ovvio che se le società non hanno dei rientri economici e un po’ di visibilità, non potranno dare alle calciatrici stipendi degni. Se ci si riuscisse si potrebbero attirare anche delle calciatrici straniere molto forti che consentirebbero una maggiore visibilità dell’intero movimento. Quando Cristiano Ronaldo è arrivato alla Juventus, il numero delle maglie vendute è aumentato notevolmente e l’apporto di visibilità che ha comportato è stata immensa. Il professionismo può essere però deleterio per la purezza di questo sport e spero che venga introdotto senza che essa venga intaccata.
Un commento sulla vicenda capitata a Malika?
La vicenda di Malika secondo me è agghiacciante ed evidenzia che si tratta di una questione prettamente di pregiudizi. Sono rimasta scioccata da quel video e l’ho rivisto più volte. Non mi capacito cosa possa passare nella testa di un genitore per fare una cosa del genere. Quelle parole, a mio avviso, sono delle vere e proprie coltellate.
Credit Photo: Andrea Lisa Papini