Alla scoperta di Margherita Planchestainer, classe 1999,difensore centrale dell’Isera, squadra del Trentino Alto Adige, militante nel girone B di serie C.
Ciao Margherita, per iniziare una breve descrizione del tuo ruolo
“Ho iniziato a giocare a calcio nel 2005, quando ancora non avevo compiuto i 6 anni, prima e unica bambina.Faccio il difensore da allora, da quando nei primi allenamenti tutti i miei compagni volevano fare gli attaccanti, mentre io preferivo proteggere il portiere. Sedici anni dopo sono difensore centrale e all’occorrenza adattabile terzino.
Essendo cresciuta in una squadra maschile mi confrontavo con compagni e avversari più prestanti, motivo per il quale fin da subito ho imparato a giocare fisicamente, utilizzando contrasti e quel pizzico di furbizia e intelligenza per anticiparne le mosse. Quando ancora giocavo con i ragazzi mi veniva riconosciuto un forte senso della posizione. Con il tempo ho avuto modo di variare le mie caratteristiche a seconda delle richieste dei miei allenatori, che fossero di marcatura, pressing e fuorigioco, ma le mie preferite restano quelle imparate nelle giovanili, ossia recupero palla e all’occorrenza scivolata, cosa che ai maschi dava sempre fastidio subire da una calciatrice. Da buon difensore non disdegno le salite in area sui calci da fermo, essendo alta 1,76 m e quindi spesso la più alta tra le giocatrici. Inoltre reputo fondamentale riuscire ad essere sempre concentrata per riuscire a leggere il movimento dell’avversario”.
Esperienze pregresse in carriera
“La mia passione per il calcio deve essere nata fin dai primi mesi di vita, quando mia mamma per seguire le partite dei miei fratelli, che sono tanto più grandi di me, mi ha portata in carrozzella sulle tribune di tutti i campi del Trentino. Negli anni successivi la mia vivacità mi portava a correre intorno al campo durante le loro partite.
A 5 anni, sia per il desiderio di emulare Jacopo e Tommaso, ma anche per la bellezza di giocare all’aperto insieme ad altri bambini, alla domanda dei miei genitori riguardo quale sport volessi provare, risposi “CARCIO”.
Ho iniziato nell’U.S. Arco dove sono rimasta per sette anni, fino al 2012, l’anno seguente insieme ad altre ragazzine della zona abbiamo fatto la prima esperienza di squadra femminile in un campionato maschile Esordienti con la società A.S.D. Varonese, per poi spostarmi nell’ U.S. Isera dove milito tutt’ora.
Con l’Isera ho avuto la possibilità di giocare in un campionato Giovanissimi insieme ad altre ragazze contro squadre di soli maschi, per poi passare al campionato di Primavera Nazionale, classificandoci tutti 2 gli anni di partecipazione alle finali Nazionali. Fin dai 14 anni ho iniziato a giocare in concomitanza nella Prima Squadra nel campionato di Serie C regionale, poi Eccellenza e poi Serie C Nazionale.
Ho fatto parte della rappresentativa Trentina sia nella categoria Under 15 che nell’Under 23.
Un’altra esperienza indimenticabile è stata la partecipazione per alcune estati al Torneo Internazionale San Marino Cup, assieme ad alcune mie compagne con la squadra A.C.F.D Imolese”.
Le persone più importanti che ti hanno sostenuto nel tuo percorso
“Sicuramente ho sempre avuto dalla mia parte la famiglia, sempre pronta a sostenermi e incoraggiarmi. I miei genitori non si sono mai persi una partita, che fosse a Vipiteno sotto zero fino in Sardegna. La mamma mi ha sempre insegnato a combattere per ciò che voglio, a farmi valere in un mondo più complicato per le bambine, poiché non accettate in alcune società. Il papà da sempre mi ha affiancato nel percorso calcistico, sia in campo che fuori, all’inizio facendo in modo di farmi entrare in una società che non aveva mai preso prima bambine e poi raccogliendo, con il sostegno di altre società, tante ragazzine della zona per creare una squadra per permettere a me e a tante coetanee di continuare a giocare.
I miei fratelli, entrambi a proprio modo, mi hanno sostenuta e difesa, accompagnandomi ad esempio agli allenamenti, anche quelli più lontani con la rappresentativa. Jacopo con la sua ironia mi ha sempre mostrato attenzione e interesse, anche se raramente lo esplicita. Tommaso ha addirittura fatto parte dello staff dell’U.S. Isera, dove tutt’ora gioco, prima come allenatore dei portieri (in quanto portiere) grazie a un’idea del nostro Presidente Alberto Sordo che gli ha fatto conoscere l’universo del calcio femminile, e poi sempre più addentro fino ad essere diventato vice allenatore della Prima Squadra e anche all’occorrenza allenatore della Primavera nelle fasi delle finali Nazionali.
Ho avuto allenatori nelle giovanili che sicuramente non dimenticherò grazie agli insegnamenti che mi hanno dato e per il bene che mi hanno voluto, così come non dimenticherò l’allenatore che mi ha fatto esordire in Prima squadra a 14 anni, dandomi persino fiducia in una finale di Coppa, che adesso però ho come avversario”.
Il campionato
“Puntiamo a fare meglio dello scorso anno, ambendo a centrare una salvezza tranquilla; stiamo giocando un bel calcio ed è stato un peccato interrompere il campionato durante il nostro percorso di crescita costante; si potevano raccogliere più punti di quelli ottenuti, specie la gara persa contro il Vittorio Veneto grida vendetta in quanto meritavamo almeno di raccogliere un punto, avendo disputato una delle migliori prestazioni degli ultimi anni; la voglia di ritornare in campo è tanta, non vediamo l’ora di scendere in campo con la Spal Domenica 24 per dimostrare quanto valiamo”.
I ricordi più belli della tua carriera
“Il goal allo scadere nel derby contro il Trento resta una delle immagini più piacevoli da ricordare, un pareggio in extremis contro la nostra rivale più accesa, a seguito di una clamorosa rimonta da 0-3; le gioie con la rappresentativa del Trentino, un autentico orgoglio rappresentare una regione con le relative soddisfazioni da dedicare a mio padre, la figura che più di tutti ha creduto in me; uno dei ricordi più piacevoli da ricordare resta la finale di Coppa Provincia giocata a titolare ad appena 14 anni con il mister dell’epoca Francesco Bollino (attuale mister dell’Unterland Damen) che ebbe il coraggio di schierarmi in campo e darmi fiducia, avendo l’accortezza e la premura di chiedere il permesso ai miei genitori, vista la mia tenera età, un gesto che tutt’ora mi fa tenerezza.”
La Margherita fuori dai campi da gioco
“Dopo aver preso il diploma di maturità al Liceo Scientifico, sto frequentando all’Università la facoltà di riabilitazione psichiatrica, un percorso di studi che mi ha insegnato tanto a conciliare ed a saper organizzare la vita sui libri con lo sport, pianificando ed ottimizzando al meglio la giornata; non potrei fare a meno di entrambi perché lo studio è fondamentale per crearsi una stabilità in futuro ed il calcio è altrettanti importante perché passione pura ed autentica valvola di sfogo delle tue piccole-grandi problematiche quotidiane”.
Credit Photo: Calcio in Rosa