Il Campionato di serie C si trova al giro di boa, e le classifiche stanno offrendo uno scorcio sempre più chiaro di quelle che saranno le squadre che verranno promosse, nella prossima stagione, in serie B. Nel girone A, in vetta alla classifica con 64 punti guadagnati in 23 partite giocate (21 vittorie, un pareggio e una sconfitta) c’è l’ASD Spezia Women. La grande stagione della squadra ligure, ma anche lo sviluppo del calcio femminile in Italia e l’importanza della salute mentale anche in ambito sportivo son gli argomenti di cui abbiamo parlato con Noemi Monetini.
Il difensore classe 96, da due stagioni a La Spezia, ha motivato i risultati della sua squadra facendo riferimento al lavoro settimanale, all’impegno sia in allenamento che durante le partite ma anche all’unione di intenti di un gruppo coeso capace di saper somatizzare anche le situazioni più ostiche. Dovendo trovare qualcosa da migliorare, il focus attentivo sul rettangolo verde rappresenta, forse, quel di più da raggiungere.
“Intanto vi ringrazio per l’intervista. Credo che i nostri punti di forza siano sicuramente la coesione all’interno del gruppo squadra, il nostro saper soffrire nelle situazioni difficili rimanendo lucide, e l’atteggiamento con il quale affrontiamo le partite. Certamente ci sono anche aspetti che si possono sempre migliorare, come ad esempio il rimanere concentrati per 95 minuti, evitando i cali di attenzione durante le varie fasi della partita. I risultati che stiamo ottenendo sono semplicemente il frutto del lavoro che svolgiamo durante la settimana. Sicuramente, come citavo prima, l’atteggiamento con cui ci approcciamo agli allenamenti e alle partite ha un ruolo fondamentale, ti direi quindi che la ricetta si basa su ingredienti quali impegno, atteggiamento, cura dei dettagli e anche tanto divertimento”
Calciatrice di esperienza, Noemi Monetini ha avuto modo, durante la sua carriera, di venire a contatto con diverse realtà italiane. Ogni squadra in cui ha militato le ha lasciato qualcosa di bello a livello non soltanto sportivo. Solo per fare un esempio, giocando nel Genoa ha imparato l’importanza di lavorare sodo per raggiungere un obiettivo. Questo assunto è diventato una sorta di mantra applicabile ad ogni aspetto della vita. A La Spezia ha trovato la sua dimensione grazie agli incontri fatti e agli insegnamenti da apprendere giorno dopo giorno.
“Tutte le mie precedenti esperienze mi hanno lasciato qualcosa. Dalla mia stagione al Genoa, per esempio, ho imparato che il duro lavoro, presto o tardi, paga sempre; questa è una filosofia che mi piace applicare in ogni ambito della vita. Credo, inoltre, che in generale, aldilà degli aspetti tecnici o tattici, di portarmi dietro soprattutto il valore delle esperienze che ho vissuto e delle persone che ho incontrato nelle varie stagioni passate. Qui a Spezia mi sento a casa, ho incontrato persone straordinarie, sto imparando tanto, e sono molto felice di questo”.
La Monetini ricopre il ruolo di terzino ma all’occorrenza è possibile vederla anche al centro della difesa, cosa che le va piuttosto a genio. In passato ha provato i guantoni da portiere per poi maturare la decisione di muoversi in posizione più avanzata, e dare da lì il proprio contributo in campo. “Attualmente ricopro il ruolo di terzino, ma molto spesso vengo impiegata anche come difensore centrale, e devo dire che la cosa non mi dispiace; in generale, però, mi ha sempre affascinato anche il ruolo del portiere.Quando ho iniziato a giocare a calcio ho provato anche a giocare tra i pali, poi però ho cambiato e ho preferito giocare più avanti”. In quanto difensore, si ispira a Lucia Di Guglielmo sia per il suo modo di muoversi sul rettangolo verde che per il suo approccio alle sfide che si presentano nel suo cammino. “La calciatrice a cui mi ispiro è Lucia Di Guglielmo, a parità di ruolo. Mi piace molto come gioca: oltre all’aspetto tecnico-tattico, mi piace soprattutto il suo atteggiamento e approccio alle partite, ho avuto modo di vederla giocare più volte, l’ultima proprio qui a Spezia con la Nazionale”.
Quando non gioca a calcio Noemi esercita la professione di psicologa, con particolare interesse alla disciplina applicata allo sport. Il percorso da uno specialista, infatti, è un valido supporto non solo per stemperare la tensione ma anche (e soprattutto) per somatizzare situazioni non semplici nella vita di uno sportivo (gestione dello stress, rientro post-infortunio e via dicendo). Questo è anche il motivo che l’ha spinta scegliere un secondo master proprio sull’argomento, con il fine ultimo di lavorare in questo specifico ambito: “Credo che l’aspetto psicologico sia fondamentale per ogni atleta. Non si tratta solo di alleviare la tensione, ma di approfondire alcune tematiche importanti come l’aspetto motivazionale, il miglioramento delle proprie performance, la gestione dello stress, la prevenzione ed il rientro post-infortunio. Penso che l’aspetto psicologico sia quello che fa la differenza; Perquesto motivo, infatti, sto completando il mio secondo Master al riguardo, vorrei proprio lavorare come Psicologa dello sport in futuro”.
La vita al giorno d’oggi scorre frenetica, e specie nel caso della salute mentale, c’è ancora tanta, troppa vergogna di chiedere aiuto: le calciatrici si sono, talvolta, aperte sull’argomento (basti ricordare le testimonianze di Lina Hurtig e Madelen Janogy). Questo tabù sta pian piano svanendo anche se c’è ancora tanto lavoro da faree tanto da parlare. ‘Non c’è salute senza salute mentale’ perché se è vero che siamo sempre pronti a riconoscere i sintomi di un malessere fisico, quello mentale viene ignorato e trascurato: bisognerebbe, invece, porre la stessa attenzione ai segnali che ci da il nostro corpo.
“Stiamo lentamente sdoganando il tabù della salute mentale, ma sì, siamo sicuramente ancora indietro. Penso che purtroppo se non se ne parli abbastanza, e che invece dovrebbe essere fatta più informazione. Discutere dell’argomento può aiutare a normalizzare la cosa. Mi ritrovo molto nella frase “Non c’è salute, senza salute mentale”, perché effettivamente siamo abituati a porre molta attenzione sulla salute fisica, troppo spesso tralasciando quella mentale, senza però renderci conto che entrambe sono interconnesse e si influenzano a vicenda”.
Parlare di calcio femminile con chi dall’interno ne vive le dinamiche aiuta a comprendere in che modo il movimento può crescere. Ne abbiamo avuto una prova concreta durante le partite della Nazionale giocate entrambe in trasferta: gli stadi hanno ospitato un pubblico di tifosi più vasto rispetto all’utenza italiana. Questo fa pensare che con una visibilità maggiore e con investimenti mirati in questo senso, potrebbe crescere il numero delle atlete e di conseguenza anche il seguito generale.
“Sicuramente il calcio femminile potrebbe crescere se gli venisse concessa più visibilità, in modo da poter ampliare in primis il numero delle atlete, così da coinvolgere un maggior numero di famiglie, e far aumentare di conseguenza il seguito generale.Purtroppo, siamo ancora indietro sotto questo punto di vista, possiamo solo auspicare che venga data più visibilità all’intero movimento, e che siano fatti importanti investimenti su di esso.”
In ultimo, Noemi Monetini ha lasciato una dedica a tutti coloro che leggeranno l’intervista con un invito a seguire il calcio femminile e a sostenere le ragazze che ogni fine settimana scendono in campo pronte a onorare con impegno e passione la maglia che indossano. “A chi leggerà questa intervista, voglio dire intanto grazie per averci dedicato del tempo. Vi invito, inoltre, chiaramente a seguire il calcio femminile, a sostenerlo, e vi chiedo anche di aiutarci a riempire i nostri stadi la domenica, perché sarebbe bello avere tanta tifoseria e sostenitori per il nostro movimento”.